Palazzo Pizzini, storia protagonista
Carlo VI, Napoleone, Mozart, lo scià di Persia: ad Ala musicisti e condottieri
Carlo VI, Napoleone e poi Mozart. Nelle sue stanze hanno soggiornato celebri musicisti e condottieri, tra broccati cremisi e pavimenti a scacchiera in piera lavorata bianca e rosa. Racchiude secoli di storia e arte Palazzo Pizzini di Lenna ad Ala, costruito in via S. Caterina, nel cuore del paese, all’inizio del Settecento. La dimora, inaugurata nel 1716 dall’imperatore Carlo VI d’Asburgo, ha ospitato tanti personaggio, compreso lo scià di Persia.
TRENTO Si snoda attraverso i secoli, tra arcolai e pianoforti, la storia di Palazzo Pizzini– Di Lenna ad Ala. Costruito in via Santa Caterina, in pieno centro storico, all’inizio del Settecento, il palazzo si compone di tre diversi edifici, un tempo collegati tra loro da una passerella aerea come il Ponte dei Sospiri di Venezia. Ma ad incuriosire, oltre all’architettura barocca, è l’elenco di celebri musicisti e condottieri che hanno soggiornato nelle sue stanze comunicanti, tra broccati cremisi e pavimenti a scacchiera in pietra lavorata bianca e rosa.
Ad inaugurare la tradizione fu, nel 1716, l’imperatore Carlo VI d’Asburgo che, tornando a Vienna dopo una delle tante battaglie combattute dall’esercito del Sacro romano impero contro i turchi per annettere la Valacchia e la Serbia al Regno d’Ungheria, fece tappa nel comune lagarino. A rifocillare l’imperatore e il suo seguito pensarono Francesco e Nicolò Pizzini. Tre anni dopo, in segno di riconoscenza per i servigi prestati alla corona, i due fratelli ricevettero il titolo di baroni von Hochenbrunn e deciso di edificare un secondo palazzo di fronte a quello in cui l’imperatore stesso aveva dormito «affinché — scrive nelle sue memorie il frate cappuccino padre Gattioli — non avesse a venire fra i figliuoli loro motivo alcuno di togliersi dalla perfetta armonia e concordia».
Quasi un secolo più tardi, il 3 settembre 1796, alla vigilia della battaglia di Rovereto e dell’invasione francese del Trentino, il palazzo ospitò poi Napoleone Bonaparte che, dalla foresteria del piano nobile, dichiarò Ala la prima «municipalità repubblicana» dell’intera provincia. Nel corso dei secoli, i Pizzini accolsero nella propria dimora altre figure politiche di rilievo, quali l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, lo zar Nicola I di Russia e lo scià di Persia Nasser al-Din Shah Qajar, ma agli intrighi di corte preferirono sempre il commercio e le arti.
Originaria del LombardoVeneto, la famiglia era approdata in Trentino dopo una lunga odissea, che aveva per protagonista il capostipite Odorico di Castel Pizzino, fuggito da un duello a Brescia o nella bergamasca. Modesti «molinari», cioè mugnai, i Pizzini cominciarono a prosperare quando ad Ala si diffuse la coltivazione del baco da seta. Divenuti a tutti gli effetti impresari del gelso, contribuirono a trasformare il borgo contadino in una vera e propria «città di velluto», tappa obbligata per gli artisti che dalla Mitteleuropa scendevano in Italia. Tra loro il poeta tedesco Heinrich Heine, il pittore Eugenio Prati e il compositore Wolfang Amadeus Mozart, che per tre anni consecutivi, intorno al 1770, soggiornò nel palazzo di via Santa Caterina assieme al padre Leopold. Appena quattordicenne, Mozart intratteneva le nobildonne suonando l’organo, in una sala di rappresentanza quadrata, appositamente costruita con il pavimento in legno e le pareti concave per far sì che il suono si udisse in maniera omogenea in qualsiasi punto della stanza. A fare da cornice alle sue sonate una loggia balaustrata, abbellita con specchiere dorate, stucchi, tele e affreschi allegorici di Antonio Gresta, tra cui un grande medaglione raffigurante la gloria dell’agricoltura.
Una vocazione, quella di palazzo Pizzini per la musica, la cultura e la bellezza che si è conservata inalterata nel corso degli anni. Ogni prima domenica del mese infatti, nell’aria di via Santa Caterina risuonano le più celebri composizioni di Mozart, Schubert e Chopin, ma non si tratta di magia, bensì dei virtuosismi di Temenuschka Vesselinova Di Lenna. Originaria della Bulgaria e diplomata «cum laude» in pianoforte nella classe di Maria Tipo a Firenze, la Vesselinova nel 1996 si è trasferita a Palazzo Pizzini assieme al marito e alle figlie, trasformandone il piano terra in un museo-accademia per la conservazione e il restauro di pianoforti antichi, affinché il palazzo possa continuare ad assolvere la funzione di crocevia della musica e della cultura per la quale è stato costruito ormai tre secoli fa.