Palais Mamming, mostre dalle rarità di Dürer a Prossliner
A volte, soprattutto in piena notte e quando inizia ad albeggiare, sembra che respirino. Quelle mura del Palais Mamming Museum e le simmetrie del Castello principesco possiedono di certo un’anima. Ma ora, scopriamo, potrebbero avere persino una sorta di vita vera e propria.
Un incantesimo? Accade, da sempre, ai grandi musei e alle grandi pinacoteche del mondo. Il merito (e l’«ossigeno») è diviso equamente tra chi nella struttura museale organizza mostre e allestimenti e il pubblico dei visitatori.
E certo qui ricorderemo la mostra di Dürer, con altre meraviglie ospitate nei due edifici meranesi distanti tra loro solo un tratto di Portici. Ma subito annotiamo che il Palais Mamming ospiterà due mostre, in giugno e in ottobre, di artisti locali più qualche sorpresa in arrivo, ma anche un concerto di Dorothee Oberlinger & Ensemble (il 5 settembre e nell’ambito delle «Settimane Musicali Meranesi», raffinato festival in procinto peraltro di cambiar nome), poi un convegno sulla ricerca in campo edilizio (dal 26 al 28 ottobre) e infine la mostra
Mendivil (collezione Gunther Erhart) dal 3 dicembre.
Niente male per una città che — se si esclude la vitale Kunst Meran, il piccolo ma straordinario teatro di corso Libertà e le saison invernali di Musik Meran — è ancora alla ricerca di altre occasioni e di una davvero rinnovata identità culturale, soprattutto dopo la brutta defaillance meranese nell’ambito delle selezioni per la Capitale italiana della cultura 2020.
Intanto, però, il Palais Mamming Museum ha triplicato dal 2015 il numero di visitatori. Lo scorso anno — in 237 giornate di apertura effettiva, ben 15.315 persone hanun’ampia no varcato la soglia del Palais Mamming Museum e nel 2012, quando ancora la sede del museo era ospitata nei locali dell’ex Aquila Rossa in via delle Corse, gli ingressi erano stati 4.963. Le visite guidate 30 nel 2015 — sono salite nel 2017 a 74.
Le opere esposte nella mostra permanente di Palais Mamming propongono panoramica sullo sviluppo storico della città. Il percorso museale prende le mosse dalla preistoria. Per non dire di due recentissime donazioni al museo (due busti e la collezione di una rivista carnascialesca risalente ai primissimi decenni del Novecento.
E poi il Palazzo Principesco nel magnifico segno di Dürer. Fino al 29 luglio nella sala al piano terra si possono ammirare alcune opere incisorie del più grande artista tedesco del Rinascimento. Oltre a capolavori come la
Melencolia I e la Madonna delle lepri, si potrà vedere anche una serie di fogli di uno dei più importanti volumi pubblicati dopo l’invenzione della stampa, il Liber Chronicarum, nel quale un Dürer poco più che ventenne, sotto la guida dei suoi maestri Michael Wolgemuth e Wilhelm Pleydenwurff, già esprimeva capacità artistiche superiori a quelle dei suoi stessi insegnanti. Completano la raccolta alcune incisioni, fra le quali l’opera di un anonimo raffigurante un ritratto del matematico e astrologo Johannes Stöffler, una di Marcantonio Raimondi, una di Lucas van Leyden e una di Hans Baldung, questi ultimi due imitatori e falsari del Dürer. La mostra propone anche in esclusiva un’incisione di Dürer realizzata nel 1504, Adamo ed
Eva. Non si tratta del capolavoro originale, ma presumibilmente di una copia.
Resta da dire della mostra di Anuschka Prossliner fino al 14 giugno al Mamming, poi di un’esposizione che illustra il percorso evolutivo dell’amministrazione civica meranese a cura di Mamming, ospitata dal municipio fino 30 giugno, e infine di Posta da campo, fino al 6 gennaio 2019 al Palais Mamming Museum: la posta da campo durante la Grande guerra. Cartoline disegnate a mano dai soldati e focus sull’uso del mezzo postale in funzione propagandistica.
I musei pubblici meranesi guardano infine anche al prestigioso Mart. Fino al 26 agosto, a Rovereto appunto, ecco la mostra Viaggio in Italia, tema la trasformazione del paesaggio nella pittura italiana dell’Ottocento, proprio negli anni in cui a Merano nasceva la tradizione del Kurort.