Movimento «Primavera» Espansione nelle valli
Dalla Torre: «Pronti a espanderci nelle valli». L’ipotesi: a giugno un nuovo partito
TRENTO L’ambizione dell’incontro era formulare proposte concrete, arrivare a prendere delle decisioni. Ebbene, un provvedimento, al termine del primo incontro del gruppo che si è riconosciuto nell’appello «Primavera trentina», è stato deliberato: «Allargarsi sul territorio – spiega uno dei primi firmatari Nicola Dalla Torre – verranno organizzati incontri nelle valli del Trentino già dalle prime settimane di maggio». Da lì, poi, «ai primi di giugno», il gruppo capirà che strada prendere in vista delle elezioni provinciali d’autunno, «se formulare una proposta di supporto ai partiti esistenti (il perimetro è quello del centrosinistra, ndr) oppure presentarne una nostra». Nel frattempo, l’impegno a costituire un manifesto «più organico» che riassuma i temi emersi nella giornata. È questo, in sintesi, il bilancio del primo appuntamento in cui si sono riunite persone della cosiddetta società civile «che dalla politica partecipativa si stavano sempre più allontanando» come spiega Renzo De Stefani. All’appello «Primavera trentina», lanciato qualche tempo fa da alcuni esponenti del sociale e del mondo culturale, hanno risposto circa in sessanta. Persone che non intendono rinunciare a un’idea di Trentino «solidale, innovativo, aperto e per questo autonomo». Si sono seduti ieri in cerchio, «garanzia di parità e di libertà di parola». In mano dei cartoncini, due verdi – per portare i propri contributi – e due rossi, per fornire, se dovesse servire, un chiarimento rispetto alle proposte formulate. Il gruppo è composito: si riconoscono alcuni dei firmatari del primo manifesto, come l’ex primario di psichiatria a Trento Renzo De Stefani, Dalla Torre, il presidente del Muse Marco Andreatta, il medico Alberto Pasquesi o Piergiorgio Bortolotti, già direttore del Punto d’incontro. Ma ci sono anche i consiglieri comunali del Pd di Trento Elisabetta Bozzarelli e Paolo Serra, il presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani Massimiliano Pilati, l’ex presidente dell’Upt Fabio Pipinato, il giornalista Fulvio Gardumi, già alla guida dell’Ordine regionale. C’è chi, come l’ex assessore e consigliere comunale a Rovereto Renato Manzana, ritiene necessario «ridare autonomia ai territori puntando sui Comuni, togliendo competenze e risorse alla Provincia»; chi, come la docente di filosofia all’università di Trento Paola Giacomoni, indica fra gli obiettivi da perseguire «la creazione di situazioni in cui sia possibile, per le generazioni più giovani, riconoscere il proprio valore abbandonando i vecchi schemi e cambiando linguaggio». Il direttore generale della Fondazione Fontana onlus Pierino Martinelli richiama all’esigenza «di tornare dove il disagio si presenta per dare risposte più complesse». Alla fine la rielaborazione porta verso il concetto di «attenzione alla fragilità» nelle sue varie forme. Prossimo passo, il coinvolgimento dei territori: «Solo dopo aver ampliato la partecipazione e condotto un’operazione di ascolto – conclude Dalla Torre – potremo capire che strada prendere».
De Stefani Le forze politiche riescono a stimolare sempre di meno la partecipazione