Federcoop, Fezzi «spiazza» il consiglio
«Candidato presidente del cda, nessuno scandalo se mancherà la condivisione su un nome» «Escludo un leader calato dall’alto, via Segantini ha voltato pagina». Conterà il voto in assemblea
TRENTO Mauro Fezzi mette forse la pietra tombale sulla possibilità che il cda di Federcoop esprima un candidato unitario entro il 31 marzo. In un suo intervento esplicita: «Non vedrei uno scandalo se il cda non trovasse un candidato di larga condivisione prima dell’assemblea». Anche perché «non c’è e non ci potrà essere un presidente calato dall’alto». Infatti la Federazione «ha girato pagina». «Sceglieranno i soci con il loro voto».
L’altra sera i consiglieri si sono riuniti per capire se puntare su uno dei 4 auto-candidati in pectore (Marina Mattarei, Giuliano Beltrami, Michele Odorizzi ed Ermanno Villotti), ascoltati nei giorni scorsi, o se scovarne un quinto condiviso. Ma le correnti interne prevalgono e non c’è sintesi. Giovedì si tenterà di nuovo, ma con scarse speranze. Sabato scadono i termini. Dopodiché chi si vorrà candidare dovrà farlo entro il 20 aprile, con una lettera sostenuta da almeno 15 soci della Federazione, appartenenti ad almeno 4 settori diversi (su 5), espressione di minimo 40 voti (in tutto circa 800). La sensazione è che da dopo Pasqua al 20 aprile si faranno i giochi: evitato un candidato «pesante» del cda, i concorrenti tratteranno. Se in assemblea l’8 giugno ci saranno molti aspiranti presidente, è probabile un ballottaggio: il vincitore deve essere sostenuto da una maggioranza assoluta. In attesa di vederci chiaro, il presidente uscente Fezzi esplicita il suo pensiero, che va oltre la mera questione candidature, ma abbraccia tutta la conformazione di Federcoop.
Non un capo
«Vorrei soffermarmi su un concetto, ovvero che la cooperazione abbia bisogno di essere governata da un “capo”, naturalmente carismatico e autorevole» dice il presidente, poi rispondendo: «Questo bisogno di leadership è una esigenza piuttosto comune nella società contemporanea, ma mi pare più adatta ad un sistema politico che ad una organizzazione di imprese». «Il presidente può contribuire ad indicare una strada (evitare le buche e gli inciampi sarebbe già un bel risultato), ma da solo non va da nessuna parte. Con lui c’è un cda, ma nemmeno quello sarebbe sufficiente se non si coinvolgesse la base».
«In realtà la “missione” della cooperazione non è scritta ai piani alti della federazione ma ha molti autori, e questi stanno sul territorio, nelle imprese cooperative, nel “mercato” e in tutte le manifestazioni dove la cooperazione è presente. Non possiamo inventarcene una nuova ad ogni elezione, ma piuttosto curare ed aggiornare quella che abbiamo e che è immutata nel tempo: contribuire al miglioramento sociale ed economico delle persone». «C’è una crisi, è vero, di valori e di motivazioni, ma essa è generale e non riguarda necessariamente soltanto la cooperazione. Questa è una fase di profondo cambiamento per l’intera società». «Mi verrebbe da dire che oggi il presidente (o la declinazione al femminile, ndr) deve soprattutto essere un motivatore, uomo di relazione, costruttore di alleanze».
Nemmeno un salvatore
Fezzi vuole fermare l’ondata di pessimismo: «Non stiamo parlando di un movimento allo sfascio che cerca il suo salvatore. Parliamo di un sistema di imprese che declina la propria missione mutualistica in tante forme e spesso con ottimi risultati. Anche con qualche criticità, naturalmente, perché nessuno è esente da errori».
Federcoop non deve «fare il direttore di orchestra e suonare i brani più alla moda». Bensì «è l’ente di vigilanza, tutela e promozione nato e cresciuto non per governare le coop, ma per far convergere la loro azione su obiettivi comuni».
Scelga il socio
E l’affondo: «Anche in Federazione, come in ogni altra impresa cooperativa, non c’è e non ci potrà essere un presidente calato dall’alto, magari “amico degli amici”, e poi fatto “digerire” dai soci in assemblea. Se mai c’è stato in passato, la Federazione ha girato pagina e ora quel sistema e quegli amici non ci sono più». «Accolgo quindi con piacere la disponibilità di chi si è spontaneamente messo in gioco, è segno di vitalità, passione e assunzione di responsabilità. Poi sceglieranno i soci con il loro voto».
Qualche consigliere «di esperienza» ha cercato di spingere: «Il cda deve almeno provarci a esprimere un candidato». Ma Fezzi ha remato in un’altra direzione (va ricordato che arrivò a tamponare il buco lasciato da Giorgio Fracalossi, come mediazione fra cda e giossiani, mai forse del tutto accettato). «Personalmente — conferma Fezzi — non ho chiesto a nessuno di candidarsi, né ho cercato un candidato “ideale”, ho solo auspicato, e lo faccio anche in questa occasione, che le candidature non siano di rottura, ma che interpretino con rispetto le varie sensibilità presenti dentro la cooperazione. Non vedrei uno scandalo se il consiglio di amministrazione non trovasse una candidato di larga condivisione prima dell’assemblea. Continueremo a raccogliere disponibilità, prima e dopo il 31 marzo, ma non ne facciamo un dramma perché questa è democrazia. C’è ancora tempo per chi vuole salire sul treno. La corsa sarà impegnativa, ma garantiamo condizioni uguali per tutti».
Qualcuno obbietta che si sta parlando di un sistema di imprese, non di elezioni politiche. Che occorre trovare un nuovo ruolo dopo la rivoluzione portata dalla riforma del credito cooperativo, che toglie risorse importanti in bilancio. Ma Fezzi: «Motore imballato? Impantanati? Di questi tempi, facendo una battuta, è meglio così piuttosto che essere affogati».
C’è una crisi di valori, ma è generale, riguarda anche altri settori, oltre alla coop: fase di cambiamento Sbagliato credere che il movimento sia allo sfascio Ci sono ottimi risultati assieme a qualche criticità Accolgo con piacere chi si è spontanea mente messo in gioco; un segno di vitalità, passione e senso di responsabilità