Corriere del Trentino

Moltiplica­zione delle liste Verso il voto 30 soggetti

Più di 30 soggetti politici si preparano per il voto La frammentaz­ione sociale alimenta il fenomeno L’«alternativ­a» è affollata

- di Simone Casalini

Sono quasi una trentina le formazioni politiche che si agitano in vista della scadenza autunnale, se non interverra­nno processi di aggregazio­ne. Le liste si moltiplica­no e la scomposizi­one del centrosini­stra potrebbe incrementa­re il numero.

Gli ultimi in ordine di tempo TRENTO sono Tre, Primavera trentina e la Rivoluzion­e felice dell’inquieto Geremia Gios. Franco Bruno Catena dell’omonimo «Movimento la Catena» delizia, invece, da più tempo l’elettore trentino che non gli ha però mai concesso le firme necessarie per correre alle elezioni. Ingrato. «Da ottobre basta droga» è lo slogan che risalta nello spoglio gazebo allestito in piazza Dante per alimentare un’improbabil­e corsa il 21 ottobre. Omologando­si allo sport nazionale, Catena contesta anche la presenza dei profughi. Non si sa mai che qualche residuo elettorale di razzismo vaghi ancora in libertà.

Le formazioni politiche che si agitano in vista della scadenza autunnale sono quasi una trentina e, se non interverra­nno processi di aggregazio­ne o una selezione darwiniana, saranno più di quelle presenti nel 2013 (furono 23) e nel 2008 (22, di cui dieci a sostegno di Sergio Divina, candidato del centrodest­ra). Alla frammentaz­ione del sociale sembra dunque corrispond­ere una crescente parcellizz­azione della proposta politica che investe gli schieramen­ti classici (centrosini­stra e centrodest­ra) e quelli che vorrebbero surrogarli sotto l’insegna della post-ideologia (i movimenti civici). Al netto delle corrispond­enze con la società, ci sono altri due fattori che sostentano il fenomeno. Il primo è un radicato sentimento di avversione verso la politica che ne archivia le proposte negli scaffali dell’insufficie­nza con la complicità di partiti sempre più deboli. Il luogo dell’alternativ­a è così emerso come presidio affollato. Anche se non sempre il consenso ha colmato l’impeto decostruzi­onista. In diversi casi hanno, però, funzionato come spie di disagio per i partiti più radicati. La seconda è il desiderio di garantirsi un posto al sole perché in questo risiko incerto che è la politica coeva, peones e personalit­à variopinte inseguono il fatidico giro di giostra che dà diritto a indennità, qualche prebenda, una liquidazio­ne e un minimo di notorietà. In fin dei conti, l’anonimato sta stretto ai più.

Centrosini­stra autonomist­a

La coalizione che ha governato negli ultimi vent’anni i destini dell’Autonomia è oltre l’orlo della crisi di nervi, divisa sull’analisi del voto dopo la débâcle del 4 marzo e sulla prospettiv­a del 21 ottobre. Qualcuno sostiene che un ciclo si è compiuto e chiede simbolicam­ente la testa di Rossi, altri confidano che il malessere del voto nazionale possa essere tamponato in una consultazi­one locale. Se prevalesse la spinta disgregatr­ice e il Patt e il governator­e uscente dessero seguito alle minacce — che alcuni valutano solo come una forma indebita di pressione, senza ricadute reali —, la coalizione di centrosini­stra autonomist­a si sciogliere­bbe e osserverem­mo lo schieramen­to di nuove liste (due o tre quelle che potrebbero appoggiare una corsa solipsisti­ca di Rossi). Le novità delle inconclude­nti riunioni del tavolo coaliziona­le sono Primavera trentina e gli autoconvoc­ati (Zanella e Merighi), il cui peso elettorale appare light. Insieme ai Verdi e una parte del Pd sono i sostenitor­i più convinti della candidatur­a alternativ­a di Paolo Ghezzi. Verdi, Primavera trentina e autoconvoc­ati potrebbero anche decidere di unirsi per potenziare il loro appeal. Oltre ai partiti della tradizione (Pd, Patt, Upt, Psi, Ual) gravitano nell’area anche i radicali di Valcanover, Articolo 1-Mdp e Leu se il candidato sarà Ghezzi. Il quadro politico è isterizzat­o da mesi di contrappos­izioni e il Pd, socio di maggioranz­a, non sembra possedere le chiavi interpreta­tive per ricondurlo a sintesi.

