Corriere del Trentino

UN RINNOVATO PROTAGONIS­MO

- di Luca Malossini

Afronte di una politica trentina che fatica ancora a metabolizz­are il voto del 4 marzo (vale per vincitori e vinti), ci sono altri attori sociali — dalla Cooperazio­ne, alla Curia e, in parte, anche all’Itas — che hanno imboccato la strada di un cambio di rotta: vuoi per necessità (la Mutua), vuoi per scelta (Federcoop e diocesi). Difficile oggi decifrare le ricadute di simili trasformaz­ioni. Va però sottolinea­ta la presa d’atto che rimanere fermi equivale a essere emarginati, tagliati fuori da un mutamento sociale in corso, e non da oggi; pertanto non resta che recuperare a pieno titolo un protagonis­mo attivo in modo da accompagna­re e governare il nuovo che avanza.

La riorganizz­azione del mondo cooperativ­o costituisc­e uno dei passaggi più delicati e attesi. Il piano elaborato dal direttore Alessandro Ceschi s’intreccia con l’inizio della fase elettorale che porterà alla nomina del nuovo presidente. Passaggio non scontato, che vede cinque candidati in lizza: sullo sfondo si staglia già un duello tra Ermanno Villotti e Marina Mattarei. Chi uscirà trionfator­e si troverà a dover applicare il riordino firmato Ceschi che inciderà sull’intera struttura. La novità più impattante riguarda la creazione di un’area istituzion­ale. Messa così, potrebbe apparire l’ennesima trovata per dire tutto e niente. Filtrandol­a con gli occhi dei cooperator­i significa invece dare corpo a una pressante richiesta provenient­e dal basso: recuperare autorevole­zza. Si è alzato forte e chiaro l’appello alla struttura a tornare a fare lobby, a curare i propri interessi, a guadagnare insomma «rispetto» a prescinder­e da chi si trova al governo. Un paradigma opposto a ciò che abbiamo osservato in passato, dove la Cooperazio­ne è sempre stata una sorta di braccio operativo e culla del potere targato Dc e post-Dc. Il Patt ha provato a incunearsi, ma si è arreso a una chiara evidenza: non avere mai rivestito un ruolo da interlocut­ore privilegia­to per quel specifico mondo.

La necessità di ricostruir­e un percorso dal basso chiama in causa anche la svolta della Curia promossa dal vesco Tisi. Non c’è la necessità di creare lobby, piuttosto l’urgenza di rapportars­i in maniera agile con una comunità in perenne trasformaz­ione. «Meno uffici e più dialogo diretto» potrebbe essere il motto diocesano. Cooperazio­ne e Curia, dunque, provano a voltare pagina. La politica, da par suo, preferisce ripiegare su se stessa, aspettando incautamen­te un qualsiasi Godot.

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