L’ONNIPOTENZA DELLA POLITICA
Facchini, contestati dieci episodi. Agli atti tremila documenti. Udienza al Tribunale del riesame La difesa chiede la revoca dei domiciliari: «Fuori dall’Asl viene meno il pericolo di reiterazione»
BOLZANO Mentre si attende la decisione del Riesame sulla revoca o meno degli arresti domiciliari a Marco Facchini — ex funzionario Asl indagato per corruzione, truffa e turbativa d’asta — emergono nuovi dettagli sull’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Igor Secco.
La Procura, con l’ausilio delle fiamme gialle di Bolzano, ha svolto un lavoro minuzioso: basti pensare che il cd con gli atti d’indagine e consegnato alla difesa contiene oltre tremila documenti. Sono infatti 125 i contratti, stipulati da Facchini con alcune ditte tra il 2015 e il 2017, che gli inquirenti hanno passato al setaccio. Non solo: negli atti d’indagine, e in particolare nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nelle scorse settimane dal gip Andrea Pappalardo su richiesta della Procura, vi sarebbero ore e ore di intercettazioni ambientali telefoniche. Sarebbero state proprio alcune conversazioni, tra Facchini e alcuni titolari di ditte altoatesine — dieci titolari di imprese risultano iscritti nel registro degli indagati — a indurre gli inquirenti a procedere con l’arresto. Il funzionario, lo ricordiamo, che proprio negli anni in oggetto era stato reggente pro tempore dell’ufficio edilizia del San Maurizio di Bolzano, secondo l’accusa avrebbe affidato appalti cosiddetti «sotto soglia», ossia al di sotto dei 40mila euro, favorendo alcune ditte le quali, in cambio, gli avrebbero dato del denaro, buoni benzina o avrebbero effettuato alcuni lavori di ristrutturazione presso immobili di proprietà dello stesso Facchini. Favori, dunque, in cambio dei quali il funzionario avrebbe garantito l’assegnazione di questi micro-appalti, tutti al di sotto della cifra oltre la quale corre invece l’obbligo di indire delle vere e proprie gare. Sono dieci, in ogni caso, gli episodi contestati nel capo d’imputazione: per sette di questi a Facchini viene contestata la corruzione propria; in un altro caso, invece, quella impropria mentre vi sono altri due episodi in cui per Facchini è stata configurata la truffa e la turbativa d’asta.
Oltre alle intercettazioni, poi, vi è l’ormai famigerato video in cui viene ripreso un passaggio di denaro nell’ufficio di Facchini: gli viene consegnata una busta bianca sigillata, che in un secondo momento lui apre e dalla quale estrae numerose banconote, parte delle quali infila direttamente nel proprio portafogli. Facchini, che sino ad oggi ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, sosterrebbe che si sia trattato di un pagamento privato per una vendita di mobili usati. Un fatto personale, dunque, e che nulla avrebbe a che fare con favori per appalti. Certo è che tre ore dopo quell’episodio, avvenuto il 20 settembre scorso, sono scattate le perquisizioni della Finanza sia nell’ufficio di Facchini che presso la sua abitazione. Gli inquirenti, insomma, hanno svolto un lavoro di fino, raccogliendo una documentazione sostanziosa. Oltretutto, è stato incaricato un perito che dovrebbe quantificare il danno cagionato alla pubblica amministrazione.
«Ma adesso non vedo le basi per continuare a tenerlo agli arresti», ha commentato l’avvocato Massari a margine dell’udienza davanti al Tribunale del Riesame (con un collegio composto dai giudici Erlicher, Paparella e Secchi). «Il mio assistito è stato licenziato, ma già dopo il suo demansionamento e collocamento ad altri uffici non poteva più