«Sense and Sensibility» a Ortisei
La mostra collettiva alla Doris Ghetta sulla realtà percepita e il suo essere determinata da cultura e storia
L’oggetto d’indagine della filosofia analitica è il linguaggio ordinario, con tutte le sue trappole, errori e fraintendimenti. John L. Austin (19111962), il più noto dei filosofi analitici di Oxford, si concentra sullo studio del linguaggio ordinario, in quanto strumento fondamentale per la percezione e concezione della realtà, rovesciando le idee precedenti che vedevano coincidere dato percepito e reale. Nel testo pubblicato postumo, Sense and Sensibilia, tratto da un corso tenuto nel 1947 e divenuto uno dei capisaldi della filosofia della seconda metà del Novecento, Austin indaga questo legame distinguendo tra ciò che consideriamo reale e la nostra percezione soggettiva. Il titolo della pubblicazione si rifà ironicamente al romanzo del 1881 dell’autrice — quasi omonima — Jane Austen, Sense and Sensibility,e dà il nome alla prossima mostra, a cura di Luigi Fassi e Chiara Nuzzi, che inaugurerà alle 19 di venerdì 1 giugno alla galleria Doris Ghetta di Ortisei. Fassi, che abbiamo raggiunto telefonicamente a Londra, ma sarà presente all’inaugurazione, spiega: «La mostra è stata organizzata in occasione della Biennale Gherdëina (24 giugno —15 settembre) è stata affidata al curatore Adam Budak e invita a riflettere sul rapporto tra la realtà percepita e il suo essere determinata da diversi fattori, culturali, geografici, storici. Gli artisti invitati a esporre, tutti nomi interessanti della scena europea, si sono confrontati con il tema attraverso una serie di opere, la maggior parte delle quali inedite. Ogni artista propone un punto di vista diverso riflettendo sul tema attraverso ambiti differenti, quali la politica, come avviene nel caso di Eitan Efrat e Sirah Foighel Brutmann (Tel Aviv, 1983), che analizzano la situazione israelo-palestinese, oppure il ricorso alla natura, come nel caso del lavoro di Jeanne Berbineau Aubry (Nizza 1989)».
Aubry esplora la natura cercando una mediazione tra fenomeni naturali e artificiali. In Liquers l’artista propone una serie di boccette di cristallo contenenti distillati realizzati con le piante dei giardini di Villa Arson. Fiori, pietre e corteccia si offrono in una versione inedita, olfattiva, come ricordi alterati e tossici (per il piombo rilasciato dalle boccette di cristallo) dei celebri giardini. Il ricordo, inteso come percezione distorta del reale, è al centro del lavoro di molti degli artisti che saranno in mostra, Untitled di Sabrina Belouaar (Parigi 1986). Nell’opera il ruolo della donna viene analizzato attraverso l’associazione tra il giglio — simbolo di regalità e maestà — e la pelle di capra utilizzata per conservare l’acqua nei ricordi d’infanzia legati all’Algeria, che evoca la pratica di marchiare concubine e schiavi per sottolinearne la proprietà. Di marchiatura si parla anche nell’opera di Haroon Gunn-Salie (Cape Town 1989) che in History after Apartheid riflette sulla pratica di marchiare con il colore, grazie all’uso di cannoni ad acqua colorati, i manifestanti antiapartheid in Sudafrica, per poi arrestarli. La tecnica di repressione, inaugurata nella Germania nazista, è stata utilizzata anche in altri Paesi, e mostra una concezione del colore come arma aggressiva, molto diversa dalla sua funzione abituale.
Alla memoria ricorrono anche Hilario Isola (Torino 1976) e Marzena Nowak (Piaseczno 1977). In Mani Isola invita lo spettatore ad interagire con una statuetta votiva legata all’antico culto dei defunti, mentre Nowak evoca frammenti di memoria vissuta, attraverso sculture ispirate ad oggetti d’affezione. Gaetano Cunsolo (Bronte, 1986) focalizza la propria ricerca sui temi dell’architettura e proporrà un’installazione site-specific, mentre Gillian Brett (Parigi 1990) svela gli elementi nascosti all’interno di dispositivi tecnologici di uso comune. Lito Kattou (Nicosia 1990) esamina il rapporto tra materialità e soggettività, mentre Luca Resta (Bergamo 1982) crea opere apparentemente legate alla tradizione del monocromo ma realizzate con un materiale evocativo e inquietante, la polvere da sparo. La mostra proseguirà fino al 25 luglio.