Fitofarmaci, scossa ambientalista «Fiumi puliti, anticipiamo i tempi»
Acqua, le associazioni incalzano Appa e Provincia. Negra (Wwf): le fasce di rispetto sono una priorità Sartori (Italia Nostra): «Più controlli». Giachetti (Legambiente): «Anticipare il traguardo del 2027»
Fitofarmaci e qualità bassa delle acque, le associazioni di tutela ambientale indicano le proprie soluzioni. «Prioritaria la definizione di fasce di rispetto» secondo Osvaldo Negra (Wwf). «Non c’è solo il problema fitofarmaci — aggiunge Ettore Sartori, Italia Nostra — va affrontata la programmazione in termini complessivi». Gli ambientalisti, inoltre, chiedono a Provincia e Appa di essere coinvolti nel tavolo di monitoraggio a cui già partecipano Apot e consorzio Vini del Trentino.
TRENTO «Il traguardo del 2027 è lontano, prima si fa e meglio è». Andrea Giachetti pensa si debba accelerare il passo per azzerare il problema fitofarmaci nei fiumi trentini cercando, nei limiti del possibile, di anticipare l’obiettivo indicato dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa) che, tra il 2021 e il 2027, appunto, conta di riportare tutto il patrimonio idrico a livelli buoni. Per questo, il presidente di Legambiente Trentino spera che i tavoli di monitoraggio, siano aperti alle associazioni ambientaliste. Auspicio condiviso da tutte le sigle, pronte a contribuire alle soluzioni per i 19 tratti fluviali che, riconosciuti con acque di qualità non buona, sono concentrati soprattutto in Val di Non, Val d’Adige, Rotaliana dove è stato registrato il maggior numero di situazioni con qualità non buona. «Non siamo rompiscatole — premette Ettore Sartori, vicepresidente di Italia Nostra Trentino — ma vogliamo accompagnare le soluzioni come portatori di interesse generale a tutelare il patrimonio ambientale. Credo convenga anche agli operatori economici, soprattutto a chi vive di export e ha tutto l’interesse a contenere al massimo le tracce di fitofarmaci anche nei prodotti venduti sui più esigenti mercati esteri». E Osvaldo Negra prova a indicare alcune priorità operative per l’agenda. «Vanno costituite fasce di rispetto — sostiene il delegato trentino del Wwf — si tratta di definire aree tra i 20 e i 40 metri, a protezione di fiumi e centri abitati, che contengano la dispersione delle sostanze, sia nell’aria, sia nel loro percolamento nel terreno e verso i corsi d’acqua. Oltretutto, questo porterebbe alla creazione di corridoi faunistici utili a migliorare l’equilibrio complessivo dell’ecosistema. Saremmo ben lieti di contribuire al lavoro di programmazione e siamo a disposizione per dare una mano». E il contenimento dei pesticidi sarebbe solo il primo passo, in una riflessione di ordine generale. «Non c’è solo il problema fitofarmaci — riprende Sartori — prendiamo, per esempio, la Val di Non dove a penalizzare la qualità delle acque non c’è solo la monocoltura intensiva delle mele. In quel territorio, al pari della Val di Sole, quasi tutti i Comuni hanno chiesto la costruzione di centraline idroelettriche, con derivazioni che impoveriscono la portata dei fiumi, in particolare il Noce, facendo crescere la concentrazione di sostanze inquinanti». Tra queste non solo sostanze chimiche di sintesi. «Pensiamo ai liquami organici — continua l’esponente di Italia Nostra — questi fanno impennare la carica batterica nei corsi d’acqua, collegati all’allevamento intensivo, interessando anche le fasce di montagna». Tema su cui emerge pure la condivisione di Mountain Wilderness. «Noi ci occupiamo anzitutto dei problemi in alta quota — sottolinea il presidente Franco Tessadri — e condividiamo pienamente preoccupazioni e proposte delle altre associazioni di tutela ambientale». Sartori, per parte propria, rivolge un richiamo alla politica. «Negli ultimi anni — asserisce — c’è stato un allentamento dei controlli, perché si è considerata l’attenzione all’ambiente come un tema recepito dalla sensibilità dei più. Credo che si debba intervenire per rafforzare la legislazione e definire una cornice che aiuti a procedere con efficacia e non in ordine sparso, come spesso accade tra le amministrazioni comunali. Con maggiore rigore corrisponderebbe maggiore efficacia e, probabilmente, un raggiungimento più celere dei risultati». Da questo punto di vista, le associazioni paiono apprezzare il coinvolgimento al tavolo di monitoraggio Appa, che si giova pure delle competenze della Fondazione Edmund Mach, dell’associazione dei produttori ortofrutticoli del Trentino (Apot) e del consorzio di tutela Vini del Trentino, oltre che della Federazione provinciale dei consorzi irrigui e di miglioramento fondiario. «L’informazione e il confronto — rimarca sempre Sartori — sono sempre utili e possono condurre a migliorare fattivamente le pratiche». In questo senso, come prima misura, il lavoro di monitoraggio (che ha ricevuto il plauso dell’Ispra come eccellenza nazionale, nel corso della presentazione dell’ultimo rapporto annuale martedì scorso), ha portato al bando dell’insetticida Clorpirifos, precedentemente usato nella lotta integrata nelle colture frutticole.