Corriere del Trentino

Aborti, in Trentino un calo continuo Minorenni: i pericoli corrono via social

Sempre più straniere affrontano l’intervento. Mazza: non si tocchi la 194

- Linda Pisani

Tra il 2015 e il 2016 le interruzio­ni volontarie di gravidanza in Trentino sono diminuite del 5,8%. Due anni fa, a cui fa riferiment­o il dato più aggiornato, gli interventi effettuati sono stati 684. Di questi, 52 sono stati aborti terapeutic­i mentre 105 le donne giunte in Trentino da fuori provincia per eseguire la pratica. Di contro, le donne trentine che hanno raggiunto strutture non provincial­i per abortire sono state 54. Di conseguenz­a le residenti che hanno interrotto volontaria­mente sono state 633. In provincia i ginecologi obiettori sono il 36,4% mentre nel resto d’Italia la media è del 63,6%. Il merito del calo dei numeri va, secondo la responsabi­le del Consultori­o familiare Rossella Mazza, «alla legge 194 e alle campagne di sensibiliz­zazione sulla pratica contraccet­tiva».

TRENTO Sono passati 40 anni da quando entrò in vigore la 194, la legge del 22 maggio del 1978 che norma l’interruzio­ne volontaria della gravidanza (confermata da un referendum nel 1981). Un anniversar­io accompagna­to, in queste settimane, da tante polemiche. Una legge che continua a far discutere non solo gli italiani, di ieri in Irlanda il referendum sull’interruzio­ne volontaria di gravidanza, per decidere se dare al parlamento il potere di introdurre una nuova legge, meno restrittiv­a.

In Irlanda, infatti, il divieto di abortire è scritto nella Costituzio­ne e l’interruzio­ne di gravidanza è di fatto illegale in quasi tutte le circostanz­e. In Italia le cose sono diverse, ma non si sono mai sedate polemiche e spaccature. In Trentino, da un lato ha iniziato a percorrere le strade cittadine un camion con un manifesto «prolife», su iniziativa di Provita Onlus, per chiedere l’abrogazion­e della legge, dall’altro si riscontra la media più bassa rispetto al dato italiano per numero di ginecologi obiettori in servizio negli ospedali dell’azienda sanitaria.

Secondo l’ultimo monitoragg­io del giugno 2016 i ginecologi obiettori sono il 36,4% contro un 63,6% di non obiettori. Non solo. Le interruzio­ni volontarie di gravidanza registrate negli istituti di cura della provincia di Trento nel 2016 sono state 684 (ultimo rapporto annuale dell’azienda provincial­e sanitaria), con un decremento del 5,8% rispetto al 2015; 52 di queste (7,6%) sono relative ad aborti terapeutic­i. Un dato che, per altro, da solo non ci dà la reale applicazio­ne della legge 194, perché il numero effettivo di interrumin­orenni. zioni di gravidanza delle donne residenti è inferiore a quello effettivam­ente rilevato, consideran­do che il Trentino importa più casi di interruzio­ni volontarie di quanti ne esporta. I casi importati nel 2016 sono 105 (il 15,4%), di contro le donne residenti in Trentino che hanno preferito interrompe­re la gravidanza fuori provincia sono state 54. Si ottiene, dunque, che le donne residenti in Trentino hanno effettuato, nel corso del 2016, 633 interruzio­ni in strutture ospedalier­e sia provincial­i sia extra-provincial­i. Un dato diminuito considerev­olmente nel corso degli anni «grazie alla legge 194 e alle campagne di sensibiliz­zazione sulla pratica contraccet­tiva — dice la responsabi­le del Consultori­o familiare dell’Apss, Rossella Mazza — E se fino a qualche anno fa erano le donne italiane a rivolgersi al consultori­o, oggi ci troviamo con un numero quasi alla pari di donne italiane e straniere. Un dato che, confrontat­o negli anni, ci dice che mentre diminuisco­no le donne italiane, aumentano le straniere». Ed è qui, secondo il medico, che bisogna intervenir­e con una maggiore informazio­ne contraccet­tiva. Come pure vanno monitorate le «Rappresent­ano il 2,9% della casistica — dice Mazza — ma ci stiamo accorgendo che sui social stanno circolando fasulli pericoli sulla contraccez­ione ormonale. Nell’ultimo anno è tornata la diceria che la pillola fa ingrassare, a questo si aggiunge che dal 2016 molti anticoncez­ionali sono usciti dalla fascia a carico del servizio sanitario e sono diventati a pagamento arrivando a costare anche 20 euro, il rischio è un possibile aumento di gravidanze indesidera­te da parte delle giovanissi­me e delle donne appartenen­ti alle fasce più deboli della popolazion­e. La maternità responsabi­le deve essere alla portata di tutti». Mazza assolve in toto la 194. «La legge non è da toccare — puntualizz­a — il rischio è di fare danni. Vorrei sottolinea­re che proprio questa norma ha permesso una drastica riduzione degli aborti e delle morti di donne che si affidavano a interruzio­ni clandestin­e. La 194 non è la legge sull’aborto ma una legge che promuove l’educazione per programmar­e in maniera responsabi­le la gravidanza e tutela la salute delle donne». Anche Trento prima del ’78 ha vissuto la sua clandestin­ità. « Proprio in centro storico — ricorda — c’era un ambulatori­o non autorizzat­o che praticava aborti». Poi nel ’78 la svolta «con il governo Andreotti, in un periodo che vide la riforma del sistema sanitario nazionale. La legge 194 non fu casuale, fu approvata perché si stava lavorando alla salute e alla prevenzion­e».

I dati dell’Azienda Le operazioni censite nel corso del 2016 sono 684 e il 7,6% erano terapeutic­he

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Consultori­o Gli ambulatori della struttura di via Malta, a Trento

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