Aquaspace, operai esasperati Rossi assicura una soluzione
Rossi e Olivi: «La Provincia rispetta le indagini in corso ma cerca una soluzione»
«Ilavoratori non possono essere tenuti in ostaggio». Questo lo slogan dei dipendenti di Aquaspace e Tessil4, che ieri mattina hanno organizzato una nuova manifestazione contro il rischio di chiusura degli impianti dopo il sequestro del depuratore da parte della magistratura. «La Provincia è impegnata a trovare una soluzione che possa permettere di riprendere al più presto la produzione» è stata la risposta del governatore Ugo Rossi e del vicepresidente Alessandro Olivi. Intanto, è stato tracciato il primo bilancio di Aquafil dopo la quotazione in Borsa: i ricavi sono risultati in crescita del 14%. «Ottimi risultati» commenta il presidente Bonazzi.
ROVERETO Seconda manifestazione dei dipendenti di Aquaspace e Tessil4 ieri mattina, contro il rischio di chiusura degli impianti dopo il sequestro del depuratore da parte della magistratura. «I lavoratori non possono essere tenuti in ostaggio» recita il volantino consegnato agli automobilisti bloccati attraversando la strada sulle strisce pedonali. In serata il governatore Rossi e il vicepresidente Olivi hanno risposto alla richiesta di incontro urgente dei sindacati: «La Provincia è impegnata, nel rispetto delle indagini in corso da parte della magistratura, a trovare una soluzione che possa permettere di riprendere al più presto la produzione».
Venerdì di due settimane fa l’allarme dei sindacati: il depuratore Aquaspace sequestrato può portare alla perdita di lavoro 80 persone, 15 Aquaspace e 65 Tessil4 ramo di Rovereto. Lunedì successivo la prima manifestazione, mercoledì Giulio Bonazzi si dimette da presidente di Confindustria Trento (Aquaspace ha autonoma governance, con Aquafil spa ha in comune l’azionista, la società Aquafin Holding spa di Bonazzi e famiglia, socio unico di Aquaspace ed azionista di maggioranza di Aquafil spa), sabato i quotidiani pubblicano le motivazioni del Riesame («Sistematicità delle violazioni. Rifiuti diluiti per occultare inquinanti»). Mercoledì 21 l’incidente probatorio dice che l’impianto rimane chiuso, ma viene chiesto all’azienda di elaborare una proposta per una riapertura parziale.
Ieri nuova manifestazione dei lavoratori: attualmente la parte biologica dell’impianto è in funzione e consente di far lavorare i 65 di Tessil4. La parte chimica è chiusa e, in Aquaspace due tecnici hanno cambiato lavoro, 3 sono i responsabili e gli altri turnano con le ferie. Il problema è che il lavoro di Tessil4 (65 addetti) è sostenibile economicamente solo se l’intero impianto funziona. A queste condizioni invece, alla lunga, potrebbe chiudere tutto. Aspettare il 26 settembre per l’udienza è fuori discussione.
Il volantino degli operai è esplicito: «Ci sentiamo vittime di un meccanismo che ci sta facendo rischiare seriamente il posto di lavoro. Certamente la tutela della salute viene prima di tutto, ma se il lavoro manca è un problema. Noi corriamo il rischio di essere i primi e gli unici a pagare un conto molto salato. Assistiamo a un imbarazzante rimpallo di responsabilità fra proprietà e Provincia. La chiusura di queste due aziende sarà una sconfitta: per noi l’Autonomia cosa fa? Indubbiamente la proprietà ci sta rimettendo, ma alla fine sappiamo che la Slovenia non è poi così lontana».
Ivana Dal Forno, segretario Femca Cisl, osserva: «La società non ha i documenti che possano indicare puntualmente come fare per avviare almeno parzialmente l’impianto. Per averli deve fare ricorso, con allungamento dei tempi. Ci dicono che normalmente fatturavano 250.000 euro al mese, ora invece 85.000. Quanto possono andare avanti? È indispensabile la gestione sotto tutela. Altrimenti per Tessil4 già si valuta la Slovenia. Giovedì sentiremo l’azienda». Osvaldo Angiolini (Uiltec) aggiunge: «Qui si lavora molto per la sede principale di Tessil4 a Cares, con 200 addetti. Se si smette di produrre a Rovereto, non è che ci saranno conseguenze anche per la fabbrica nel Bleggio?». E Mario Cerutti (segretario Filctem Cgil) mette il dito nella piaga: «Il gruppo Aquafil è forte della l’immagine green ed è in Borsa. Tessil4 fa parte di Aquafil. Qui si rischia un danno di immagine con ripercussioni a 360 gradi». Prosegue Dal Forno: «Se dovesse andare male, l’azienda si faccia carico delle proprie responsabilità». Ma possibile che si siano investiti oltre 5 milioni per un impianto che in realtà non depura? «Questa cosa non avrebbe logica» dice Angiolini. Presente, come la volta scorsa, anche Filippo Degasperi (M5s): «C’erano dubbi già due anni fa e nessuno li ha fugati. A questo punto, come extrema ratio, il depuratore pubblico della Provincia, a poca distanza da qui, venga messo a disposizione di Tessil4». Ma sarebbe forse aiuto pubblico.