LA DEMOCRAZIA DELLA SCIENZA
Aproposito dei notevoli risultati degli esperimenti dell’Iit di Rovereto riguardanti la schizofrenia, mi sembra opportuno svolgere qualche riflessione. In un tempo di mutamenti, una delle fonti principali delle trasformazioni in corso riguarda l’idea che abbiamo di noi stessi. Che la ricerca neuroscientifica concorra a ridefinire aspetti importanti della comprensione di comportamenti, salute e malattie, è di certo una buona notizia. Come sempre accade nella ricerca scientifica, e come sostiene Edgar Morin nel suo ultimo libro, «il fiammifero che accendiamo nel buio non solo rischiara un piccolo spazio, rivela anche l’enorme oscurità che ci circonda». Non passa giorno, infatti, in cui non si legga che è stato trovato il gene o la causa genetica, biologica o neurobiologica di tale o tal altro comportamento o problema umano. Il fatto è che i comportamenti effettivi emergono da una pluralità di fattori dei quali i processi biochimici del cervello sono una parte.
Siamo esseri intersoggettivi la cui esperienza di vita emerge nelle relazioni con gli altri, comprese le esperienze di disturbo comportamentale. Eppure, proprio quando si tratta di questioni relative al disagio o alle malattie mentali l’attenzione si fa particolarmente marcata. Noi esseri umani siamo allarmati e allo stesso tempo attratti dall’invisibile, dall’immateriale. Quando non stiamo bene vogliamo sapere dov’è il problema, quale la soluzione. Con il disagio mentale, con le forme di disturbo psichico e comportamentale si misurano approcci differenti e la scoperta fatta a Rovereto può integrare le diverse modalità terapeutiche esistenti. Se la nostra fisiologia e i processi del cervello sono coinvolti nei nostri comportamenti, infatti, non sembrano sufficienti a spiegare per intero le nostre azioni. Siamo esseri che diventano se stessi nelle relazioni con gli altri e le relazioni sono il luogo di problemi e possibilità. Il dibattito sulle cure farmacologiche del disagio mentale, o su quelle basate sulla relazione terapeutica, è ampio, aperto e articolato. Alla luce del risultato sperimentale è probabile che ne risultino arricchite le possibilità curative, ma sembra indispensabile tenere conto delle diverse conoscenze e dei diversi approcci sia diagnostici sia terapeutici dei disagi mentali e, nel caso specifico, della schizofrenia. La scienza è un fenomeno sociale, i cui risultati hanno a che fare con la democrazia della conoscenza e impattano con le scelte e la vita delle persone.