Ricciardi: «Far comprendere il rischio»
Il dibattito con il presidente dell’Iss. «Abbiamo recuperato in sette mesi»
TRENTO «Gli antivax non sono una novità degli ultimi anni. Sono nati nel diciottesimo secolo, subito dopo l’introduzione del vaccino contro il vaiolo; e nell’ultimo periodo, si è diffusa nuovamente una paura dei vaccini che è superiore a quella per le malattie stesse». È quindi una vecchia battaglia, quella tra il progresso scientifico nel campo della medicina e l’allarmismo dell’opinione pubblica, come ha ricordato, ribadendo l’importanza delle vaccinazioni nell’infanzia, Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di sanità. Il professore è intervenuto ieri insieme all’assessore provinciale alla sanità, Luca Zeni, al direttore generale dell’Apss Paolo Bordon e alla ricercatrice di bioetica dell’università di Trento Marta Tomasi, in un convegno organizzato dal Lions Club Trento Clesio e moderato dal direttore del Corriere
del Trentino Enrico Franco. «La differenza con il passato è che oggi certe opinioni di contrarietà raggiungono molta più visibilità, amplificate dai mezzi di comunicazione, dai social media o dalle frasi di certi politici o personaggi influenti», ha aggiunto Ricciardi. La responsabilità dei mezzi di diffusione delle informazioni è quindi cruciale nel smorzare chi sostiene che la diffusione dei vaccini serva ad arricchire chi li produce, che l’immunità sia solo temporanea, o che l’obbligo violi le libertà civili. Un preoccupante crollo della copertura dal morbillo è infatti stata causata proprio dalla diffusione di studio medico — poi confutato — del dottor Wakefield che sosteneva la comunione tra autismo e vaccini. «In Italia, nel 2014, la percentuale di copertura è scesa al di sotto del 95%, una cifra insufficiente a garantire la copertura di gregge», ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità. Le cose, però, stanno cambiando: «Avevamo previsto di recuperare in 2 anni sulle coperture esavalenti e abbiamo recuperato in 7 mesi, sul morbillo riusciremo a recuperare l’anno prossimo, entro i 5 anni preventivati». Il dovere della politica, ora, è «spiegare il concetto di rischio. Far capire che la probabilità di avere un grave effetto collaterale a seguito della vaccinazione è 1 su un 1.000.000».
«E anche il Lions Club — ha concluso il presidente Andrea Bolner — cerca di portare all’attenzione della comunità l’importanza e la scelta dell’obbligo di copertura vaccinale».