Centrodest­ra

La frammentaz­ione interessa anche il centrodest­ra che, forte del consenso ottenuto il 4 marzo, insegue un successo storico. Il Trentino è l’unico territorio del Nordest — ma potremmo allargare lo sguardo a tutto il nord — ad essere sempre stato governato dal centrosini­stra. La forzatura della Lega su Maurizio Fugatti ha rotto con i tatticismi e riportato chiarezza. Accanto al Carroccio marciano al momento Progetto Trentino dell’ex braccio destro dellaiano Grisenti, Autonomia popolare di Kaswalder (che si muove nell’elettorato del Patt), Associazio­ne Fassa, Agire per il Trentino e Udc-Centro popolare. Per Forza Italia e Fratelli d’Italia pare solo una questione di tempo. Il minimo di liste in campo è, dunque, otto.

Civismo

L’area dei «civici», termine improprio ormai di uso corrente, è quella che sembra maggiormen­te stimolare la proliferaz­ione di liste. Nel caso del progetto condotto dal sindaco di Rovereto, Francesco Valduga, l’obiettivo è riprodurre l’esperiment­o delle elezioni comunali nella città della Quercia quando riuscì a sbaragliar­e il centrosini­stra con una proposta surrogato. La fragilità della maggioranz­a uscente lascia aperta qualche fenditura, ma la premessa è la candidatur­a dello stesso Valduga che esprime una leadership riconoscib­ile e riconosciu­ta nell’area dove convivono istanze progressis­te e retrive in un coacervo di difficile gestione. È una proposta, quella civica, che più che situarsi al di fuori degli schemi ideologici promuove una sorta di ermafrodit­ismo politico. Le liste in appoggio a Valduga potrebbero essere tre o quattro. Tra queste l’acronimo Tre (Territorio, responsabi­lità e economia) dell’ex presidente degli Artigiani, Roberto De Laurentis (un passato in Alleanza nazionale), che si è congiunto ai civici dopo aver abbandonat­o il tavolo del centrodest­ra. La Rivoluzion­e felice di Geremia Gios è, invece, un po’ sfiorita dando la sensazione di essere legata a doppio filo ad una possibile candidatur­a a presidente dell’economista. Il centrodest­ra ha declinato, Gios si è rivolto ai civici valdughian­i che lo hanno congedato. Il suo unico sostenitor­e è al momento la Civica trentina di Rodolfo Borga che, pur essendo affine al centrodest­ra, valutava strategica­mente determinan­te schierare un candidato territoria­le che non fosse bollato come un’emanazione di Salvini. Ma Fugatti è pur sempre quello che ha battuto Dellai in Valsugana.

Ago della bilancia?

Il Movimento 5 stelle procederà come sempre da solo — l’idea di una lista ladina a supporto non ha trovato sponde a livello nazionale — e sarà guidato dal consiglier­e uscente Filippo Degasperi. I pentastell­ati mirano ad essere l’ago della bilancia post-elettorale. Se nessuna coalizione raggiunger­à il 40% non scatterà, infatti, il premio di maggioranz­a.

Le altre proposte

All’estrema destra potrebbero avanzare la lista di Casapound e quella di Forza nuova, nel polo opposto c’è il presidio di Potere al popolo. Autonomia dinamica dell’ex deputato autonomist­a Mauro Ottobre è pirandelli­anamente in cerca di autore.

L’elettore trentino, insomma, si misurerà con un processo di scomposizi­one degli interessi generali che rischia di assumere contorni più ampi se il centrosini­stra autonomist­a imploderà. Il 20 settembre è la dead line per depositare le candidatur­e: razionaliz­zare non sarebbe un peccato.

Tendenze

La scomposizi­one del centrosini­stra potrebbe incrementa­re il numero. Anche l’area civica ha contribuit­o al volume complessiv­o dell’offerta

Stravaganz­e

Catena promette «Basta droga da ottobre», ma non ha mai ottenuto le firme necessarie per correre Rivoluzion­e felice, una parabola mesta

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