Ai vertici del business a 22 anni
Albertini vince la Global Ceo Challenge: «Non sono un cervello in fuga»
Metti una ragazza di 22 anni, energica, solare, preparata. Metti una delle multinazionali più importanti al mondo come Procter & Gamble. Aggiungi una competizione globale tra giovani talenti e un motto: «High hope, but low expectations», «Grandi speranze, ma basse aspettative».
Ecco la storia di Caterina Albertini, trentina doc vincitrice della finale sud europea della Global Ceo Challenge 2018, la più avvincente sfida di business promossa da P&G e dedicata ai talenti di tutto il mondo. «La Global Ceo Challenge 2018 — spiega Francesca Sagramora, direttore risorse umane P&G Sud Europa — è una competizione appassionante che mira a individuare i migliori talenti da introdurre in azienda. Una sfida dal carattere internazionale e perciò ancor più stimolante che porta i partecipanti a confrontarsi con brillanti colleghi e a conoscere meglio la nostra realtà aziendale». Tutto è iniziato con una prima prova online a cui è seguita la risoluzione di un business case riguardante il marchio della famiglia P&G Head & Shoulders che Caterina ha ricevuto direttamente a casa lo scorso novembre. Il lavoro, valutato più che positivamente da un panel di manager della multinazionale, le è valso la partecipazione alla finale per l’area Sud Europa che si è tenuta a Madrid lo scorso febbraio. «Sono stata scelta tra 1.800 candidati. È stata una soddisfazione incredibile — esulta la ragazza — questa è l’azienda dei miei sogni, una grande scuola per chi ha voglia di imparare, crescere e mettersi alla prova. Ed io sono sempre alla ricerca di nuove sfide, personali e professionali».
Già durante gli anni del liceo a Trento, Caterina ha trascorso un periodo in Canada, successivamente si è iscritta all’Università Bocconi frequentando il corso di laurea in International Economics and Management durante il quale ha avuto la possibilità di studiare per sei mesi alla Washington University, e al ritorno, non solo ha iniziato a frequentare la specialistica in Marketing, sempre alla Bocconi, ma anche iniziato a preparare una nuova partenza per la Germania dove frequenterà un master in Management & Sales. «Oggi parlo l’inglese quasi meglio dell’italiano — assicura — e voglio continuare a praticarlo in ogni occasione possibile. Il mondo corre veloce e dobbiamo essere capaci di gestire questo ritmo, una cosa che ho imparato bene da “mamma Bocconi”, come la chiamiamo noi studenti».
Così, l’esperienza a Madrid è stata perfetta per lei. Durante la tre giorni ha incontrato ragazzi provenienti da tutto il sud Europa con cui si è confrontata, ha lavorato e ha anche cucinato grazie alla Masterchef night, un’attività di team building pensata dall’azienda per creare affiatamento tra i ragazzi.
Poi, è stata la volta della sfida vera e propria a cui Caterina ha lavorato con i colleghi Alejandro Morras e Marina Fernandez Muñoz. L’obiettivo era sviluppare in quattro ore di tempo una strategia di marketing per il noto marchio di prodotti per capelli e successivamente presentare il piano alla giuria. «Voglio divertirmi. È un’opportunità che capita una volta nella vita. È questo che ho pensato poco prima di salire sul palco per la presentazione» confida la ragazza. E così ha fatto superando a pieni voti la prova.
«Ci hai stregati. Il tuo entusiasmo ci ha ammaliati» le hanno detto i manager della multinazionale. Un complimento che, c’è da scommettere, non dimenticherà facilmente, anche perché, conquistando la finale sud europea Caterina si è guadagnata l’opportunità di uno stage che farà a partire da giugno 2019, ovvero appena terminato il corso di studi in Germania.
Ma non finisce qui: Caterina ha davanti la finale europea a Roma il 10 aprile e successivamente la finalissima mondiale in programma a Panama nel mese di maggio. E se vincerà, volerà a luglio a Cincinnati, sede del quartier generale di P&G per incontrare i vertici dell’azienda.
E nel frattempo, continuerà a cogliere ogni occasione per crescere: «Ho capito, anche da questa sfida, quanto sia importante non solo studiare le teorie, ma anche essere intraprendenti, pronti, flessibili, capaci di lavorare in gruppo e di ascoltare gli altri. Tutte competenze che ho appreso soprattutto durante i periodi trascorsi all’estero. In Italia si impara ancora tanto, forse troppo, sui libri» - commenta Caterina.
Da qui, la domanda inevitabile: Caterina sarà il prossimo cervello in fuga italiano e trentino? «Mi piacerebbe lavorare all’estero ma solo per un periodo: amo il mio Paese e, nonostante tutti i suoi difetti, non potrei mai fare a meno della sua cultura e della sua storia. Quanto a Trento, per quanto sia molto legata alla città in cui sono nata, non ha quel dinamismo che sto cercando quindi difficilmente ci tornerò a vivere. In compenso, ho scoperto Milano, il giusto compromesso per chi, come me, guarda sempre un passo avanti».
Analitica Parlo l’inglese meglio dell’italiano. Il mondo corre veloce, dobbiamo gestire questo ritmo