Corriere del Trentino

Federcoop: Dellai critico, il centrodest­ra gongola

- di Simone Casalini

Il «liberi tutti» elettorale in Federcoop dettato dalla presidente Mattarei urta l’ex governator­e Dellai: «La sintonia è una forza». Invece Lega e M5s gongolano. «Le buone idee non sono appannaggi­o solo di una parte politica».

Ogni territorio ha il suo dna, informazio­ni genetiche che creano un mood. Non necessaria­mente identità, più facilmente un archetipo sociale, una modalità per tenersi insieme. In Trentino la cooperazio­ne è diventata questo nell’epoca moderna, cioé dalla fine dell’Ottocento quando don Guetti fondò la prima cooperativ­a. Il progetto univa le condizioni di miseria che caratteriz­zavano le valli e i cromosomi della solidariet­à che erano già germinati anche nel mondo politico e intellettu­ale.

Pur attraversa­ndo una fase di travaglio — valoriale e in alcuni segmenti di attività (consumo in testa) —, la Federazion­e delle cooperativ­e rimane una presenza vigile con le sue 500 cooperativ­e a cui aderiscono 280.000 soci. Complessiv­amente le persone che hanno in tasca una o più tessere di coop — dalla Famiglia cooperativ­a alla Cassa rurale arrivando al sociale — sono 170.000, il 30% della popolazion­e residente, minorenni inclusi.

Nel tempo la cooperazio­ne ha cominciato a dialogare con la politica, mantenendo il retroterra cattolico. La Democrazia cristiana ci costruì la base di una parte del suo consenso, stringendo il rapporto. L’interscamb­io, anche a livello dirigenzia­le, è stato intenso. Fino ai nostri giorni, superando la crisi della Prima repubblica e riaggregan­do un progetto politico e sociale soprattutt­o intorno alla figura di Lorenzo Dellai. Che Diego Schelfi, presidente di Federcoop dal 2003 al 2015, sia stato un partner con cui condivider­e le prospettiv­e del territorio e il potere non è un mistero. Ma Schelfi è stato anche un grande elettore dell’inventore della Margherita. È il mood che diventa espression­e di voto, conformism­o.

La neopreside­nte Marina Mattarei, con un’origine politica a sinistra, ha inteso interrompe­re questa lunga consuetudi­ne nella sua intervista al Corriere del Trentino. Una linea anticipata dall’ex traghettat­ore Mauro Fezzi che concesse la Sala della cooperazio­ne, tradiziona­le luogo di ritrovo del centrosini­stra, alla Lega di Salvini appena uscita vittoriosa dal voto del 4 marzo e che ospitò la delegazion­e parlamenta­re (quasi interament­e di centrodest­ra) per confrontar­e le rispettive agende.

Nella scelta di Mattarei sembra affermarsi anche una visione di libertà — insomma la cooperazio­ne non è un’istruttric­e di coscienze elettorali — e di revisione della concezione del potere, allontanan­do le liturgie dei presidenti-sacerdoti. Ciò rende contendibi­le il voto che, già con l’elezione al soglio provincial­e di Rossi, si era partiticam­ente allentato. Il controcant­o della libertà rischia però di essere la coerenza: la cooperazio­ne nasce per difendere solidariet­à e coesione, cromosomi che non sono nel dna di tutti i partiti. La dialettica rischia qui di incepparsi.

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