«Gli obiettori stiano fuori dagli ospedali»
«Gli obiettori stiano fuori dagli ospedali»
«Vogliamo gli obiettori fuori dalle strutture sanitarie pubbliche e dalle farmacie». È al risuonare di questa affermazione che ieri pomeriggio, da via Oss Mazzurana, si è alzato un applauso. Delle attiviste di Non una di meno Trento, che hanno organizzato un presidio per chiedere la reale applicazione della legge 194 a quarant’anni dalla sua entrata in vigore, ma anche di alcuni cittadini che, attratti da megafono e striscione, si sono fermati per qualche minuto mettendo da parte lo shopping pomeridiano.L’hashtag è «#moltopiùdi194»: «Molto di più perchè in Italia le percentuali di obiezione superano il 70% e all’ospedale di Rovereto, ad esempio, fino a due anni fa c’era una sola abortista» spiega una delle organizzatrici della manifestazione, che non dice il suo nome perchè «il movimento vuole essere globale, senza leaderismi nè personalismi».
Molto di più perché l’aborto farmacologico è somministrato da pochi ospedali e in modo limitato. Le attiviste trentine distribuiscono materiale informativo su aborto e Ru486, leggono ad alta voce l’appello nazionale del movimento, chiedono «welfare per l’autodeterminazione, una sanità pubblica, laica e a nostra misura, consultori aperti alle donne di qualunque età, alle persone gay, lesbiche, trans e alle migranti, contraccezione e accesso all’assistenza sanitaria per l’ivg, la gravidanza e il parto gratuiti». Rivendicano la libertà «di scegliere e lottare collettivamente».
«A Trento c’è bisogno di un punto di riferimento, perché le donne dalla politica partitica non sono rappresentate — fanno sapere infine dal comitato Non una di meno — servono donne che lavorino per le donne».