«Il sindacato intercetti le nuove sfide»
Il problema è duplice e complica sia la grammatica della rappresentanza quanto la giurisprudenza. A pochi giorni dalla decisione del tribunale di Torino che non ha riconosciuto lo status di lavoratori subordinati a sei fattorini di Foodora, ossia la società tedesca del delivery, i rider d’Italia si sono dati appuntamento a Bologna. È nata così, in parte sfidando i sindacati confederali, la prima associazione autonoma dei ciclofattorini: Riders Union.
Ormai elevati a simbolo della gig economy, fatta di luci ma altrettante ombre, i giovani che per pochi euro consegnano pizze sono l’anticamera di un cambiamento avviato. «L’economia dei lavoretti c’è, anche in Trentino — riflette Franco Ianeselli, segretario della Cgil — È sbagliato limitarsi a dire che sono semplici integrazioni al reddito; ciò che dobbiamo fare è contrattare l’algoritmo, perché queste piattaforma sono gestite da sistemi digitali ma dietro ci sono persone a cui dobbiamo riconoscere compensi minimi e dare un inquadramento previdenziale». Detta ancora più chiaramente: non si può ignorare una platea di lavoratori, spesso senza diritti. «Il sindacato nel contratto nazione della logistica ha inserito la figura del rider — ricorda Ianeselli — Sarà comunque una strada lunga perché serve una pratica sindacale nuova, innovativa». Ianeselli immagina la nascita di cooperative che uniscano lavoratori autonomi — che del tutto tali poi non sono — sulla scia di ciò che accade già in altri Paesi, come il Belgio. «Un modo per aggregarsi e individuare trattamenti economici e di welfare necessari — sintetizza Ianeselli che allo stesso modo esorta il sindacato a «innovare sé stesso e riconfigurare la rappresentanza».