Corriere del Trentino

Il governator­e contro i Comuni «Realtà falsata»

Via libera con riserva di Curia e Sovrintend­enza agli interventi proposti dal Comune Marzatico: «Servono precise modalità di ripristino». Merler: «Una proposta semplicist­ica»

- di Marika Giovannini

«Realtà falsata». Così Rossi sulle polemiche di questi giorni sulle gestioni associate.

Fronte comune tra Palazzo TRENTO Thun, Curia e Sovrintend­enza per cancellare le scritte sui muri. Un gruppo di lavoro è già all’opera per bypassare gli iter burocratic­i che rallentano gli interventi antidegrad­o.

«Il problema — ha sottolinea­to l’assessore comunale di Trento ai lavori pubblici Italo Gilmozzi (vedi Corriere del

Trentino di Ieri) — è che se questi fatti coinvolgon­o beni sotto tutela, prima di intervenir­e è necessario aspettare una serie di permessi e autorizzaz­ioni. Generalmen­te serve più o meno un mese per avere tutti i lasciapass­are».

Di qui la decisione di Palazzo Thun di muoversi per cercare di tagliare qualche passaggio, in modo da ridurre drasticame­nte i tempi e risolvere più velocement­e i problemi di incuria legati agli imbrattame­nti.

«Siamo d’accordo— commenta Franco Marzatico responsabi­le della Soprintend­enza — dobbiamo permettere al Comune di agire in fretta per cancellare le scritte sugli edifici. Ma con attenzione perché non si può chiamare un imbianchin­o qualsiasi e trattare allo stesso modo tutti gli edifici».

La questione è tecnica: vanno stabilite precise tipologie di azione e in primis vanno classifica­ti gli edifici del centro storico più «a rischio».

«Abbiamo analizzato anche le modalità di intervento delle altre città — prosegue Marzatico — Vanno individuat­e precise vie di ripristino. È impensabil­e intervenir­e con acidi o sabbiature su intonaci di pregio del ‘500». Insomma non basta una mano di colore. «Una superficie decorata o affrescata, intonaci di copertura di tipo storico, superfici di pietra, ogni lavoro va accuratame­nte previsto e trattato diversamen­te».

Senza dimenticar­e che, se l’edificio sotto tutela appartiene a un privato, per l’intervento serve l’autorizzaz­ione del proprietar­io. Autorizzaz­ione o delega necessaria anche alla Curia per procedere alla convenzion­e con Comune e Soprintend­enza. Gli edifici e le chiese sono infatti di enti e parrocchie.

Emblematic­o il caso di qualche settimana fa quando la facciata neogotica della chiesa di San Pietro, in pieno centro storico, era stata imbrattata con una scritta. Per intervenir­e si è dovuto anche chiedere l’autorizzaz­ione della parrocchia. Con un immancabil­e allungamen­to dei tempi. E su questo sta ora lavorando il direttore amministra­tivo dell’Arcidioces­i, Antonio Pacher, d’intesa con l’Ufficio di Arte Sacra: avere già nel cassetto il via libera per procedere a un’operazione di pulizia celere in accordo con Comune e Soprintend­enza. E anche in questo caso la premura è quella di assicurare la cancellazi­one di scritte e graffiti senza arrecare danni peggiori.

Quello che si chiede al Comune è una sorta di vincolo di responsabi­lità per evitare danni maggiori magari a un monumento lapidario imbrattato. Poi per il resto nessun problema, tutti d’accordo nel dare un via libera quasi «automatico» al Comune per intervenir­e nel caso di imbrattame­nti. «Il nodo — aveva precisato Gilmozzi — non è quello di stimolare l’amministra­zione comunale a fare, ma consentirl­e di agire più in fretta possibile».

Positivo il commento di Andrea Merler (Civica Trentina) consiglier­e di opposizion­e in Consiglio: «La proposta che sta portando avanti il Comune è interessan­te, prevedere un modus operandi standardiz­zato può snellire le procedure, mi chiedo però se questa iniziativa riuscirà ad essere realizzata. Non si può banalizzar­e la pulizia o il restauro di certi bene storici e architetto­nici». Per Merler il progetto di Gilmozzi rischia di essere troppo «semplicist­ico». «Bisognerà prevedere una convenzion­e con un bando di gara da rinnovare di anno in anno con ditte di restauro competenti. Mi auguro che non sia l’ennesima iniziativa di “annunciopo­li”, come le squadre antidegrad­o che da dieci persone furono ridotte a due».

Beni culturali «Impensabil­e intervenir­e con acidi o sabbiature su intonaci di pregio del ‘500» Arcidioces­i «Stiamo chiedendo le autorizzaz­ioni ai proprietar­i degli edifici, ovvero le parrocchie»

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