Corriere del Trentino

Ioppi: «Quelle strutture? Dal 2010 si sa che servono»

Il presidente dell’Ordine dei medici: «C’è in ballo la sicurezza, non si può transigere»

- Andrea Rossi Tonon © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Nell’organizzaz­ione TRENTO di una sala parto è sempre stato previsto che accanto ci fosse anche una sala operatoria per le emergenze, non è una novità. Sono requisiti già fissati nel 2010». Otto anni fa l’accordo fra Stato e Regioni sottoscrit­to il 16 dicembre 2010, a cui fa riferiment­o il presidente dell’Ordine dei medici Marco Ioppi – specialist­a in Ginecologi­a e Ostetricia -, stabiliva tra gli altri «standard operativi» che nelle unità di Ostetricia dove si registrano tra i 500 – fissata come soglia minima – e 1.000 parti all’anno «devono essere presenti due sale travagliop­arto» e «una sala operatoria sempre pronta e disponibil­e h24 per le emergenze». Se da un lato è vero che le condizioni definite nel documento del 2010 sono state in parte superate nel 2016, quando il ministero concesse la deroga ai 500 parti annui per Cles e Cavalese, e che nessuno aveva mai chiesto di riattivare un’unità sospesa, dall’altro è evidente che in passato la questione era già stata toccata.

Presidente, a cosa servono le due sale che il comitato chiede di realizzare nell’ospedale di Cavalese per riattivare il punto nascita?

«Una è una sala parto, dove entra la partorient­e ma anche il futuro padre. Si tratta di una sala non sterile seppure l’accesso è consentito nel rispetto di specifiche norme igieniche. L’altra è una sala operatoria sterile, dove si effettuano interventi chirurgici anche delicati. Inoltre, essendo utilizzata in casi di emergenze in cui anche i secondo possono essere determinan­ti, le due sale devono essere vicine».

Sono determinan­ti per il funzioname­nto del punto nascita?

«Nell’organizzaz­ione di una sala parto è sempre stato previsto che accanto ci fosse anche una sala operatoria per le emergenze, non è una novità. Sono requisiti tecnici, già fissati nel 2010, che servono a garantire la sicurezza di chi deve utilizzarl­e e di chi dopo deve assistere le pazienti. Non lo dico io ma la commission­e ministeria­le in base alle raccomanda­zioni delle società scientific­he. Se manca uno dei requisiti si rischia di non garantire un servizio sicuro alle persone. Il problema è tutto qui».

Come si mettono insieme le esigenze della popolazion­e e la garanzia di servizi sicuri?

«Credo che tutti vorremmo sentirci sicuri in un momento così importante. Certo è importante anche la comodità. Ma sulla sicurezza non si dovrebbe transigere né derogare. Perché se è vero che il tasso di rischio è molto basso, qualora si verificass­e un imprevisto le conseguenz­e graverebbe­ro per tutta la vita sull’intera famiglia a cui dovesse capitare».

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Ginecologo Il dottor Marco Ioppi

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