Corriere del Trentino

Internet è encicloped­ica, ma il libro dà più emozioni

Quello che manca se si cercano notizie in Internet Cliccando non si trovano sensazioni, odori, colori

- di Bruna Maria Dal Lago Veneri

Siamo ad agosto, culmine delle vacanze, dello stare assieme, in qualche modo dell’esporsi, anche fisicament­e, di mettersi a confronto con gli altri. Certo chi non può godere dell’essere in- sieme realmente, lo può essere virtualmen­te, mettendosi «online», di chattare, di confrontar­si , di scambiarsi idee, sensazioni, foto o quant’altro. Sarà che sono vecchia, ma mi è difficile pensare di poter parlare con uno che non vedo e non conosco.

Mi è sta chiesta molte volte «l’amicizia», ma a parte che non so davvero come si faccia, che vi posso dire, a me il finire «online» dà una certa sensazione di fastidio, quello di essere vista o considerat­a da tanti. È come quando ti metti per la prima volta il costume da bagno e sai di non essere pronta. Vista da tutti, da tutti chi, mi domando, chi vuoi che «clicchi» per cercare me, proprio nessuno, il mio è, se mai, un pubblico di lettori tradiziona­li, un pubblico al quale comunico i miei pensieri. Certo anche così scambio le mie idee e, alle volte, c’è chi mi risponde, mi contesta o chiede chiariment­i. E se fossi «online» e se a me uno ci arrivasse per caso?

È sempre la stessa storia. Devi scegliere da che parte stare e nelle situazioni complesse ci vuole coraggio e passione.

Coraggio e passione per fare che, se anch’io, per comodità e per non essere tagliata fuori, uso largamente di questo mezzo, il computer, che è riuscito in pochissimo tempo a farci tornare dal segno al simbolo.

C’era voluto molto per arrivare alla scrittura, cioè all’espression­e di idee, suoni, sensazioni mediante il tracciamen­to su una superficie di segni grafici convenzion­ali, lettere, cifre, note musicali ed altro. Mi piace scrivere anche se le mie parole mi smascheran­o, mi infilzano (con tutta la pregnanza dolorosa di questo verbo) su un mezzo che va minando il mio concetto di scrittura.

Scrittura che per me approda alla sequenza di parole scritte che formano un libro. So che si possono scrivere libri anche attraverso internet, ma io non ci arrivo.

Libro, dal latino liber, libri, che in antico significò «le scorze anteriori che sono fra il legno e il rugginoso» pellicola sotto la scorza degli alberi, che, come la pelle seccata, veniva usata per accogliere la scrittura.

«Il libro non è altro che pelli d’agnello ben rase raccolte fra due tavole, atte a contenere il mondo» scriveva nel 1342 Domenico Cavalca.

Concezione romantica la mia, certamente, ma comunque indicazion­e di qualcosa di prezioso, qualcosa da palpare, odorare, da amare o da bruciare.

Una cosa che cade sotto i sensi, sotto tutti i sensi.

Senso, dal latino sentire, percepire, ricevere impression­i prodotte da stimoli esterni.

Un piacere «sensuale». Un libro te lo porti a letto, ti fa arrossire, piangere, arrabbiare, scuote tutte la tua fantasia, le tue pulsioni, la tua sessualità.

Aihmé, sono arrivata al punto.

Il mio dizionario etimologic­o sulla parola sesso cita:

sexus, sexus (della quarta), da un presunto secare, cioè tagliare che, sul piano semantico, rispecchia «il taglio» risoluto delle specie animali nelle due categorie di maschile e femminile.

La variante neutra secus, deriverebb­e da secere, come

genus dalla radice di gignere. La variante femminile «sessa» è tutta un’altra cosa.

Per sessa si intende «la variazione periodica di un livello d’acqua d’un lago o di un mare interno, dovuta a moto pendolare».

In Italia il fenomeno fu dapprima studiato sul lago di Garda e il termine pare derivi dalla forma dialettale trentina «sessar» che vuol dire cedere, rinculare (absit iniuria) in ladino si dice sezar.

Quanta sensualità nella parola sesso.

Ma torniamo «online». Con tutta la mia propension­e allo «zapping» mentale io dovrei essere una delle più convinte adepte del nuovo metodo.

In Internet la sensazione dovrebbe essere molto meglio che nel consultare una encicloped­ia.

L’Encicloped­ia è stata l’ossessione del Seicento. Il libro dei libri, così veniva chiamata, quello che doveva essere la ripetizion­e speculare del mondo, sempre da aggiornare man mano che le sfere celesti ed umane si muovevano.

A parte che io (e lo ritengo una colpa) faccio prima a consultare la mia encicloped­ia che a trovare notizie in internet. Quello che mi spaventa e che nelle notizie in internet, cliccando, cliccando, mi mancano tutte le sensazioni, mi mancano gli odori, i colori e mi manca la sensualità.

La carta

Un'idea romantica la mia, qualcosa da palpare odorare

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