« Concorso Zandonai » Ultime battute per 207
Sighele: «A Riva cantanti lirici da tutto il mondo»
porte chiuse la giuria composta da Paolo Pinamonti, Dominique Meyer, Lorenzo Tazzieri, Michela Sburlati, Mauro Roveri e Mietta Sighele continua a esaminare i 207 cantanti presentatisi per il «XXV Concorso internazionale Zandonai». Di questi, ben 85 sono coreani, 46 italiani, 28 giapponesi e 11 cinesi; i restanti 37 rappresentano altre 23 nazioni. Tutti (con la solita maggioranza di soprani) sperano di ritrovarsi tra i finalisti oggi sul palco della Sala dei Mille del Palazzo Congressi di Riva del Garda perché uno di questi premi può davvero cambiare la vita. All’atto di fondazione, infatti, Veriano Lucchetti e Mietta Sighele puntarono subito in alto, come racconta Sighele, direttore artistico, a poche ore dall’esito dei risultati.
Il prestigio di questo concorso è tale, dal suo punto di vista, per il valore monetario dei premi o per la tipologia di scelta artistica?
«Credo che la scelta di inserire in giuria i direttori artistici sia stata funzionale al raggiungimento di una grande importanza a livello internazionale fin da subito. Siamo convinti che i giovani debbano farsi sentire soprattutto da chi poi potrà dargli un lavoro, magari sui palchi più importanti del mondo. Per quanto riguarda invece l’aspetto economico il prestigio del Concorso Zandonai sta riuscendo a resistere a questo momento economicamente delicato per l’Italia e noi vogliamo che i premi rimangano alti: qui arrivano, investendo il loro denaro, giovani da tutto il mondo per giocarsi il biglietto da visita più sicuro in assoluto». In generale quale crede siano
la caratteristiche essenziali da possedere per vincere lo Zandonai?
«Detto che per noi è il nome stesso del concorso a fare la selezione e a garantire un livello
così alto che costringe spesso all’ex-equo, c’è poi la sensibilità dell’artista: la bella voce non basta e, come diceva Rossini, ci vogliono voce, cervello e cuore assieme. Le numerose documentazioni e interpretazioni disponibili online sono poi uno strumento gigante, di fronte al quale i giovani non possono avere scuse».
Certo, ma a loro discapito c’è invece una maggiore difficoltà nel trovare occasioni di scena...
«Il valore esce sempre, anche all’interno di ambienti sempre più pretenziosi nel confronto del cantante. Devo dire che forse a discapito del giovane c’è la sua fretta, derivata dalla velocità tecnologica: nell’arte non funziona così e non basta mandare una mail».
Anche lei, nella sua carriera ha vinto il concorso allo sperimentale di Spoleto. Quanto è riuscita questa vincita ad orientare la sua carriera?
«Devo dire che la mia carriera è sbocciata anche per volontà trentina, poi avrò avuto le mie qualità ma è accorsa anche una buona dose di fortuna: Spoleto mi portò ad essere ascoltata da Giancarlo Menotti, così lanciando la mia carriera».
La sfida Il livello è molto alto, la voce bella non basta ma serve anche cuore Il valore esce sempre anche all’interno di ambienti sempre più pretenziosi