COOPERAZIONE E INDENNITÀ DIBATTITO ALLA LUCE DEL SOLE
Le parole dovrebbero avere un senso, ma a esse talvolta si contrappone nei fatti l’opposto. Così per la «maestra» Marina Mattarei, neo-presidente della Cooperazione trentina, la parola «sobrietà» ha voluto dire passare da 100.000 a 135.000 euro annui lordi, dopo una campagna — come richiamato anche dai sindacati — «fondata sul ritorno ai principi di servizio ed etici della cooperazione».
Così ora il presidente Ugo Rossi propone sette parole per la sua campagna, ma di queste almeno tre — solidale, aperto, europeo — sono state contraddette poco tempo fa dalla sua mancata adesione al «Dolomiti Pride», una semplice ma istruttiva cartina di tornasole per misurare la sua sensibilità oltre che la minima corrispondenza alle parole appena citate. Se si pensa che i sindaci di Trento e Bolzano, Andreatta e Caramaschi, e addirittura il presidente sudtirolese Kompatscher si sono dichiarati davvero «aperti» all’evento, è detto tanto sulla coerenza di Rossi tra parole e fatti. «Profili dall’altopiano», «Le stagioni dei Bortolini», «La mandra», «Il vespario», «La casara di Bisorte», fino a «La valle e periferia (1943-1995)», opera pubblicata nel 2001 che racchiude tutta la produzione in versi di Gino Gerola. L’ultimo suo libro è «La calandra» (2003). I punti di riferimento di Gerola sono tutti all’interno della grande letteratura, quella che va da Leopardi fino a Pascoli, Quasimodo,
Caro Zoller,
Mi soffermo sulla questione legata alla retribuzione della neo presidente della Cooperazione, Marina Mattarei, tema caldo di queste ore. Una puntualizzazione legata al metodo. Il rischio, quando si parla di questioni che toccano indennità o pensioni, è di lasciarsi trascinare dalla rabbia e di partire lancia in resta contro tutto e tutti. Sul caso Mattarei va detto che la presidente si è «confermata» la retribuzione di 135.000 euro lordi com’era al tempo di Diego Schelfi. Fezzi, e prima di lui Fracalossi, avevano invece fissato un’indennità di 100.000 euro lordi in quanto erano già possessori di entrate derivanti da altre cariche alle quali non avevano rinunciato nel momento di assumere la carica di presidente. Parlare di «aumento» rispetto al passato, quindi, appare una forzatura. Questione di lana caprina? Può darsi, ma è sempre preferibile evitare equivoci di fondo che possono alimentare un dibattito sbagliato nella forma, quindi improduttivo. Detto ciò, la questione indennità nella Cooperazione rimane aperta e la domanda — legittima — da porsi è se un compenso di 135.000 euro, oggi, sia da considerarsi equo oppure no. Su questo si dovrebbe dibattere, alla luce del sole, evitando ripicche e giochetti di piccolo cabotaggio.
Montale. Gerola non scade mai nel populismo, è scevro di facili mitizzazioni, il suo racconto è senza enfasi, senza retorica, non si abbandona mai a struggenti nostalgie. «È molto raro, nella storia della poesia della seconda metà del Novecento, un esempio di tanto rigore e di tanta coerenza di ritmo, di linguaggio, di idee, di concezioni, quale è quello di Gino Gerola», ha affermato lo studioso
Giorgio Bárberi Squarotti. Il senso del dovere e quello della giustizia, la solidarietà, la democrazia, ecco i valori in cui credeva Gerola, un poeta-scrittore che non va confinato in un’angusta dimensione localistica. A tutti coloro che parteciperanno all’evento in programma al «Masetto», verrà regalata la silloge in versi «La valle», uno dei capolavori di Gerola.
Carlo Andreatta, ROVERETO