CAMPIGLIO E IL LIVE DI BOB SINCLAR LA DISCOTECA VA IN MONTAGNA
Si può sostenere la parola definitiva «basta»? Si può stabilire la dimensione conclusiva che sia al tempo stesso naturale e umana considerato come di natura siamo, ancora per poco, costituiti? Nei primissimi anni Sessanta da bambino percorrevo i sentieri del Brenta nelle vicinanze di Pinzolo e, quando era possibile, anche di Madonna di Campiglio: uno spettacolo. Bene, oggi questi dolci ricordi passati si scontrano con una realtà diversa. Le mie emozioni personali devastate e frantumate da una manifestazione musicale che in alta quota ha portato 3.800 persone. La rabbia si accompagna all’accettazione dell’inutilità di reagire. Sono contento del silenzio che ho «toccato». Enrico Setti
Quello che è avvenuto a Campiglio — precisamente sul monte Spinale — nel giorno di Pasqua è stato un esperimento: stando ai numeri (si pagava 25 euro compresa la risalita), ha avuto un grande successo. Il ragionamento da fare deve però andare oltre i numeri indubbiamente lusinghieri e ruota attorno a un semplice interrogativo: la montagna può diventare anche un palcoscenico a cielo aperto per ospitare live musicali oppure deve rimanere a uso e consumo della contemplazione? Le correnti di pensiero sono diverse e tutte sorrette da una loro razionalità. Se devo dare una mia opinione, ritengo vi siano molti aspetti positivi nel fatto che la montagna diventi pure un luogo di partecipazione attiva, quindi vissuto, purché nella consapevolezza che siamo in presenza di uno scenario diverso, dove vige il senso del rispetto. Il modello che penso vada in tale direzione è quello impostato, non da oggi, dalla manifestazione «Suoni delle Dolomiti». La musica che si mescola alle bellezze naturali, con misura e senza forzature. Una discoteca in alta quota, insomma, ha qualche controindicazione. Senza nulla togliere al sound di Bob Sinclar.