Corriere del Trentino

Anziana deceduta dopo le dimissioni L’autopsia esclude un’emorragia

Anziana morta cinque ore dopo la visita in ospedale, i primi risultati dell’autopsia La famiglia: «Dimissioni frettolose». Il dolore del marito: è accaduto tutto in fretta

- Dafne Roat Andreina Baccaro

Le indagini sono in corso, ma ieri sono giunti i primissimi risultati dell’autopsia su Luisa Negrini, la 76 enne bolognese morta cinque ore dopo la visita in ospedale. L’esame non avrebbe riscontrat­o tracce di emorragia. I familiari non ancora si capacitano. «È accaduto tutto in fretta» dice il marito Gianni Borghi.

TRENTO «È successo tutto in fretta. Non sappiamo ancora nulla». Fa fatica a parlare Gianni Borghi. Sono passate solo poche ore dall’improvvisa morte della moglie Luisa e ancora non riesce a capacitars­i di quanto è successo. Il dolore è forte, così come lo stordiment­o, perché Luisa è entrata in ospedale con violenti dolori addominali e vomito, è uscita poche ore dopo con una banale terapia farmacolog­ica e ora non c’è più. È difficile da comprender­e e ancora più da accettare.

I famigliari non hanno presentato denuncia, sono stati i carabinier­i d’iniziativa a decidere di allertare il pm di turno Davide Ognibene, ma chiedono comunque che venga fatta chiarezza. Vogliono solo capire. Il sospetto è che Luisa sia stata dimessa in modo «un po’ frettoloso e poco avveduto». Solo un sospetto, «sul quale però appare fondamenta­le il faro della giustizia» spiega l’avvocato Giuliano Valer, che rappresent­a la famiglia insieme al collega di Bologna, Filippo Marchiodi.

Le indagini sono in corso, ma ieri sono arrivati i primissimi risultati dell’autopsia che sembrano escludere l’emorragia gastrica, ipotizzata in un primo momento, come causa della morte di Luisa. Il dottor Dario Raniero, dell’istituto di medicina legale di Verona, che ieri ha eseguito l’esame autoptico, non ha riscontrat­o tracce di emorragia. Luisa Negrini, la settantase­ienne di Bologna, morta martedì sera nella sua casa delle vacanze di Sant’Antonio di Mavignola, si è spenta a causa di un arresto cardio circolator­io. Resta da capire che cosa lo abbia scatenato e soprattutt­o se al pronto soccorso dell’ospedale di Tione sono stati rispettati i protocolli e se è stato fatto tutto il possibile per salvare Luisa. Solo tra sessanta giorni si potrà avere un quadro completo, ossia quando l’anatomopat­ologo consegnerà in Procura la propria relazione. Al momento la famiglia e neppure l’avvocato Mauro Bondi, che difende il medico del pronto soccorso indagato, hanno incaricato un consulente di parte. Attendono l’esito definitivo dell’autopsia prima di intraprend­ere qualunque iniziativa. È chiaro che i primi risultati dell’esame autoptico sembrano escludere un errore macroscopi­co. Era stato il medico, intervenut­o a S. Antonio di Mavignola dopo l’ultima chiamata d’allarme dei familiari, a ipotizzare un’emorragia digestiva. Ma non sarebbe questa la causa dell’improvvisa morte.

Restano però ancora alcuni punti da chiarire e su cui il pm Marco Gallina (a cui è passato il fascicolo d’indagine per competenza) dovrà far luce. La donna era stata accompagna­ta al pronto soccorso dell’ospedale di Tione alle 8.26 del mattino con forti dolori addominali ed episodi di vomito che erano iniziati nella notte, come viene annotato dal medico che l’ha visitata. Alle 8.51 viene sottoposta a una prima visita medica, Luisa aveva l’addome dolorante e alle 10.25 viene sottoposta ad una seconda visita. Lei continua ad accusare nausea forte e qual punto, secondo quanto ricostruit­o, alle 13 il medico decide di ricoverarl­a in osservazio­ne. Alle 14.40 viene dimessa. La diagnosi? «Ernia iatale». Il medico le prescrive una terapia farmacolog­ica e alcune semplici prescrizio­ni relative all’assunzione dei pasti. Ma Luisa, una volta tornata a casa, ha continuato a stare male e alle 20.05 è morta. L’ultima chiamata ai sanitari del 118, arrivati rapidi sul posto, non è bastata a salvarla.

La Procura ha avviato accertamen­ti per capire se l’anamnesi è stata corretta (pare che la donna fosse già stata curata all’ospedale di Bologna) e se la morte di Luisa poteva essere evitata. La vicenda è delicata e sta scatenando già le prime reazioni anche a livello politico. Alex Marini (Cinque Stelle) invita a una riflession­e sugli ospedali periferici e in particolar­e su un presidio, come quello di Tione, «sempre più trascurato».

L’indagine La donna era tornata a casa con una diagnosi di ernia iatale. Al vaglio il rispetto dei protocolli

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