Corriere del Trentino

Gambetta: canto le poesie di Faber, patrimonio comune

Domani con «Oudù de ma misciou de persa legia»

- di Fabio Nappi a pagina 14

La virtuosa chitarra di Beppe Gambetta a servizio della poesia di Fabrizio De Andrè chiuderà domani nel Cortile Crispi Bonporti di Trento (ore 21.30, ingresso 5 euro) l’edizione 2018 di «Itinerari Folk». Il musicista genovese sarà accompagna­to da Riccardo Barbera al contrabbas­so nello spettacolo dal titolo Oudù de ma misciou de persa legia. Un verso tratto dalla splendida A cimma di De Andrè che significa «odore di mare mescolato a maggiorana leggera»: un testo poetico sulla gestualità, le formule magiche, i profumi e i segreti delle erbe selvatiche nella cucina tradiziona­le ligure. Parte da qui il nuovo viaggio di Beppe Gambetta all’interno della poesia e delle metafore sul cibo nelle canzoni di Faber, il cantautore che più di tutti ha valorizzat­o il dialetto e il mondo popolare. Nello spettacolo vengono riarrangia­ti i brani in cui Fabrizio parla di cibo e dei suoi significat­i storici e metaforici, in un piacevole racconto fatto di poesia e di splendide canzoni. Ne abbiamo parlato con lo stesso Gambetta appena tornato in Italia dopo un lungo tour negli Stati Uniti.

Com’è nato questo spettacolo basato sul repertorio deandreian­o su temi culinari? «L’idea mi è venuta per l’Expo di Milano quando mi hanno chiesto di fare qualcosa legato alla Liguria: pensare al cibo è stata la prima cosa e poi mi sono reso conto che questo compariva in tante canzoni di De Andrè dando luogo a molte metafore. Portando in scena questo spettacolo ho constatato quanto emergano i forti legami di Fabrizio con le tradizioni del proprio territorio ma anche del resto d’Italia. Penso a canzoni in forma di tarantella come Bocca di rosa e Don Raffaè, la mazurka de La città vecchia e Creuza de ma che è una sorta di ninna nanna. A

cimma è un’autentica ricetta in musica, Creuza de ma fa riferiment­o all’assedio della città di Genova in cui vennero mangiati i gatti per sopravvive­re. In

Sinan Capudan Pascià i galeotti venivano sfamati col brodo

di farro, mentre in Jamin-a il cibo è il pretesto per diventare metafora erotica. La città vecchia porta i profumi delle antiche osterie, mentre ne Il pescatore il cibo diventa metafora evangelica e in Don Raffaè si celebra il rito del caffè».

Nel suo evento Acoustic Night che ogni anno porta a Genova quattromil­a spettatori da tutta Europa è riuscito a dare respiro internazio­nale alla musica di De Andrè.

«Da anni cercavo gli artisti giusti che potessero interpreta­re le sue canzoni nella loro lingua. De Andrè e il suo repertorio sono patrimonio dell’umanità ma all’estero e in particolar­e negli Stati Uniti la sua musica è sconosciut­a. È un peccato e quindi nell’Acoustic

Night di maggio artisti tedeschi e canadesi si sono innamorati della sua musica traducendo le sue canzoni: in particolar­e mi ha fatto un certo effetto sentire La guerra di Piero in tedesco».

Suona sui palchi di tutto il mondo ma ha un legame speciale con Trento.

«Non lo dico per piaggeria ma Trento è una città a cui sono veramente legato in modo profondo, a «Itinerari Folk» ho presentato i miei progetti più belli, vi ho insegnato per anni e ricordo tanti allievi e tanti amici da ritrovare».

Il cibo

Mi sono accorto che compariva in tante canzoni di De Andrè

Don Raffaè celebra il rito del caffè

A cimma è una ricetta in musica

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