L’uomo, gli animali e il richiamo della foresta
In seguito al voto favorevole da parte del Consiglio Provinciale di Trento, anche la Provincia di Bolzano si è regolata allo stesso modo, approvando una legge che prevede cattura e abbattimento di alcuni esemplari di lupo e orso, animali ritenuti rischiosi sia per l’uomo sia per il sistema colturale. Come accade sistematicamente quando si ha a che fare con temi di alta sensibilità, il fatto politico ha subito scatenato un putiferio. Immediate, e spesso scomposte, sono state le reazioni dell’opinione pubblica, in un senso e nell’altro, perché ormai nel nostro Paese si vive una sorta di sistematica e permanente fanatizzazione delle idee che ha ridotto la società a due curve da stadio dalle quali si grida e ci si insulta su qualsiasi tema, soprattutto se lo si ignora.
Da una parte si sono schierati a battaglia coloro i quali appoggiano senza se e senza ma l’iniziativa delle due Province Autonome, quelli cioè che vorrebbero sterminare senza pietà tutti i lupi e tutti gli orsi presenti sul territorio; dall’altro gli animalisti-peluche, di formazione disneyana, i quali non si lamenterebbero nemmeno se i lupi arrivassero a scorrazzare in piazza San Marco. Anche in Veneto il tema sta dividendo la politica. E mentre la Regione annuncia un piano che prevede fondi per gli allevatori danneggiati, nella stessa Lega c ’è chi da una parte chiede di seguire il modello di Trento e Bolzano, dall’altra c’è chi cautamente frena su ogni ipotesi di abbattimento degli animali pericolosi.
Ora, proviamo a uscire da questa spirale di deleterio e insopportabile fanatismo e cerchiamo piuttosto di fare qualche osservazione sul tema usando la ragione e l’equilibrio.
A scanso di equivoci affermo subito la mia contrarietà e disapprovazione in relazione a tali disegni di legge, che personalmente ritengo propagandistici e del tutto inutili. Se devo dirla tutta poi, dubito fermamente che Trento e Bolzano possano autonomamente prendere decisioni in tal senso se slegate da un piano di prevenzione nazionale (che però di fatto attualmente non c’è), ma tant’è. Mi si lasci dire però una cosa circa la presunta propaganda. Se pensiamo che la stagione estiva sta per entrare nel vivo proprio in questi giorni, non credo di far peccato nel pensare che questi provvedimenti rispondono puntualmente alla volontà di rassicurare le decine di migliaia di turisti che si riverseranno sulle nostre montagne da qui ai prossimi due mesi e che, come la stragrande maggioranza degli italiani, soffre di ansia e smarrimento di fronte a tutto ciò che è selvatico o rappresenti un’alterità rispetto alla comune concezione domestica della vita.
Questo nostro Paese ormai da tempo patisce paure sociali diffuse e ingiustificate e in questo senso il lupo e l’orso rappresentano il capro espiatorio perfetto e ideale collocato sul territorio montano, la periodica quintessenza estiva di tutte le fobie nazionali. Bisognerebbe invece dire, ad esempio, che incontrare un lupo o un orso è un’esperienza più rara di quanto si possa immaginare e che di questi tempi sulle Alpi orientali è molto più pericoloso incontrare una zecca piuttosto che un grande carnivoro. Parlare pertanto di abbattimenti è davvero immotivato di fronte alla reale aggressività di queste meravigliose specie animali.
Aggiungo che quando leggo alcune dichiarazioni favorevoli alla soppressione sistematica, registro alcune ine- sattezze molto gravi e altrettanto diffuse. Su tutte l’incredibile sovrastima del numero dei lupi presenti sul territorio (pochissimi in Alto Adige), nonché la ridicola favola dell’ibridazione lupo-cane, cosa assolutamente non provata nel nord Italia.
A onor del vero però, pro- prio perché è opportuno ragionare sul tema con un approccio laico, vanno accolte anche alcune legittime considerazioni di chi la pensa diversamente da me.
Oltre alle paure dei turisti infatti, superabili seguendo alcune semplici regole di comportamento da te nere quando si va per boschi (no cani slegati, per esempio), vi è un problema che riguarda i reali danni arrecati da questi grandi predatori alle attività della pastorizia e al sistema alpicolturale in generale, perché a differenza di altri habitat ed ecosistemi montani, le nostre Alpi sono un territorio densamente popolato e il ritorno naturale del lupo (ben più dell’orso, la cui reintroduzione è stata operata da parte dell’uomo) in alcune circostanze sta creando dei seri problemi a pastori e agricoltori. E allora, che fare? La risposta più ragionevole possibile si chiama «piano di gestione», e riguarda un modus operandi già in uso in tutti i Paesi a ridosso dell’arco alpino: Svizzera, Francia, Slovenia, Austria. Lì infatti si sta da tempo attuando un piano di prevenzione e gestione di grandi predatori che si concretizza in una serie di accorgimenti e iniziative atte a prevenire e limitare l’eventuale danno causato da questi animali. Non parlo però di certe fandonie che qualche animalista doc ha scritto e che definisco esilaranti per non dire peggio (tipo: dotare i pastori di un’app per smartphone che permetta di segnalare la presenza del lupo in un determinato raggio d’azione. Robe da matti), bensì di progetti ope-
Alpi orientali
Bisognerebbe dire che oggi è molto più pericoloso incontrare una zecca che un orso
rativi già collaudati con efficacia all’estero e che dovrebbero es s ere introdotti anche da noi, con l’obiettivo primario di determinare delle azioni che inducano a scoraggiare il lupo o l’orso di fronte al gregge. Alcuni esempi concreti: allestire ampie recinzioni elettrificate sulle aree di pascolo, per esempio, così come fornire gli allevatori e i conduttori di bestiame di cani da pastore specificamente addestrati contro i predatori (il pastore maremmano abruzzese è affidabilissimo, allo scopo), e ancora: escogitare tecniche e soluzioni olfattive o fonetiche deterrenti che tengano alla larga o dissuadano il carnivoro.
Non ultimo, anche il fatto di risarcire rapidamente chi subisce perdite o danni alle proprie greggi causati da attacchi predatori. Se poi dovesse capitare che un singolo soggetto in particolare, nonostante tutti gli accorgimenti e le precauzioni del caso, reiteri in continuazione i suoi attacchi e inizi a familiarizzare in maniera pericolosa con i centri abitati minacciandone i residenti, in tal caso è legittimo che si possa anche considerare la possibilità di selezionarlo come extrema ratio, evitando che a farlo siano comunque i pastori, gli agricoltori o i bracconieri. Tutto questo all’estero già funziona e dà buoni frutti, con buona pace degli animalisti, dei pastori e delle comunità montane, senza dover ricorrere sistematicamente ad abbattimenti arbitrari e propagandistici, né pensando che tutti gli animali selvatici siano opera di Walt Disney. Ragion per cui se io fossi un animale non mi farei certo difendere dai politici di Trento e Bolzano, ma nemmeno da un animalista.
Contrario
A scanso di equivoci dico no alle leggi di Trento e Bolzano, sono propagandistiche