«Roster più tecnico, meno muscolare»
Trainotti disegna la nuova Aquila. «Radicevic ci permetterebbe di cambiare gioco»
Una squadra più tecnica e meno muscolare. Salvatore Trainotti immagina così la nuova Aquila. «Il nostro obiettivo — spiega il general manager della società trentina — deve essere quello di diventare un gruppo solido, capace di giocare ogni partita allo stesso modo». Puntare, dunque, sulla costanza, grazie a un collettivo di alto livello, con la speranza di acquisire il playmaker Nikola Radicevic. «Ci permetterebbe di far evolvere il nostro gioco».
«Più lunga e più tecnica»: TRENTO ecco, in sintesi, la futura Aquila. A poco più di due settimane dall’avvio della preparazione, il general manager Salvatore Trainotti delinea i tratti di un roster quasi completo, al quale mancano solamente due tasselli. Meno atletismo più tecnica, e «undici giocatori potenzialmente da mettere in campo». Intanto la curva dell’Aquila al palas sarà dedicata ad Amedeo «Dodo» Citroni, lo sfortunato tifoso deceduto lo scorso aprile. La proposta è stata formalizzata dal tifo organizzato bianconero e accolta dalla società aquilotta.
Trainotti, partiamo dalle ultime del mercato: il playmaker serbo Nikola Radicevic arriverà a Trento?
«È un giocatore che sicuramente ci interessa, ma il suo trasferimento non è stato ancora definito. Ci permetterebbe di evolvere il nostro sistema di gioco e fare una pallacanestro diversa, vedremo se si riuscirà a concludere la trattativa nei prossimi giorni. Stiamo anche cercando un lungo, abbiamo un paio di idee. Si tratterà a ogni modo di giocatori con caratteristiche complementari a quelle di chi abbiamo già ingaggiato».
Le faccio qualche nome: Ben Moore, Ben Bentil, Nikola Jovanovic.
«In questo periodo ne girano tanti, come è giusto che sia. Ci sono però atleti che abbiamo preso e che nessuno aveva mai nominato fino al giorno del loro annuncio, è il nostro modo di lavorare. A ogni modo, si tratta di giocatori buoni, valuteremo quali, secondo noi, siano i migliori e quali, soprattutto, riusciremo a portare in Trentino».
Nonostante manchino ancora due effettivi stranieri, il roster per la prossima stagione è quasi concluso: cosa cambierà nel gioco della Dolomiti Energia con il nuovo allestimento?
«Soprattutto negli ultimi due anni abbiamo puntato molto sull’atletismo, costruendo il roster attorno a un nucleo di atleti americani che ci potessero garantire tale caratteristica. Nella prossima stagione la squadra sarà più lunga: abbiamo undici giocatori potenzialmente da mettere in campo. Cambierà, di conseguenza, anche il nostro modo di gestire le persone: tutti devono essere responsabilizzati. Ci vorrà pazienza, soprattutto all’inizio, per trovare i giusti equilibri, ma, dando per scontato che gli ultimi due acquisti saranno di qualità, la squadra ha un grande potenziale. Si tratta di un gruppo molto allenabile, di cultura cestistica europea, che conosce le dinamiche del basket italiano ed europeo appunto nei minimi dettagli».
L’idea è che si vada configurando una squadra anche più tecnica.
«Certo, si pensi ad esempio all’arrivo di Marble o Pascolo: volevamo dei giocatori che ci permettessero di fare una pallacanestro che consenta ai più giovani di migliorare il più possibile durante la stagione. Anche perché dopo cinque anni in serie A dall’andamento molto ondivago, con picchi di rendimento, ci piacerebbe diventare una squadra solida, consistente, capace di avere una propria identità per tutta la stagione».
A proposito di Devyn Marble, inattivo dal momento del suo infortunio: quali sono le sue condizioni e cosa si aspetta da lui?
«Fisicamente è perfetto: la filosofia dei giocatori americani è diversa da quella degli europei, quando subiscono un infortunio così grave il loro approccio è allungare i tempi di recupero in modo da poter guarire completamente. Ciò che gli manca da un anno e mezzo è il ritmo partita, ma a giugno ha fatto tutti i test con le squadre Nba e partecipato alla Summer league con Philadelphia. Da lui ci aspettiamo creatività in attacco e leadership: è un grande talento, nei momenti importanti della partita può essere un riferimento per i compagni».
Che tipo di stagione sarà quella che vi aspetta?
«Dura, soprattutto nei primi quattro mesi, quando sicuramente saremo impegnati su due fronti e giocheremo praticamente ogni tre giorni, in un campionato italiano che si è alzato di livello e un’Eurocup che è una piccola Eurolega. Questo naturalmente è stimolante, ma sappiamo che fin dal primo appuntamento ufficiale il 28 settembre con la semifinale di Supercoppa dobbiamo affrontare una partita alla volta senza porci obiettivi di risultato: il nostro scopo deve essere quello di diventare una squadra solida, capace di giocare ogni partita allo stesso modo».
Che avversari vi attendono nel prossimo campionato?
«Da tre anni a questa parte, complice l’arrivo di società importanti dalla serie A2 e gli investimenti di alcuni proprietari, si è alzato notevolmente il numero delle squadre che possono competere per arrivare fino in fondo. Milano e Venezia dispongono sulla carta di due roster di altissimo livello per budget e lunghezza del roster, ma anche Virtus Bologna e Sassari hanno allestito gruppi interessanti e credo che alla fine anche Avellino lo farà. Torino e Brescia sapranno confermare quanto hanno fatto vedere l’anno scorso. Poi ci sono sempre quattro o cinque squadre che si rivelano delle sorprese. Credo sarà il campionato dal livello più alto da quando Trento è in serie A1».
A proposito di Milano e Venezia, aver perso due finali scudetto consecutive potrà influire in maniera negativa sul rendimento dell’Aquila?
«Succederà se ci pensiamo. Quello che noi cerchiamo di fare e sono convinto faremo, è tirare una riga al primo allenamento, alla prima partita della stagione».