«Donne troppo insicure, si penalizzano da sole»
Poggio: «Gli uomini avanzano anche senza competenze. I partiti facciano di più»
La mancanza delle donne nei luoghi decisionali, compresi quelli che appartengono alla politica è un deficit di democrazia dannoso per l’intera società. Sulla carta, l’affermazione è stata quasi del tutto «digerita» e condivisa, ma in pratica la piena uguaglianza risulta un traguardo ancora lontano.
Il problema ha molteplici cause. Ci sono abbastanza donne interessate alla politica da coprire la soglia di parità con gli uomini? E quelle che ci sono, vengono sufficientemente sostenute dai loro partiti, o il loro attivismo diventa una corsa ad ostacoli anche all’interno della propria squadra? «Spesso i partiti si trovano ad aggiungere all’ultimo le donne in lista — commenta Barbara Poggio dell’Università di Trento, Centro Studi Interdisciplinari di Genere.— E non sempre hanno un vero e pieno appoggio nelle campagne elettorali. Se a queste osservazioni aggiungiamo che spesso le donne vengono inserite in collegi non strategici, il quadro dei dati sugli squilibri risulta evidente».
Da queste premesse è partito il corso che si è concluso nei giorni scorsi «Professione: Politica! Più partecipazione attiva delle donne per una effettiva democrazia paritaria», organizzato dal Centro di Studi Interdisciplinari di Genere. Un ciclo di incontri che ha avuto un successo inaspettato di richieste tanto che molte domande non hanno potuto essere accolte. «Lo abbiamo aperto a donne e uomini — specifica la docente responsabile Alessia Dona — anche se poi la partecipazione è stata soprattutto femminile. Tra i temi affrontati ci siamo concentrati: su come va costruita una campagna elettorale, sulle risorse che si devono attivare, su come costruire una strategia di comunicazione». Il messaggio voleva essere anche questo: «Se i partiti non sostengono le donne, le donne si devono sostenere da sole— dice Poggio — Perchè non è vero che non vogliono impegnarsi, ma ci sono dei fattori che fortemente le penalizzano».
Oltre alla mancanza di un effettivo sostegno politico, tra i fattori che giocano a sfavore della parità di genere ci sono anche la difficile conciliazione e una insicurezza di fondo. «È innegabile la difficoltà di conciliazione tra lavoro e famiglia e se a questo aggiungiamo la “passione politica” il tempo diventa davvero tiranno — prosegue la ricercatrice —. Da scardinare è anche il pensiero tutto femminile del non ritenersi abbastanza brave e preparate. Gli uomini invece tendono a fare le cose lo stesso».
La docente Non sempre hanno un appoggio nella campagna elettorale Anche la conciliazione le penalizza Il tempo diventa tiranno