Stefani blinda le Speciali «Trento e Bolzano, modelli d’ispirazione»
TRENTO «Stabilità, rapporti solidi con l’Europa, e tutela dell’autonomia». Queste le richieste avanzate dal presidente della Regione, Arno Kompatscher al nuovo governo «giallo-verde» guidato da Giuseppe Conte. Rassicuranti le prime risposte di Erika Stefani, appena nominata ministra per gli affari regionali.
«È positivo che sia stata messa la parola fine all’incertezza politica e istituzionale — dichiara Kompatscher — Ora l’Italia ha un governo, e l’augurio è che sia in grado di dare stabilità al paese e di operare in uno spirito pienamente europeo». Il Landeshauptmann auspica un «dialogo costruttivo sullo sviluppo dell’autonomia». Una sorta di avvertimento, seppure con toni soft: «Mi auguro che tra le prerogative di questo governo vi sia il rispetto e la tutela delle minoranze».
A Palazzo Widmann c’è comunque fiducia: a gestire i rapporti con le regioni sarà chiamata Erika Stefani, «fedelissima» del governatore veneto Zaia (con cui Kompatscher ha intrecciato buoni rapporti) , leghista di dichiarata fede autonomista. «Ho origini umili — racconta la neo-ministra dal treno che la sta portando da Trissino a Roma per il giuramento — , posso dire di essere stata tra i primi, nella mia famiglia, ad aver studiato. Giurare da ministro della Repubblica oggi è un traguardo bellissimo, che mi riempie d’orgoglio. La mia nomina è il frutto di un lavoro di squadra. È la Liga Veneta che mi ha permesso di essere dove sono e di questo devo ringraziare tutti, dal segretario Gianantonio Da Re al governatore Luca Zaia, passando per i parlamentari. Oltre, ovviamente, a Matteo Salvini».
Stefani è la prima donna veneta ministro dai tempi di Tina Anselmi. Era il 1979. Questo ideale passaggio di testimone non pare spaventarla. «Sento tanto calore attorno a me. Mi attende una bella sfida, riuscire a dare una risposta ai 2 milioni di veneti che il 22 ottobre sono andati a votare chiedendo più autonomia per la loro regione. È stato un plebiscito, sento su di me il peso di una grande responsabilità». Il messaggio agli alleati è chiaro: «Se si affossa l’autonomia, salta il governo — avverte la neo-ministra —. Per noi è una partita fondamentale, ci abbiamo messo la faccia e abbiamo preteso fosse inserita nel “contratto”. Non vedo per quale ragione M5S dovrebbe mettersi di traverso»
Ma quando sarà possibile tagliare il traguardo? «Entro la legislatura, il più presto possibile, voglio portare in parlamento la legge con l’intesa tra lo Stato e la Regione. Non partiamo da zero, molto lavoro è stato fatto nella scorsa legislatura. Ho chiesto di poter incontrare l’ex sottosegretario Gianclaudio Bressa».
Il governo metterà mano alle autonomie speciali di Trento e Bolzano? «Se lo faremo, sarà per rafforzarle. Le Province autonome sono il modello a cui ci ispiriamo per Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e per tutte le Regioni che vorranno intraprendere lo stesso percorso di virtuosità e responsabilità».
Il primo passo da ministro? «Già fatto — conclude Stefani — mi sono sentita con i dirigenti del ministero, ho chiesto loro di prepararmi i dossier per iniziare a studiarli».