Centrosinistra, la svolta: Tonini è l’anti-Fugatti
L’ex senatore: anziani e occupazione le priorità
Alla fine sarà Giorgio Tonini a sfidare Maurizio Fugatti alle elezioni del prossimo 21 ottobre. Ieri sera, dopo due giorni di conclave, l’Alleanza democratica e popolare per l’Autonomia ha scelto il suo candidato: il dem è stato indicato come nome di mediazione tra Ghezzi e Daldoss.
TRENTO C’è voluta una notte intera (o quasi) e un’altra giornata — questa volta sì, intera — per arrivare a una conclusione. Non senza ulteriori colpi di scena. Ma alla fine l’obiettivo è stato raggiunto: il candidato presidente dell’Alleanza democratica e popolare per l’Autonomia c’è. E sarà Giorgio Tonini.
Un risultato del tutto inaspettato, se si ripercorrono le ultime due giornate di dibattito: l’ex parlamentare del Pd infatti era sembrato paradossalmente l’outsider nella sfida a tre per la scelta del candidato, con il giornalista Paolo Ghezzi e l’ex assessore tecnico Carlo Daldoss ben più quotati negli interventi dei rappresentanti delle forze politiche dell’Alleanza.
Eppure, al termine di una estenuante «maratona» nella sede dem (dove gli esponenti di Pd, Upt, Futura2018 e Socialisti si sono rinchiusi per chiudere finalmente la partita), a spuntarla è stato proprio il nome considerato meno accreditato, ma alla fine risultato quello in grado di mediare tra le figure emerse e tra tutte le spinte in campo.
L’ultima parola di un percorso che definire accidentato è eufemistico è stata pronunciata ieri, verso le sette e mezza di sera. Alle spalle, ore e ore di confronti, botta e risposta, passi in avanti e nuovi stop, oltre a centinaia di messaggini e telefonate. In sostanza, gli esponenti dell’Alleanza si sono ritrovati in via Torre verde alle undici, dopo essersi salutati alle tre di notte. Con un elemento nuovo che, ieri mattina, ha scompaginato ulteriormente le carte: il comunicato dei sindaci civici Valduga e Oss Emer (ne riferiamo in pagina) per «sconfessare» l’avvicinamento di Daldoss all’Alleanza. Lasciando di fatto l’ex assessore tecnico «orfano» del suo progetto. E dei suoi sostenitori. Il primo giro di telefonate — a fare da ponte tra Daldoss e la sede del Pd sono stati gli esponenti dell’Upt — si è concentrato proprio su questa questione. Con un responso: Carlo — è stato detto al tavolo — non si tira indietro e e con lui anche due liste.
Da qui è ripartito il dibattito «fiume», con una prima sospensione subito dopo mezzogiorno per provare a riordinare le idee e capire gli orientamenti dei vari partiti. Nel primo pomeriggio, la barra sembrava pendere dalla parte di Daldoss, con l’ex assessore sostenuto da Upt e Socialisti, il giornalista strenuamente difeso dai «ghezziani» e il Pd diviso a metà. Tonini non pervenuto nei messaggi trapelati dalla riunione.
Poi la prima votazione, con la possibilità per ogni esponente al tavolo di dare due preferenze (con il metodo del second best). E qui ha ripreso quota Tonini. Daldoss è rimasto al primo posto delle preferenze per l’Upt (secondo Tonini), indicato anche dai Socialisti. Tonini invece è stato il candidato preferito dal segretario pd Muzio, che come seconda figura ha indicato Ghezzi. Nomi invertiti invece per Borgonovo Re e Manica, mentre i ghezziani hanno insistito sull’ex direttore dell’Adige.
Un meccanismo, questo, che alla fine ha premiato il candidato di mediazione, vale a dire lo stesso Tonini. Chiudendo le votazioni, ma non le discussioni. La riunione, infatti, è andata avanti ancora fino a sera, con ovvi malumori soprattutto tra le forze politiche legate a Ghezzi, anche se anche in casa upt qualcuno ha storto il naso. «Accettiamo l’esito» ha commentato Ghezzi. «È chiaro — ha aggiunto — che ci sono dei delusi. Ma va dato atto che è stato merito di Futura2018 se l’alleanza si è allargata con il dialogo con i civici e Daldoss. Poi è però mancata l’audacia a Pd e Upt. Ora cercheremo di fare la lista migliore possibile».
E il Patt? Ieri il segretario Panizza ha smorzato ogni entusiasmo: «Per noi la coalizione è finita e questi tavoli non hanno senso. Noi siamo aperti a 360 gradi per confrontarci con chi è in linea con i nostri valori. Nulla di più».
Franco Panizza «Per noi la coalizione è finita e questi tavoli non hanno senso. Non c’è alcun dialogo»