Cannabis terapeutica, Bizzaro netto «Non si trova, pazienti scoraggiati»
Il presidente dell’ordine dei farmacisti sarà al Laikoday: «Ministero responsabile»
TRENTO Si parlerà anche di cannabis terapeutica all’interno del «Laikoday», il festival della laicità organizzato dall’associazione Laici Trentini per i Diritti Civili in programma oggi ad Arco. Un argomento quello della cannabis a fini terapeutici, che come fa capire il presidente dell’ordine dei farmacisti Bruno Bizzaro presenta una grande criticità.
Presidente, quali sono le novità sul tema della cannabis terapeutica?
«La novità è che purtroppo non si trova, non ce n’è. E i pazienti sono in attesa. Hanno sbloccato le importazioni e le distribuzioni a gennaio, e dopo un piccolo rifornimento nello stesso mese si è bloccato tutto».
La causa di questo arenamento è dovuta alla troppa domanda?
«Lo stabilimento chimico militare farmaceutico ha una potenzialità di produzione insufficiente per le richieste. Sul sito annuncia che la cannabis prodotta e distribuita in Italia è disponibile nel tempo medio di 15 giorni ma in realtà mi hanno detto che sono in ritardo e stanno consegnando adesso le richieste di gennaio. Il ministero è a mio avviso il primo responsabile, poi se vogliamo c’è probabilmente anche una richiesta un po’ eccessiva, nel senso che in questa situazione sarebbe opportuno che le prescrizioni fossero limitate realmente ai casi più gravi mentre invece la richiesta è veramente molto alta. Un eccesso forse anche di aspettative però sicuramente ci sono pazienti che aspettano il farmaco da qualche mese e che hanno dovuto ridurlo, hanno dovuto sospendere le cure con notevoli effetti collaterali».
Questa scarsità di prodotto può anche portare le persone alla coltivazione fai da te come successe nel famoso caso di qualche anno fa?
«Mi permetto di dire che siamo su piani diversi. Da una parte stiamo parlando di un farmaco assolutamente standardizzato con tutti i criteri di qualità, efficacia e sicurezza, cosa diversa dalla così detta droga di strada che potrebbe anche essere quella coltivata sul balcone. È un aspetto di cui il ministero dovrebbe veramente farsi carico. C’è il rischio che la gente in questa situazione drammatica sia costretta a ricorrere a qualcosa che non è un farmaco ma anzi lo espone a rischi per la salute».
Se il ministero dovesse attivarsi chiedendo una maggiore importazione, all’estero il prodotto si trova o c’è anche qui una carenza?
«All’estero c’è una certa disponibilità nel senso che la stessa Olanda, che è il primo produttore in Europa, ha contingentato le consegne. Però alla Germania ne ha già concesso una quantità sicuramente molto superiore a quella concessa in Italia. O meglio, più che concessa, ha consegnato. Nel senso che dall’Italia le autorizzazioni da parte del ministero sono state inferiori rispetto a quelle che il ministero tedesco aveva concesso alle aziende tedesche».
I pazienti che usufruiscono di questo servizio come vivono questa situazione?
«Sono abbastanza scoraggiati. Giusto qualche giorno fa una persona, il cui medico avevo prescritto per la prima volta la cannabis terapeutica, mi ha detto che a questo punto va avanti come ha sempre fatto perché rischiare di iniziare la terapia e poi magari non poter proseguire gli fa più paura ancora della sua situazione attuale».