I MOLTI RISCHI DEL RESTYLING
Il tema dell’abitare nella città contemporanea è spesso associato a quello delle trasformazioni e delle rigenerazioni di quartieri di edilizia residenziale pubblica realizzati in Italia nel secondo dopoguerra e in Trentino negli anni ’70. Tali zone, ascritte a patrimonio del moderno, costituiscono tuttora uno straordinario campo di osservazione per comprendere i mutamenti in atto in un periodo di profonda crisi e di cambiamento sociale. Questi quartieri manifestano la ricerca di una riconoscibilità spaziale che meglio li adatti ai nuovi usi e alle nuove popolazioni insediate. Un modello che in Trentino si cerca di fare con «Torri 2020», concorso di progettazione per la riqualificazione architettonica ed energetica di tre grattacieli gestiti da Itea a Villazzano Tre. Quello che comunemente viene chiamato il quartiere di Madonna Bianca è stato il frutto di una chiara politica pubblica della casa voluta da Bruno Kessler, introducendo anche in Trentino ciò che in Italia erano i Peep (Piani per l’edilizia economica e popolare) però con una qualità urbanistica e insediativa mai vista nel resto d’Italia. Madonna Bianca e Villazzano Tre rappresentano luoghi moderni caratterizzati da un’architettura e una vivibilità spesso ignoti in altri quartieri d’edilizia popolare. Progettate nel 1968 e realizzate in pochissimi anni, le torri lasciano moltissimo spazio al verde, alle aree pubbliche, ai servizi. L’impianto urbanistico è chiaro, moderno, razionale e le tipologie edilizie ben si integrano con gli edifici dei servizi. Certamente, dopo 50 anni, i palazzi richiedono una riqualificazione complessiva. Il rischio che si corre è però di non valorizzare un intero complesso, pensato e disegnato in maniera unitaria, ma procedere solo con tre edifici su quattordici, lasciando probabilmente una situazione anche esteticamente caotica. La sciagurata politica di vendita parziale dei singoli appartamenti iniziata negli anni’90, infatti, ha creato una situazione proprietaria mista pubblico-privato che rende estremamente complicata ogni opera di ammodernamento. Sarebbe stato invece opportuno che l’edilizia pubblica fosse rimasta pubblica; come sarebbe altrettanto opportuno tornare a una politica della casa che avesse almeno il senso di dare un’abitazione decente a chi non ce l’ha. Il pericolo è dunque di fare un semplice restyling, un intervento da addobbatori anziché da architetti e urbanisti. Il che, francamente, sarebbe troppo poco.