Arcigay attacca «Fontana, parole gravi»
Zanella: profilo reazionario. Salvini prende le distanze
«P arole gravi, drammatiche». Paolo Zanella, presidente di Arcigay, stigmatizza la boutade del neoministro Lorenzo Fontana («Le famiglie gay non esistono»). «Scenderemo in piazza per i diritti civili», dice Zanella.
Non ha mai fatto mistero TRENTO delle sue posizioni. Sarà forse per questo bagaglio già manifesto che, lasciato il Quirinale, dopo rituali e giuramenti ufficiali è a lui che si sono orientati i microfoni. Tant’è che le prime parole da ministro di Lorenzo Fontana («Le famiglie gay non esistono») hanno inevitabilmente turbato tanto la comunità Lgbt quanto le associazioni per i diritti civili che a sentire le posizioni contrarie all’aborto hanno unito forze e sdegno. E poco importa se Matteo Salvini ha corretto il ministro («Fontana è libero di avere le sue idee, ma non sono nel contratto di governo e non sono priorità»), a una settimana dal Dolomiti Pride la
boutade è subito censurata da Arcigay del Trentino.
«È drammatico che si sia voluto dare, da subito, un messaggio così forte — premette Paolo Zanella, presidente di Arcigay — Che l’ omoge nitori alitànonfos se impegno di Salvini si sapeva, ma mettere al ministero della famiglia l’esponente più a destra, un anti-abortista e catto-reazionario contro il gender nelle scuole, è ancora più grave». Nel mezzo dei preparativi per il Dolomiti Pride, in agenda sabato 9 giugno, Zanella immagina cosa accadrà nei mesi venturi: «Non credo si faccia marcia indietro sulle unioni civili — dice — ciò detto non aspettiamoci passi avanti per esempio verso la
stepchild adoption (l’adozione del figlio del partner, ndr). In ogni caso noi siamo pronti a scendere in piazza per difendere i diritti civili, daremo battaglia anche nelle aule dei tribunali».
Zanella s’interroga poi sulla posizione del Movimento cinque stelle (sulla legge Cirinnà ci fu libertà di coscienza al momento del voto). «Lesbiche e gay che li hanno votati, oggi cosa dicono?», si chiede.
Avvocato da anni in prima linea nella difesa dei diritti civili, pioniere di alcune delle sentenze che hanno fatto giurisprudenza in tema di omogenitorialità (ma non solo), anche Alexander Schuster riflette sulle parole di Fontana. «Innanzitutto — esordisce — se gli italiani tornano a dare fiducia ai politici che fanno del matrimonio un perno programmatico c’è bisogno di avviare un grosso cambiamento». La linea degli altri Paesi membri pare diversa. «Nell’Europa occidentale, in America e in Sudamerica si sta lavorando molto» ricorda. Comparata la giurisprudenza nostrana con quella del resto del mondo («L’Italia dovrà guardare alla Russia per sentirsi in compagnia», dice ironico), Schuster non intravede i presupposti per rivedere la legge Cirinnà. «Nel programma di governo non si fa menzione della volontà di riformare le famiglie; non mi attendo leggi efferate o regressioni. Rimane il fatto che in assenza di leggi viceversa progressive, i figli restano in un limbo».
Nulla di nuovo, dice Schuster: la realtà sociale supera la maturità della politica. «Al di là dello stallo del legislatore, i bambini nascono e le famiglie arcobaleno esistono», chiosa. E i Comuni colmano le lacune, avviando le trascrizioni nella anagrafi municipali dei figli nati da coppie omosessuali. «Perché fortunatamente i principi dell’ordinamento italiano tutelano i minori e il loro benessere».
La frase contestata Le famiglie Arcobaleno non esistono in Italia