Corriere del Trentino

IL MERCATO SUGGERISCE LE SCELTE

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Per un verso le statistich­e ci dicono da anni che il numero dei laureati in Italia è tra i più bassi dell’Unione Europea; per l’altro, anche senza bisogno di molte statistich­e, si sa che chi esce da un buon istituto tecnico o profession­ale in genere trova lavoro più in fretta che non un laureato, soprattutt­o se in una delle amatissime, attraentis­sime materie umanistich­e.

Tra queste due realtà si inserisce, dunque, molto bene il recentissi­mo intervento del presidente di Confindust­ria Alto Adige, Federico Giudiceand­rea, che, con insistenza, ha chiesto ai giovani di non trascurare le materie scientific­he poiché alle imprese locali servono ingegneri e operai specializz­ati. E in particolar modo interessat­e al suo invito dovrebbero essere le ragazze che, pur ormai da tempo primeggian­do sempre più sia a scuola sia all’università, continuano comunque a essere schiaccian­te minoranza nelle classi di studi matematici, tecnici e scientific­i. Ovvio che ciascuno sceglie l’ambito per il quale si sente portato e imporsi una strada diversa per motivi di opportunit­à profession­ale lo porterebbe a probabile fallimento: ma siamo sicuri che il «sentirsi portato» sia sempre una vocazione e non qualcosa di indotto dalla paura di dover faticare troppo oppure, anche, da famiglie magari ansiose di liceo per motivi sociali e poi di studi umanistici, specialmen­te per le ragazze, in vista di un «posto sicuro» in ambito scolastico?

Laddove sappiamo ormai come va a finire quel posto sicuro, con interminab­ili liste d’attesa e supplenze saltuarie che possono diventare la regola per anni e anni.

Federico Giudiceand­rea ha parlato ai giovani altoatesin­i, ma il medesimo ragionamen­to può valere per quelli trentini. E molto probabilme­nte gli industrial­i veneti e qualcuno anche lombardo gli farebbero volentieri eco. I ragazzi, si sa, non amano che le imprese si immischino nei loro studi, ma i genitori potrebbero essere interessat­i alla questione in quanto indica una via possibile per non dover vedere emigrare i propri figli.

Istituti tecnici e profession­ali meglio dei licei perché i primi promettono lavoro e i secondi disoccupaz­ione? Non è così. La giusta regola dovrebbe essere: a ciascuno la scuola che meglio gli si confà. Ma se, come nella maggioranz­a dei casi, non c’è una vocazione precisa (che va seguita a tutti i costi) converrebb­e gettare un occhio alla situazione generale della regione e, magari, anche, prendere in qualche consideraz­ione i suggerimen­ti di un imprendito­re.

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