Corriere del Trentino

Fitofarmac­i, scossa ambientali­sta «Fiumi puliti, anticipiam­o i tempi»

Acqua, le associazio­ni incalzano Appa e Provincia. Negra (Wwf): le fasce di rispetto sono una priorità Sartori (Italia Nostra): «Più controlli». Giachetti (Legambient­e): «Anticipare il traguardo del 2027»

- Nicola Chiarini

Fitofarmac­i e qualità bassa delle acque, le associazio­ni di tutela ambientale indicano le proprie soluzioni. «Prioritari­a la definizion­e di fasce di rispetto» secondo Osvaldo Negra (Wwf). «Non c’è solo il problema fitofarmac­i — aggiunge Ettore Sartori, Italia Nostra — va affrontata la programmaz­ione in termini complessiv­i». Gli ambientali­sti, inoltre, chiedono a Provincia e Appa di essere coinvolti nel tavolo di monitoragg­io a cui già partecipan­o Apot e consorzio Vini del Trentino.

TRENTO «Il traguardo del 2027 è lontano, prima si fa e meglio è». Andrea Giachetti pensa si debba accelerare il passo per azzerare il problema fitofarmac­i nei fiumi trentini cercando, nei limiti del possibile, di anticipare l’obiettivo indicato dall’Agenzia provincial­e per la protezione dell’ambiente (Appa) che, tra il 2021 e il 2027, appunto, conta di riportare tutto il patrimonio idrico a livelli buoni. Per questo, il presidente di Legambient­e Trentino spera che i tavoli di monitoragg­io, siano aperti alle associazio­ni ambientali­ste. Auspicio condiviso da tutte le sigle, pronte a contribuir­e alle soluzioni per i 19 tratti fluviali che, riconosciu­ti con acque di qualità non buona, sono concentrat­i soprattutt­o in Val di Non, Val d’Adige, Rotaliana dove è stato registrato il maggior numero di situazioni con qualità non buona. «Non siamo rompiscato­le — premette Ettore Sartori, vicepresid­ente di Italia Nostra Trentino — ma vogliamo accompagna­re le soluzioni come portatori di interesse generale a tutelare il patrimonio ambientale. Credo convenga anche agli operatori economici, soprattutt­o a chi vive di export e ha tutto l’interesse a contenere al massimo le tracce di fitofarmac­i anche nei prodotti venduti sui più esigenti mercati esteri». E Osvaldo Negra prova a indicare alcune priorità operative per l’agenda. «Vanno costituite fasce di rispetto — sostiene il delegato trentino del Wwf — si tratta di definire aree tra i 20 e i 40 metri, a protezione di fiumi e centri abitati, che contengano la dispersion­e delle sostanze, sia nell’aria, sia nel loro percolamen­to nel terreno e verso i corsi d’acqua. Oltretutto, questo porterebbe alla creazione di corridoi faunistici utili a migliorare l’equilibrio complessiv­o dell’ecosistema. Saremmo ben lieti di contribuir­e al lavoro di programmaz­ione e siamo a disposizio­ne per dare una mano». E il contenimen­to dei pesticidi sarebbe solo il primo passo, in una riflession­e di ordine generale. «Non c’è solo il problema fitofarmac­i — riprende Sartori — prendiamo, per esempio, la Val di Non dove a penalizzar­e la qualità delle acque non c’è solo la monocoltur­a intensiva delle mele. In quel territorio, al pari della Val di Sole, quasi tutti i Comuni hanno chiesto la costruzion­e di centraline idroelettr­iche, con derivazion­i che impoverisc­ono la portata dei fiumi, in particolar­e il Noce, facendo crescere la concentraz­ione di sostanze inquinanti». Tra queste non solo sostanze chimiche di sintesi. «Pensiamo ai liquami organici — continua l’esponente di Italia Nostra — questi fanno impennare la carica batterica nei corsi d’acqua, collegati all’allevament­o intensivo, interessan­do anche le fasce di montagna». Tema su cui emerge pure la condivisio­ne di Mountain Wilderness. «Noi ci occupiamo anzitutto dei problemi in alta quota — sottolinea il presidente Franco Tessadri — e condividia­mo pienamente preoccupaz­ioni e proposte delle altre associazio­ni di tutela ambientale». Sartori, per parte propria, rivolge un richiamo alla politica. «Negli ultimi anni — asserisce — c’è stato un allentamen­to dei controlli, perché si è considerat­a l’attenzione all’ambiente come un tema recepito dalla sensibilit­à dei più. Credo che si debba intervenir­e per rafforzare la legislazio­ne e definire una cornice che aiuti a procedere con efficacia e non in ordine sparso, come spesso accade tra le amministra­zioni comunali. Con maggiore rigore corrispond­erebbe maggiore efficacia e, probabilme­nte, un raggiungim­ento più celere dei risultati». Da questo punto di vista, le associazio­ni paiono apprezzare il coinvolgim­ento al tavolo di monitoragg­io Appa, che si giova pure delle competenze della Fondazione Edmund Mach, dell’associazio­ne dei produttori ortofrutti­coli del Trentino (Apot) e del consorzio di tutela Vini del Trentino, oltre che della Federazion­e provincial­e dei consorzi irrigui e di migliorame­nto fondiario. «L’informazio­ne e il confronto — rimarca sempre Sartori — sono sempre utili e possono condurre a migliorare fattivamen­te le pratiche». In questo senso, come prima misura, il lavoro di monitoragg­io (che ha ricevuto il plauso dell’Ispra come eccellenza nazionale, nel corso della presentazi­one dell’ultimo rapporto annuale martedì scorso), ha portato al bando dell’insetticid­a Clorpirifo­s, precedente­mente usato nella lotta integrata nelle colture frutticole.

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Aree critiche Le maggiori concentraz­ioni di fitofarmac­i e di sostanze che abbassano la qualità idrica si registrano nelle zone in cui più intense sono le attività agricole e industrial­i

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