Penny Wirton, la scuola gratuita che aiuta gli stranieri
Sbarca a Trento la scuola per stranieri apolitica e aconfessionale. Da quasi due mesi sono iniziate le lezioni per gli studenti, di diverse età e originari da diversi Paesi del mondo: Siria, Bielorussia, Uganda, Egitto, Etiopia per citarne alcuni. Sono giunti in Italia per diversi motivi e studiare la nostra lingua può aiutarli a integrarsi.
Simon, Pakistan Quando si arriva in un Paese nuovo è giusto e importante conoscerne la lingua Maria, insegnante È un’esperienza istruttiva anche per noi Il rapporto uno a uno facilita l’apprendimento
Anche a Trento, al Margine, sbarca la scuola apolitica e aconfessionale per stranieri Dal 5 aprile sono partite le lezioni. Già 24 gli studenti formati ogni giovedì sera Diverse le nazionalità degli alunni: Siria, Bielorussia, Uganda, Egitto, Etiopia, Brasile
«Èpermesso? Sono venuto per il corso di italiano, scusate se sono in ritardo…». Fernando ha 67 anni, è brasiliano, discendente di trentini che emigrarono in Sud America nell’Ottocento. Ha in mano un opuscolo annotato a penna e una cartella nera che non perde mai di vista. Ha sentito parlare di una scuola gratuita, apolitica, aconfessionale, senza classi né voti, dove docenti volontari insegnano italiano agli stranieri in rapporto uno a uno o in piccoli gruppi. Fernando è in ritardo ma è nel posto giusto. La Penny Wirton di Trento è aperta dal 5 aprile, ogni giovedì dalle 16 alle 18, presso la sede della casa editrice Il Margine — sita in un locale del convento dei Cappuccini — e da allora ha accolto ventiquattro persone; di queste circa diciassette sono tornate più volte, dieci hanno seguito tutte le lezioni.
Le loro nazionalità sono le più varie: Siria, Bielorussia, Uganda, Egitto, Etiopia, Brasile, Pakistan, Repubblica Ceca, Moldavia, Romania, Ucraina, Bulgaria, Senegal, Sierra Leone. Sono stranieri giunti nel nostro Paese attraverso vari canali e per vari motivi, i più in cerca di una casa e di un lavoro; imparare l’italiano potrebbe aiutarli a ottenere entrambi, permettendone così una migliore integrazione nella società. Alcuni conoscono altre lingue oltre alla propria, altri sono totalmente descolarizzati e analfabeti: la prima lezione per tre rifugiati siriani è consistita nel tracciare delle lettere su un foglio e nell’imparare i nomi delle fermate degli autobus.
L’età media oscilla tra i 17 e i 30 anni; se rimarrà, Fernando sarà il più anziano. È la sua quarta volta in Italia, è a Trento da qualche mese, appena in tempo per l’adunata degli Alpini: «Ho preso un sacco di pioggia per guardare la sfilata ma ne è valsa la pena». Chiede cosa può fare per migliorare l’italiano e allora Luca Bronzini, coordinatore del progetto Penny Wirton-Trento, ci conversa un po’: parlano del Brasile (dove Luca ha vissuto sei anni), del suo fascino, della sua ricchezza, del suo melhor
clima do mundo, di Lula, delle ferrovie che non ci sono, dei viaggi in autobus, della criminalità, della povertà.
È un modo per stabilire una relazione, per entrare in empatia — fondamentale nelle scuole Penny Wirton — e comunque la lezione di italiano è già iniziata: Luca affabilmente corregge gli errori di Fernando, gli insegna parole nuove, spiega o precisa il significato di altre. Gli fa poi leggere un breve racconto, tratto da Italiani anche noi, il libro di testo in uso in tutte le Penny Wirton, creato dagli stessi fondatori della scuola: lo scrittore Eraldo Affinati e sua moglie Anna Luce Lenzi. Il libro è edito proprio dalla casa editrice «Il Margine», promotrice della fondazione di una Penny Wirton trentina grazie in particolare all’iniziativa del direttore editoriale Paolo Ghezzi; il testo è esaurito ma grazie a una collaborazione con Erickson se ne prospetta un’imminente ristampa.
Intanto ci si arrangia con le poche copie rimaste e qualche fotocopia, come quelle sottoposte a Simon, un pakistano di 28 anni, cattolico, laureato in chimica e con un master ottenuto in Germania; conosce benissimo inglese e tedesco, è in Italia da un mese, vuole lavorare e imparare l’italiano «perché quando vai in un Paese nuovo è giusto e importante conoscerne la lingua » . Trento gli piace anche se «Islamabad è la seconda città più bella del mondo»; ma la prima qual è? «Non lo so ma Islamabad sarà sempre la seconda».
Simon ha una bella grafia, è volenteroso, opera ragionamenti e cerca somiglianze con l’inglese e il tedesco per capire il significato di alcune parole italiane che gli vengono mostrate da Luca: riconosce «elefante » , « amico » , « tavola » , «scuola» ma non ad esempio «ciao», «sole» e «mare» (parole che in Italia sentirà spesso).
Intanto entrano altri studenti: Anastasija e Ielena, due ragazze bielorusse che cercano subito la loro insegnante; Anol, un ventiduenne della Sierra Leone, in Italia da undici mesi e intenzionato a rimanerci; Roman, 16 anni, moldavo, cortese e di poche parole, subito pronto ad aiutare la sua insegnante col materiale; Paulo, Elide e David, tre brasiliani con avi veneti che fanno ormai gruppo fisso, tra i più assidui e diligenti; Vinicius, brasiliano, e Larissa, rumena, non hanno tempo per le chiacchiere, devono andare a lezione; Farida, 38 anni, marocchina, quasi non voleva venire se non ci fosse stata Milena, la sua insegnante di riferimento. I docenti della Penny Wirton di Trento sono una decina, perlopiù donne, insegnanti in pensione o in attività, ma anche giovanissimi volontari come Anna, 19 anni, ed Elena, 16, due studentesse liceali.
«Da settembre — spiega Bronzini — vorremmo permettere agli studenti volontari di far valere la loro esperienza da noi come alternanza scuola-lavoro; abbiamo già contatti e richieste da varie scuole, ci teniamo molto a coinvolgere gli studenti in questo progetto». Assistendo alle lezioni non si può fa reame nodi percepirne la serenità e l’ emotività, la voglia reciproca di insegnanti e allievi di parlare, imparare, conoscersi :« È un’esperienza istruttiva anche per noi» spiega Maria Antonietta, insegnante di matematica in pensione, mentre annota su una scheda-registro gli argomenti che ha trattato quel giorno: «Il rapporto uno ad uno facilita enormemente l’apprendimento e anche per me insegnare l’italiano così diventa più semplice e stimolante».
La Penny Wirton trentina continuerà le lezioni fino a metà giugno per poi riaprire a settembre, stavolta — si augurano gli organizzatori — con due incontri a settimana. Intanto sabato 16 giugno a Roma si terrà un incontro aperto a tutte le trentacinque Penny Wirton attive in Italia, un’occasione per la neonata sede di Trento per offrire la propria testimonianza e portare il proprio contributo. «Cambiare lingua è come scrivere una lettera d’amore con un dizionario» scrisse il filosofo rumeno Emil Cioran. Per gli studenti della Penny Wirton cambiare lingua invece è un po’ come scrivere un nuovo capitolo della propria vita.