Ioppi: «Quelle strutture? Dal 2010 si sa che servono»
Il presidente dell’Ordine dei medici: «C’è in ballo la sicurezza, non si può transigere»
«Nell’organizzazione TRENTO di una sala parto è sempre stato previsto che accanto ci fosse anche una sala operatoria per le emergenze, non è una novità. Sono requisiti già fissati nel 2010». Otto anni fa l’accordo fra Stato e Regioni sottoscritto il 16 dicembre 2010, a cui fa riferimento il presidente dell’Ordine dei medici Marco Ioppi – specialista in Ginecologia e Ostetricia -, stabiliva tra gli altri «standard operativi» che nelle unità di Ostetricia dove si registrano tra i 500 – fissata come soglia minima – e 1.000 parti all’anno «devono essere presenti due sale travaglioparto» e «una sala operatoria sempre pronta e disponibile h24 per le emergenze». Se da un lato è vero che le condizioni definite nel documento del 2010 sono state in parte superate nel 2016, quando il ministero concesse la deroga ai 500 parti annui per Cles e Cavalese, e che nessuno aveva mai chiesto di riattivare un’unità sospesa, dall’altro è evidente che in passato la questione era già stata toccata.
Presidente, a cosa servono le due sale che il comitato chiede di realizzare nell’ospedale di Cavalese per riattivare il punto nascita?
«Una è una sala parto, dove entra la partoriente ma anche il futuro padre. Si tratta di una sala non sterile seppure l’accesso è consentito nel rispetto di specifiche norme igieniche. L’altra è una sala operatoria sterile, dove si effettuano interventi chirurgici anche delicati. Inoltre, essendo utilizzata in casi di emergenze in cui anche i secondo possono essere determinanti, le due sale devono essere vicine».
Sono determinanti per il funzionamento del punto nascita?
«Nell’organizzazione di una sala parto è sempre stato previsto che accanto ci fosse anche una sala operatoria per le emergenze, non è una novità. Sono requisiti tecnici, già fissati nel 2010, che servono a garantire la sicurezza di chi deve utilizzarle e di chi dopo deve assistere le pazienti. Non lo dico io ma la commissione ministeriale in base alle raccomandazioni delle società scientifiche. Se manca uno dei requisiti si rischia di non garantire un servizio sicuro alle persone. Il problema è tutto qui».
Come si mettono insieme le esigenze della popolazione e la garanzia di servizi sicuri?
«Credo che tutti vorremmo sentirci sicuri in un momento così importante. Certo è importante anche la comodità. Ma sulla sicurezza non si dovrebbe transigere né derogare. Perché se è vero che il tasso di rischio è molto basso, qualora si verificasse un imprevisto le conseguenze graverebbero per tutta la vita sull’intera famiglia a cui dovesse capitare».