IMMIGRAZIONE, TROPPI MURI CLIMA DIFFICILE
Sono momenti difficili per gli immigrati, anche in Trentino. Troppi muri ostacolano l’integrazione. Il fenomeno migratorio si è attenuato, ma è aumentata la paura nei cittadini.
In tanti anni di residenza a Trento non ho mai avvertito, come in questa fase, un deterioramento così evidente nei rapporti di integrazione riguardante gli immigrati. Ciò che si percepisce nelle strade e nelle piazze della città è solo una minima parte di quello che succede realmente: mi riferisco a quegli immigrati che, come me, giorno dopo giorno e silenziosamente operano per la crescita dell’economia e dei rapporti sociali.
Da sempre i popoli tendono a spostarsi in luoghi in cui possono migliorare la propria vita; ciò è successo anche quando le potenze europee e occidentali hanno cercato di esplorare nuovi mondi che offrivano interessanti opportunità. Ogni diversità o cambiamento suscita normalmente paura e diffidenza. La paura può essere alimentata in primis dalla cattiva informazione o dalla propaganda politica di alcuni partiti estremisti e xenofobi attuata per raccogliere consenso.
L’immigrazione è un fenomeno globale e universale sempre esistito che dovrebbe essere affrontato con politiche mirate all’integrazione, alla convivenza pacifica, non alla chiusura o alla costruzione di barriere. Ovviamente a suscitare timori non sono le persone ricche che si spostano — con le ragioni più varie, a partire dal business — ma quelle povere che arrivano con mezzi di fortuna. È a costoro che dobbiamo offrire risposte. La comunità internazionale si deve rendere conto che finché nei Paesi di origine dei migranti le condizioni di vita saranno precarie — tra sfruttamento delle risorse naturali da parte di agenti interni ed esterni, guerre e instabilità politica — i popoli continueranno a spostarsi.
Oltretutto alcune forze politiche strumentalizzano tali fenomeni per cercare di fare prevalere un pensiero nazionalista legato a un’idea identitaria della cittadinanza, contribuendo così a reiterare la divisione binaria tra «noi» e «loro». Il leader della Lega, Matteo Salvini, riafferma una simile visione probabilmente ignaro che il popolo italiano è il frutto di contatti con più popolazioni con le quali ci siamo arricchiti e meticciati culturalmente a vicenda. A Salvini vorrei avanzare alcune domande: dove collochiamo i figli di immigrati nati e cresciuti in Italia? Li vogliamo segregare rispetto ai loro coetanei con i quali sono cresciuti e che con loro hanno condiviso un percorso scolastico e adolescenziale? Quali sarebbero le conseguenze di questo gesto per il futuro della nostra società?
Credo sia necessario prendere sul serio e condannare ogni gesto o urlo di xenofobia che tende a dividere e non a unire, che crea un clima di incitazione alla discriminazione e all’odio razziale. La legge pendente sullo «Ius soli» deve essere portata avanti e approvata nel tempo più breve possibile. Si tratta di un dovere morale e civile come è già in tutti gli Stati moderni e un presupposto per la convivenza futura tra i popoli.
Negli ultimi mesi i dati sull’immigrazione evidenziano un netto calo del fenomeno, ciò nonostante il timore e l’insofferenza della gente cresce. Notiamo pure in Trentino un clima di diffidenza, paura e discriminazione nei confronti dei migranti. Non è mai stato facile per me integrarmi nella società trentina, nonostante ciò posso solo sottolineare il suo carattere di accoglienza per tanti che come me hanno scelto questa terra meravigliosa per radicarsi. Ora, dopo trent’anni, ci troviamo in una situazione che sta diventando sempre più pesante. Non voglio disconoscere il fatto che si siano verificate situazioni spiacevoli legate al mancato rispetto delle regole da parte di alcuni migranti, ma ciò non può giustificare in nessun modo le generalizzazioni. La stragrande maggioranza delle persone straniere presenti in questa provincia si è rivelata un valore aggiunto per il territorio. Per la gestione di tali fenomeni è necessaria la partecipazione di tutte le forze politiche e sociali affinché si riesca a traghettare nella giusta direzione una vera integrazione per il benessere di tutta la popolazione. Recentemente a Mori e a Firenze — e prima ancora a Macerata — sono accaduti episodi di grave discriminazione nei confronti di uomini e donne di colore; tali episodi rappresentano l’ennesima spia dell’intolleranza e della violenza oggi presente nella società. Credo che l’impegno di tutti — dai partiti alla società civile passando per il sindacato — sia indispensabile per la costruzione di una nuova società all’insegna del pluralismo.