Corriere del Trentino

Penny Wirton, la scuola gratuita che aiuta gli stranieri

- di Andrea Bontempo

Sbarca a Trento la scuola per stranieri apolitica e aconfessio­nale. Da quasi due mesi sono iniziate le lezioni per gli studenti, di diverse età e originari da diversi Paesi del mondo: Siria, Bielorussi­a, Uganda, Egitto, Etiopia per citarne alcuni. Sono giunti in Italia per diversi motivi e studiare la nostra lingua può aiutarli a integrarsi.

 Simon, Pakistan Quando si arriva in un Paese nuovo è giusto e importante conoscerne la lingua  Maria, insegnante È un’esperienza istruttiva anche per noi Il rapporto uno a uno facilita l’apprendime­nto

Anche a Trento, al Margine, sbarca la scuola apolitica e aconfessio­nale per stranieri Dal 5 aprile sono partite le lezioni. Già 24 gli studenti formati ogni giovedì sera Diverse le nazionalit­à degli alunni: Siria, Bielorussi­a, Uganda, Egitto, Etiopia, Brasile

«Èpermesso? Sono venuto per il corso di italiano, scusate se sono in ritardo…». Fernando ha 67 anni, è brasiliano, discendent­e di trentini che emigrarono in Sud America nell’Ottocento. Ha in mano un opuscolo annotato a penna e una cartella nera che non perde mai di vista. Ha sentito parlare di una scuola gratuita, apolitica, aconfessio­nale, senza classi né voti, dove docenti volontari insegnano italiano agli stranieri in rapporto uno a uno o in piccoli gruppi. Fernando è in ritardo ma è nel posto giusto. La Penny Wirton di Trento è aperta dal 5 aprile, ogni giovedì dalle 16 alle 18, presso la sede della casa editrice Il Margine — sita in un locale del convento dei Cappuccini — e da allora ha accolto ventiquatt­ro persone; di queste circa diciassett­e sono tornate più volte, dieci hanno seguito tutte le lezioni.

Le loro nazionalit­à sono le più varie: Siria, Bielorussi­a, Uganda, Egitto, Etiopia, Brasile, Pakistan, Repubblica Ceca, Moldavia, Romania, Ucraina, Bulgaria, Senegal, Sierra Leone. Sono stranieri giunti nel nostro Paese attraverso vari canali e per vari motivi, i più in cerca di una casa e di un lavoro; imparare l’italiano potrebbe aiutarli a ottenere entrambi, permettend­one così una migliore integrazio­ne nella società. Alcuni conoscono altre lingue oltre alla propria, altri sono totalmente descolariz­zati e analfabeti: la prima lezione per tre rifugiati siriani è consistita nel tracciare delle lettere su un foglio e nell’imparare i nomi delle fermate degli autobus.

L’età media oscilla tra i 17 e i 30 anni; se rimarrà, Fernando sarà il più anziano. È la sua quarta volta in Italia, è a Trento da qualche mese, appena in tempo per l’adunata degli Alpini: «Ho preso un sacco di pioggia per guardare la sfilata ma ne è valsa la pena». Chiede cosa può fare per migliorare l’italiano e allora Luca Bronzini, coordinato­re del progetto Penny Wirton-Trento, ci conversa un po’: parlano del Brasile (dove Luca ha vissuto sei anni), del suo fascino, della sua ricchezza, del suo melhor

clima do mundo, di Lula, delle ferrovie che non ci sono, dei viaggi in autobus, della criminalit­à, della povertà.

È un modo per stabilire una relazione, per entrare in empatia — fondamenta­le nelle scuole Penny Wirton — e comunque la lezione di italiano è già iniziata: Luca affabilmen­te corregge gli errori di Fernando, gli insegna parole nuove, spiega o precisa il significat­o di altre. Gli fa poi leggere un breve racconto, tratto da Italiani anche noi, il libro di testo in uso in tutte le Penny Wirton, creato dagli stessi fondatori della scuola: lo scrittore Eraldo Affinati e sua moglie Anna Luce Lenzi. Il libro è edito proprio dalla casa editrice «Il Margine», promotrice della fondazione di una Penny Wirton trentina grazie in particolar­e all’iniziativa del direttore editoriale Paolo Ghezzi; il testo è esaurito ma grazie a una collaboraz­ione con Erickson se ne prospetta un’imminente ristampa.

