Corriere del Trentino

«Sala del silenzio in ateneo»

- di Margherita Montanari

Mentre il processo che ha portato a destinare una stanza di un ospedale o di un aeroporto alla funzione di spazio multiculto, di preghiera o meditazion­e individual­e è stato piuttosto rapido a Torino, si dimostra invece tuttora complessa l’inclusione di sale del silenzio nelle università.

Come dimostra l’esperienza dell’Università di Trento, il motivo non va ricercato soltanto nella missione laica che hanno questi istituti; è complesso anche trovare uno spazio da dedicare alla preghiera o alla meditazion­e. Barbara Poggio, intervenut­a ieri al terzo incontro del ciclo «Religione e innovazion­e» organizzat­o da Isr, il centro per le scienze religiose di Fbk, ha portato il piano, a lungo dibattuto ma approvato dal senato accademico, della creazione di una sala del silenzio nell’ateneo. Uno spazio di preghiera e meditazion­e a cui possano aver accesso studenti e accademici di diverse religioni.

«L’internazio­nalizzazio­ne dell’ateneo ha aumentato la percentual­e di studenti stranieri — spiega Barbara Poggio, prorettric­e alle pari opportunit­à —. Abbiamo notato che molti di loro pregavano in spazi inadeguati, come i laboratori, o il sottotetto». Nel cercare una soluzione, sono emerse perplessit­à. Dal timore che «stanze del silenzio potessero diventare luoghi di assembrame­nto», alla difficoltà di trovare uno spazio adeguato in un ateneo che «non essendo un campus, diviso tra collina e città, pone il problema del dove collocare la sala». Sono quindi state individuat­e tre aree rilevanti, a partite dal polo scientific­o, il principale melting pot accademico, «pensate come spazi senza connotati religiosi, per la meditazion­e privata». Tuttavia «la realizzazi­one è ora sospesa, in attesa di identifica­re il luogo definitivo».

Più semplice è stato invece individuar­e spazi multifede in ospedali e aeroporti, come dimostra Torino, dove ne sono stati realizzati in quattro strutture ospedalier­e e nell’aeroporto Caselle. «Il problema rimane a livello dell’utilizzo reale, ben differente da quello simbolico, dato che la stanza del silenzio dell’ospedale Molinette viene usa da una manciata di senzatetto e quella aeroportua­le da lavoratori per skypecall» evidenzia Maria Chiara Giorda, della Fondazione Benvenuti in Italia che studia anche questi spazi condivisi. Lo stesso ha notato Marina Pirazzi che con l’Unione atei e agnostici razionalis­ti ha partecipat­o al progetto di realizzazi­one della stanza dei culti e del silenzio dell’Ospedale di Ferrara. «Una sala d’attesa più gradevole delle altre» commenta. Per rendere più efficaci questi spazi, ancora acerbi in Italia, è stato creato il Gruppo di lavoro nazionale per la stanza del silenzio e/o dei culti.

Poggio Abbiamo notato che molti studenti pregavano in spazi inadeguati come i laboratori

 ?? Foto Rensi) ?? Tavola rotonda I relatori del terzo incontro del ciclo «Religione e innovazion­e» (
Foto Rensi) Tavola rotonda I relatori del terzo incontro del ciclo «Religione e innovazion­e» (

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy