Diabete giovanile, c’è preoccupazione Ogni mese 21 casi
Preoccupa la diffusione della patologia. In provincia 28.000 i pazienti. Colpite le zone rurali
TRENTO È una crescita che ha l’ordine di grandezza della pandemia quella che interesserà, stando alle stime dell’Oms, i casi di diabete nel mondo, destinati a raddoppiare da qui al 2025. Il Trentino segue questa tendenza. Come emerso dal rapporto dell’Osservatorio Arno — presentato ieri al convegno «Diabete in Trentino oggi: epidemiologia, assistenza e innovazione» — in provincia sono già 28.000 i malati cronici, e quello che preoccupa è l’esordio sempre più precoce della malattia.
«La tipologia clinica del diabete giovanile sta crescendo esponenzialmente, e in modo particolarmente evidente tra gli 0 e i 4 anni. Due terzi degli esordi interessano minori e ogni 20 giorni un bambino si ammala di diabete», spiega la dottoressa Vittoria Cauvin, responsabile del reparto di diabetologia pediatrica. Sono 21, infatti, i casi di esordi di diabete giovanile che vengono registrati ogni mese; 7 di questi colpiscono minori di 14 anni.
Dai registri trentini del diabete mellito infantile giovanile (Ridi), emerge che il tasso di incidenza del diabete sulla coorte di età da 0 a 29 anni è pari al 19%. «Il valore del Trentino sfora dalla linea media registrata nelle altre regioni italiane, secondo solo alla Sardegna. È una propensione che c’è da sempre», evidenzia il dottor Silvano Piffer.
Alcuni interrogativi sorgono poi osservando la distribuzione, geografica e sociale, del diabete mellico infantile e giovanile. «Colpisce più nelle zone rurali (tre pazienti diabetici su quattro) che nei centri urbani — spiega Piffer — La situazione è critica in Val di Fiemme, dove c’è un eccesso di casi; l’Alto Garda è la zona meno colpita. Infine, cresce la quota di stranieri in cui la malattia si manifesta e lo fa, solitamente, in forma più grave rispetto agli italiani. Una vulnerabilità su cui bisogna agire, accrescendo la conoscenza del diabete e la consapevolezza delle cure che richiede».
«Il diabete che colpisce i più giovani è di Tipo 1 — spiega la dottoressa Tiziana Romanelli, specialista di diabetologia — Sull’origine c’è ancora poca chiarezza e, pertanto, non permette più di agire in prevenzione». Sul diabete di Tipo 2, più frequente in età adulta, c’è margine di miglioramento «riducendo gli esordi grazie a un’azione di prevenzione e promozione di alimentazione sana e attività», aggiunge la dottoressa. Una persona malata di diabete, infatti, ha il 55% di probabilità di ricovero in più rispetto a una persona sana, e chi si ammala costa all’Apss circa il doppio di un normale paziente (2.900 euro all’anno rispetto ai 1.300 di media). Il miglioramento delle pratiche di prevenzione e controllo della malattia è quindi utile ad ammortizzare l’impatto di questi malati cronici sul sistema sanitario. L’Apss punta anche sulla terapia digitale, «come l’app realizzata con Fb, e già sperimentata a Tione per monitorare i valori glicemici dei malati diabetici, volta ad agevolare la vita dei pazienti e il controllo su di essi da parte degli operatori», spiega Romanelli. Lo strumento di telemedicina, che sarà lanciato ufficialmente durante il Festival dell’Economia, può risultare particolarmente efficace per tenere sotto controllo i valori dei pazienti più piccoli.