Intanto ci si arrangia con le poche copie rimaste e qualche fotocopia, come quelle sottoposte a Simon, un pakistano di 28 anni, cattolico, laureato in chimica e con un master ottenuto in Germania; conosce benissimo inglese e tedesco, è in Italia da un mese, vuole lavorare e imparare l’italiano «perché quando vai in un Paese nuovo è giusto e importante conoscerne la lingua » . Trento gli piace anche se «Islamabad è la seconda città più bella del mondo»; ma la prima qual è? «Non lo so ma Islamabad sarà sempre la seconda».

Simon ha una bella grafia, è volenteros­o, opera ragionamen­ti e cerca somiglianz­e con l’inglese e il tedesco per capire il significat­o di alcune parole italiane che gli vengono mostrate da Luca: riconosce «elefante » , « amico » , « tavola » , «scuola» ma non ad esempio «ciao», «sole» e «mare» (parole che in Italia sentirà spesso).

Intanto entrano altri studenti: Anastasija e Ielena, due ragazze bielorusse che cercano subito la loro insegnante; Anol, un ventiduenn­e della Sierra Leone, in Italia da undici mesi e intenziona­to a rimanerci; Roman, 16 anni, moldavo, cortese e di poche parole, subito pronto ad aiutare la sua insegnante col materiale; Paulo, Elide e David, tre brasiliani con avi veneti che fanno ormai gruppo fisso, tra i più assidui e diligenti; Vinicius, brasiliano, e Larissa, rumena, non hanno tempo per le chiacchier­e, devono andare a lezione; Farida, 38 anni, marocchina, quasi non voleva venire se non ci fosse stata Milena, la sua insegnante di riferiment­o. I docenti della Penny Wirton di Trento sono una decina, perlopiù donne, insegnanti in pensione o in attività, ma anche giovanissi­mi volontari come Anna, 19 anni, ed Elena, 16, due studentess­e liceali.

«Da settembre — spiega Bronzini — vorremmo permettere agli studenti volontari di far valere la loro esperienza da noi come alternanza scuola-lavoro; abbiamo già contatti e richieste da varie scuole, ci teniamo molto a coinvolger­e gli studenti in questo progetto». Assistendo alle lezioni non si può fa reame nodi percepirne la serenità e l’ emotività, la voglia reciproca di insegnanti e allievi di parlare, imparare, conoscersi :« È un’esperienza istruttiva anche per noi» spiega Maria Antonietta, insegnante di matematica in pensione, mentre annota su una scheda-registro gli argomenti che ha trattato quel giorno: «Il rapporto uno ad uno facilita enormement­e l’apprendime­nto e anche per me insegnare l’italiano così diventa più semplice e stimolante».

La Penny Wirton trentina continuerà le lezioni fino a metà giugno per poi riaprire a settembre, stavolta — si augurano gli organizzat­ori — con due incontri a settimana. Intanto sabato 16 giugno a Roma si terrà un incontro aperto a tutte le trentacinq­ue Penny Wirton attive in Italia, un’occasione per la neonata sede di Trento per offrire la propria testimonia­nza e portare il proprio contributo. «Cambiare lingua è come scrivere una lettera d’amore con un dizionario» scrisse il filosofo rumeno Emil Cioran. Per gli studenti della Penny Wirton cambiare lingua invece è un po’ come scrivere un nuovo capitolo della propria vita.

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 ??  ?? In aula In alto Luca Bronzini della Casa editrice Il Margine, a fianco studentess­a e insegnante al lavoro sui libri (Foto Nardelli-Rensi)
In aula In alto Luca Bronzini della Casa editrice Il Margine, a fianco studentess­a e insegnante al lavoro sui libri (Foto Nardelli-Rensi)

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