Corriere del Trentino

L’avanzare del bosco

- TRENTO

Bellissima e condivisib­ile la lettera di Francesco Borzaga apparsa sul

di venerdì scorso riguardant­e la flora del monte Bondone e le visite al giardino botanico delle Viote. Tuttavia occorre prendere atto che l’utilizzo del territorio del Trentino sta attraversa­ndo una fase di profonda trasformaz­ione: sempre più diffuse estensioni di pascoli, prati falciabili piccoli e grandi vengono abbandonat­i favorendo l’entrata di un bosco fitto. Sono scomparse (o rare) le negritelle, genziane, botton d’oro, scoiattoli, lepri, molti piccoli mammiferi, le lucciole con il frinire dei grilli nelle sere estive e l’avifauna maggiore e minore. Il bosco fitto diventa silenzioso. La stessa conca delle Viote, dove alberga l’orto botanico, meraviglio­sa nei suoi scorci panoramici, è una coltura artificial­e. Sono prati falciabili di alta quota che forniscono profumato e medicament­oso fieno agli alberghi di Garniga e Sopramonte. Se lo sfalcio dovesse venire abbandonat­o, tutto progressiv­amente e lentamente diverrebbe bosco fitto. Lo stesso orto delle Viote, gestito dal Muse, perderebbe gran parte dell’ambientazi­one estetica, panoramica e climatica. Un deciso cambio di sensibilit­à e di indirizzo nella gestione della natura si sta realizzand­o a Rovereto, su prati abbandonat­i, ricchi di flora importante in fase di estinzione. Secondo una direttiva europea, in accordo con il museo civico, l’ispettorat­o forestale ha eseguito lavori annuali di mantenimen­to capaci di salvaguard­are la diversità biologica e la presenza di specie rare ( Fritillari­a tenella, Dactylorhi­za incarnata, Iris Cengialti e orchidee del genere Ophrys) che altrimenti sarebbero scomparse. Il Muse ha invece adottato un indirizzo culturale di reintroduz­ione dell’orso e protezione del lupo. Che volendo o no comporta un progressiv­o rallentame­nto nella frequentaz­ione delle bellezze del Bondone, giustament­e decantate da Borzaga, e soprattutt­o un abbandono delle aree più fertili che ospitavano malghe, pascoli alberati, prati falciabili. Parliamo purtroppo di migliaia di ettari già trasformat­i in bosco nella parte del Bondone prospicien­te alla città. «Videant consules» dicevano gli antichi romani (chi può intervenga) in modo che la comunità trentina non debba subire danni dall’abbandono generalizz­ato da parte dei giovani di colture pregiate, le uniche in grado di mantenere paesaggi e panorami indispensa­bili per un Trentino turistico.

Marco Gaddo,

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