Scommesse sportive, truffa milionaria Dieci indagati, 62 vittime
Chiuso il fascicolo. Sono 120 gli investitori finiti nella trappola del Madoff lusitano
Salgono a dieci gli indagati nell’ambito della vasta inchiesta che ha svelato la truffa colossale, architettata dal «Madoff lusitano», sulle scommesse sportive. Nei guai anche un ex direttore di banca trentino e promotori finanziari. Sono tre i milioni di euro finiti «in fumo» e 62 le vittime finite nella rete dei presunti truffatori. Il pm ha chiuso l’inchiesta.
Scommesse «no risk», TRENTO promettevano agli investitori. Un sistema quasi perfetto che non si affidava alla dea bendata, come accade nel mondo del gioco, ma «a una corretta strutturazione della giocata basata sul presupposto che per lo stesso evento le scommesse venissero piazzate su diversi bookmakers in modo da coprire tutti i risultati possibili» scrive la Procura nell’atto d’accusa. Detta così sembra quasi credibile, peccato che più che un sistema si trattava di una truffa colossale dietro alla quale si celava Jorge Antero da Silva Queiros, il cinquantaseinne portoghese, da tutti conosciuto come il «Madoff lusitano», prendendo in prestito il nome dal ben più noto Bernard Madoff, il criminale statunitense accusato di una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi.
Mente sicuramente brillante, protagonista di una rocambolesca fuga dal carcere a Montpellier, arrestato poi in Francia, da Silva Queiros è finito anche nella rete della guardia di finanza di Trento che ha svelato l’ennesima truffa architettata dal «Madoff lusitano» capace di coinvolgere nel suo progetto criminale nientemeno che un ex direttore di banca e promotole ri finanziari. «Vittime» sostiene la difesa. «Protagonisti del raggiro», contesta invece la Procura. A settembre erano finite nel registro degli indagati sette persone. I calcoli degli investigatori avevano stimato una somma vicina ai 2,7 milioni di euro di soldi finiti in «fumo». Settantasette persone erano rimaste imbrigliate nel sistema «Madoff». Ma l’indagine è andata avanti e i numeri sono ancora più alti. Il pm Marco Gallina, titolare del fascicolo d’indagine, contesta una truffa da tre milioni di euro, a tanto ammontano i soldi «persi» da malcapitati investitori trentini, e non solo, che avrebbero ingrassato i presunti truffatori. Sono circa 120 gli investitori che hanno creduto al sistema «no risk», 62 parti lese che ora potranno decidere se costituirsi parte civile.
Nei giorni scorsi la Procura ha chiuso le indagini e ha notificato l’avviso a dieci persone, i successivi accertamenti della Finanza hanno infatti portato all’iscrizione di nuovi nomi nel registro degli indagati. Il «Madoff lusitano», che i propri conti, evidentemente, li sapeva fare molto bene, avrebbe ingaggiato persone affidabili, scelti con cura, per procacciare gli investitori. Ed ecco nella lista spuntano i nomi di Giandonato Fino, torinese di nascita, ma residente a Molveno, immobiliarista (già patron del Molveno Volley, allenatore del CasaSebastiano Coredo e giocatore, molto conosciuto in Trentino), Leonardo Sala, ex dipendente di banca e promotore finanziario, Massimiliano Achler, di Fai della Paganella, ex direttore di banca, tutte persone affidabili a cui clienti e amici hanno affidato i loro risparmi.
Spulciando la lista di nomi troviamo anche alcuni «amici» portoghesi di da Silva Queiros, Ivo Vaz Salgado, Joaquim Manuel Lopes Ferreira, nonché la fedelissima moglie di Queiros, Leticia Benevides Da Silva Magalhaes, Simone Crisculo di Novi Liguere, ma residente in Portogallo e infine i due amici fidati, il britannico Ahmed Imrain Butt e il neozelandese Hugh William Brian Clark. Sono tutti indagati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. In particolare secondo l’accusa dal 2010 fino all’estate 2017 i dieci si associavano tra di loro per contattare potenziali investitori di scommesse sportive tramite la società con sede negli Stati Uniti «Betex Corp», ma questa era solo una delle società utilizzate dall’organizzazione. C’erano la Goodsense, la Emporio Capital e la «Euro Champions Fund» (tutte società già messe al bando). Ma il gruppo avrebbe operato anche tramite un trust nazionale, il Lampros Trust (con sede a Trento), costituito il 23 luglio 2014, e infine c’era la Ec Global Consulting. Si tratta di società titolari di siti online che garantivano, attraverso l’uso di algoritmi, vincite «sicure» e interessi mensili pari all’8-10%. Interessi allettanti, dietro ai quali si celava la trappola per gli investitori che nelle scommesse hanno perso quasi tutti i loro risparmi. Ora gli indagati hanno venti giorni di tempo per chiedere un interrogatorio con il pubblico ministero o presentare una memoria difensiva.