I sindaci: vaccini, nessun vigile
Asili, i Comuni usano prudenza. Zeni attacca Lega e M5S: governano, ma la legge è rimasta
La linea è univoca: non ci saranno agenti della polizia locale davanti alle scuole materne e della prima infanzia. Sarà così, almeno nei centri più grandi del Trentino: Rovereto, Pergine e Arco. I sindaci sono decisi: niente polizia. «Serve il dialogo, non il muso duro» commenta il sindaco di Arco, Alessandro Betta. È d’accordo il collega di Pergine, Roberto Oss Emer: «La situazione non è così drammatica, questa vicenda è stata gestita male».
La linea è univoca: non ci saranno uomini della polizia locale davanti alle scuole materne e della prima infanzia. Almeno, non accadrà nei centri più grandi del Trentino, come Rovereto, Pergine e Arco. A confermarlo sono i primi cittadini. Gli stessi che si sono visti recapitare la lettera con cui il governatore Ugo Rossi chiedeva la «massima collaborazione» con la possibilità di «disporre di un supporto della polizia locale al momento dell’ingresso dei bambini a scuola». Ma facciamo un passo in dietro. Domani si concluderà la vicenda che da un anno tiene in scacco Provincia, scuole e governo nazionale, quella per cui, secondo quanto previsto dalla legge 119 del 2017, potranno essere ammessi alle scuole dell’infanzia solo i bambini conformi agli obblighi vaccinali, pena l’espulsione. Per chi ha tra i 6 e i 16 anni, ovvero per chi frequenta la scuola dell’obbligo, le sanzioni sono invece (solo) di natura economica. In totale, stando alle informazioni del Servizio infanzia e istruzione del primo grado della Provincia, dovrebbero essere 500 i bambini tra i 3 e i 6 anni ancora non in regola, in media 1 o 2 casi per ogni scuola materna.
E domani, dopo numerose dilazioni apportate all’applicazione della normativa, così da consentire a tutti di adeguarsi, scatta l’ora «x». «Io non manderò nessuno della polizia locale a presidiare l’ingresso delle scuole — afferma il sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer — Non credo che la situazione sia così drammatica da richiedere una simile misura». «Se dovesse essere necessario — rassicura — io ci sarò. Ma sono sicuro che i genitori ricorreranno al buonsenso e non metteranno i bambini non conformi all’obbligo vaccinale in una situazione difficile come quella dell’espulsione». «Invito quindi alla prudenza — chiosa Oss Emer — soprattutto perché fino a oggi questa vicenda è stata gestita malissimo, sia a livello nazionale che locale».
E prudente è anche l’assessore all’Istruzione e vicesindaco di Rovereto, Cristina Azzolini: «Siamo molto tranquilli, la situazione è monitorata e i casi dei non adempienti a Rovereto sono pochi. Tutte le famiglie sono già state contattate personalmente e sono disponibili a collaborare. Sceglieremo la strada dell’umanità» chiarisce. Insomma, va bene far rispettare la legge ma senza arrivare al braccio di ferro. «C’è anche chi è corso ai ripari proprio venerdì cercando di fare una vaccinazione dell’ultimo minuto onde evitare di trovarsi in difficoltà lunedì. E questo, anche grazie alla collaborazione dell’Azienda sanitaria che è stata disponibile ad accelerare i tempi» fa sapere Azzolini.
Anche ad Arco la linea è la stessa e a richiamare tutti alla ragionevolezza è il sindaco Alessandro Betta: «Ho visto quello che ha chiesto il presidente Rossi e ho parlato con il comandante della nostra polizia locale, ma ho specificato che non voglio nessuno all’apertura delle scuole. La polizia interverrà solo in caso di forzature. Serve dialogo, non il muso duro. I genitori sono persone ragionevoli». Anche se, ricorda Betta, in questo momento oltre a essere arrabbiati con la Provincia sono anche delusi: «Si aspettavano molto dal nuovo governo che aveva promesso di cambiare la normativa e nulla è successo. Ognuno dovrà assumersi la propria responsabilità. Noi faremo rispettare la legge con calma e razionalità».