Federcoop: Dellai critico, il centrodestra gongola
Il «liberi tutti» elettorale in Federcoop dettato dalla presidente Mattarei urta l’ex governatore Dellai: «La sintonia è una forza». Invece Lega e M5s gongolano. «Le buone idee non sono appannaggio solo di una parte politica».
Ogni territorio ha il suo dna, informazioni genetiche che creano un mood. Non necessariamente identità, più facilmente un archetipo sociale, una modalità per tenersi insieme. In Trentino la cooperazione è diventata questo nell’epoca moderna, cioé dalla fine dell’Ottocento quando don Guetti fondò la prima cooperativa. Il progetto univa le condizioni di miseria che caratterizzavano le valli e i cromosomi della solidarietà che erano già germinati anche nel mondo politico e intellettuale.
Pur attraversando una fase di travaglio — valoriale e in alcuni segmenti di attività (consumo in testa) —, la Federazione delle cooperative rimane una presenza vigile con le sue 500 cooperative a cui aderiscono 280.000 soci. Complessivamente le persone che hanno in tasca una o più tessere di coop — dalla Famiglia cooperativa alla Cassa rurale arrivando al sociale — sono 170.000, il 30% della popolazione residente, minorenni inclusi.
Nel tempo la cooperazione ha cominciato a dialogare con la politica, mantenendo il retroterra cattolico. La Democrazia cristiana ci costruì la base di una parte del suo consenso, stringendo il rapporto. L’interscambio, anche a livello dirigenziale, è stato intenso. Fino ai nostri giorni, superando la crisi della Prima repubblica e riaggregando un progetto politico e sociale soprattutto intorno alla figura di Lorenzo Dellai. Che Diego Schelfi, presidente di Federcoop dal 2003 al 2015, sia stato un partner con cui condividere le prospettive del territorio e il potere non è un mistero. Ma Schelfi è stato anche un grande elettore dell’inventore della Margherita. È il mood che diventa espressione di voto, conformismo.
La neopresidente Marina Mattarei, con un’origine politica a sinistra, ha inteso interrompere questa lunga consuetudine nella sua intervista al Corriere del Trentino. Una linea anticipata dall’ex traghettatore Mauro Fezzi che concesse la Sala della cooperazione, tradizionale luogo di ritrovo del centrosinistra, alla Lega di Salvini appena uscita vittoriosa dal voto del 4 marzo e che ospitò la delegazione parlamentare (quasi interamente di centrodestra) per confrontare le rispettive agende.
Nella scelta di Mattarei sembra affermarsi anche una visione di libertà — insomma la cooperazione non è un’istruttrice di coscienze elettorali — e di revisione della concezione del potere, allontanando le liturgie dei presidenti-sacerdoti. Ciò rende contendibile il voto che, già con l’elezione al soglio provinciale di Rossi, si era partiticamente allentato. Il controcanto della libertà rischia però di essere la coerenza: la cooperazione nasce per difendere solidarietà e coesione, cromosomi che non sono nel dna di tutti i partiti. La dialettica rischia qui di incepparsi.