Il ‘68 raccolto in un libro «Riannodati fili storici»
TRENTO Ottantacinque testimonianze, più di 100 ore di filmato video, 1.300 pagine di trascrizioni raccontano i primi dieci anni dell’Istituto superiore di scienze sociali di Trento da cui poi è nato il progetto universitario di Bruno Kessler. A far rivivere quell’esperienza, ieri, è stato il libro «La memoria dell’Università» scritto da Andrea Giorgi, Giovanni Agostini e Leonardo Mineo. Ed è stato proprio uno degli autori, Andrea Giorgi, a ripresentarlo nelle aule dell’ateneo trentino dove è allestita la mostra «Generazione ‘68. Sociologia, Trento, il mondo». «Abbiamo cercato di riannodare le fila della storia attraverso il racconto orale di docenti e studenti che il ‘68 l’hanno vissuto, respirato, amato, contestato in prima persona. L’abbiamo fatto, rilevando queste testimonianze con grande accortezza e interpretandole in base alla biografia degli intervistati, come è doveroso fare quando si lavora con fonti orali - spiega Giorgi, archivista del dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, precisando - Abbiamo parlato con chi quegli anni li ha vissuti direttamente, con un obiettivo: studiare non tanto i fatti in sé, già ampiamente noti, quanto piuttosto il modo con cui sono stati tramandati». Si scopre così, ascoltando i protagonisti, che il ricordo si ancora ad alcuni nodi principali: la leadership, le assemblee, la didattica e la lotta armata. «Rispetto alla leadership, appare chiaro come a Trento esistessero due anime: Marco Boato, a cui si riconosce il volto burocratico della rivoluzione, e Mauro Rostagno, a cui si attribuisce la “fantasia della rivoluzione”».