Boldrini: vedo rischio regresso anche in regione
Elezioni, l’analisi di Boldrini. «Occupazione femminile priorità»
Laura Bodrini, deputata di Leu ed ex presidente della Camera, oggi interverrà al convegno «Le molestie sul lavoro» (Facoltà di Giurisprudenza dalle ore 9) per presentare il suo disegno di legge sull’occupazione femminile che in Italia si arresta sotto il 50% (in Trentino il 62,1%). Un tema che si declina in più direzioni, tra cui quello della conciliazione lavoro-famiglia. Quali sono gli obiettivi principali?
«Questa proposta di legge prevede diverse misure: unifica tutti gli attuali bonus — bebè e maternità — e li rende permanenti, ancorandoli al reddito; prevede sgravi contributivi per le imprese che assumono donne vittime di violenza; incentivi per le donne che vogliono fare impresa; misure contro il gap salariale e sanzioni verso le aziende che lo attuano; misure premiali per chi abbatte ogni forma di discriminazione sui luoghi di lavoro e contro le molestie. Iniziative, infine, per una piena condivisione del lavoro domestico e di cura all’interno della coppia a partire dal rendere permanente quel congedo obbligatorio di paternità che è ancora in fase sperimentale e che scadrà alla fine dell’anno».
Come sta portando avanti questa proposta?
«Sto costruendo i dettagli con un tour di incontri in molte città italiane, incontrando associazioni femministe, lavoratrici, imprenditrici, docenti universitarie e ricercatrici. Proprio ad una giovane ricercatrice che si era laureata a Trento, Valeria Solesin, uccisa nell’attentato terroristico al Bataclan di Parigi il 13 novembre del 2015, ho voluto dedicare questa legge. So benissimo che queste misure non basteranno da sole a raggiungere la quota del 62% di occupazione, come nella media europea, se nel nostro Paese non si compirà la scelta strategica di assumere la lotta alla disoccupazione e alla precarietà in generale come una priorità».
Oltre all’aspetto dell’occupazione, un altro lato del problema è l’accesso delle donne ai posti apicali. Qual è a suo giudizio la situazione?
«La situazione è del tutto insoddisfacente. Sono ancora troppo poche le donne ai vertici della politica, dell’economia, delle professioni. Eppure tutte le statistiche dimostrano che le ragazze studiano di più, si laureano in un numero maggiore, superano più agevolmente i concorsi. Occorre abbattere il soffitto di cristallo».
Il Trentino sperimenterà alle prossime elezioni provinciali la doppia preferenza di genere. Nella legislatura che si avvia a conclusione le consigliere erano 6 su 35 (17%) e solo una donna nella giunta. A livello comunale la situazione non è migliore. Pensa che la legge possa essere efficace?
«Guardando alla situazione parlamentare, quella in corso è la legislatura con il più alto numero di donne: il 34%. Purtroppo a questo record ha corrisposto una composizione del governo (solo 11 donne su 63 componenti) che è invece un record negativo nella storia recente. Una percentuale che ci avvicina più a Kabul che a Parigi o Madrid. Non sono una tifosa delle quote rosa perché le donne hanno la preparazione e le competenze necessarie per emergere. Ma il loro cammino è ostacolato da discriminazioni e finché queste persisteranno servono norme anti-discriminatorie».
Rimanendo sempre in tema di elezioni provinciali, per la prima volta il centrodestra a guida leghista ha la possibilità concreta di vincere in Trentino dopo aver fatto 20 anni di opposizione. Il centrosinistra autonomista si è invece spaccato. Come valuta il rischio di vittoria leghista? A cosa attribuisce l’ascesa della nuova Lega nazionale di Salvini?
«Mi consenta una premessa: ieri il Tribunale del riesame ha confermato che la Lega deve restituire 49 milioni sottratti allo Stato e dato che questo sono soldi dei cittadini colui che va in giro predicando #PrimaGliItaliani ha il dovere di onorare queste sentenze della magistratura. La sua ascesa elettorale? È dovuta al fatto che sta strumentalizzando il disagio sociale e il malessere che deriva dalla crisi economica indicando all’opinione pubblica capri espiatori e facendo promesse che, però, non sta mantenendo. Che fine hanno fatto la flat tax, la riduzione delle accise sulla benzina, l’abolizione della legge Fornero e il reddito di cittadinanza? La sua politica sta cambiando la collocazione dell’Italia nello scenario europeo: non più con i paesi fondatori dell’Unione ma vicina a quel gruppo di Visegrad che vuole indebolire e disintegrare il processo di integrazione europea. E questa, mi lasci dire, per un territorio di frontiera e di scambio fra culture diverse come il Trentino Alto Adige, mi sembra prospettiva di regressione che guarda al passato e non al futuro. Mi auguro che anche in Trentino si possa costruire per le elezioni provinciali una coalizione di forze progressiste, ambientaliste e autonomiste che sappia rinnovare un’importante tradizione democratica di questa provincia e sappia farsi carico delle istanze di cambiamento che vengono dalla popolazione».
La sinistra sembra fare molta fatica a penetrare nell’opinione pubblica e a ricostruire una connessione politica con la società. Ha ancora un futuro Leu?
«Quella del 4 marzo è stata una sconfitta per tutti i partiti e le forze progressiste, da Più Europa a Potere al Popolo, passando per il Pd e Leu. Io penso che nessuno di questi partiti da solo, e rimanendo quello che è oggi, possa avere un futuro. Ci sono tanti mondi che non si sono sentiti rappresentati e che pure stanno reagendo alle politiche illiberali del governo. Per questo ho proposto per le prossime elezioni europee di dar vita a una lista unitaria di tutto il campo progressista che non abbia simboli di partito e che sia formata da rappresentanti dell’associazionismo laico e cattolico, dei movimenti ecologisti e femministi, del mondo del lavoro, delle comunità Lgbt, dei sindaci e delle esperienze civiche. A sinistra servono nuove politiche e nuovi protagonisti».
Le elezioni potrebbero far registrare un’avanzata delle destre. Qual è la sua idea di Europa e di riforma dell’Europa posto che esiste realmente un problema di democrazia e di burocratizzazione delle strutture dell’Unione? Quale proposta promuoverete per la gestione dell’immigrazione?
«Io ho proposto uno slogan: cambiare l’Europa per salvare l’Europa. L’Europa da salvare di fronte all’offensiva dei nazionalisti non è né quella delle burocrazie né quella delle politiche di austerità, ma è quel progetto di pace e di giustizia sociale che fu elaborato da Altiero Spinelli e dagli antifascisti di Ventotene e che ha poi assicurato 70 anni di progresso e di convivenza pacifica fra i popoli europei. È l’Europa del diritto e del welfare, della libera circolazione interna e dell’Erasmus. E quello dell’immigrazione non sarebbe un problema né tantomeno un’emergenza se ciascuno dei 28 paesi dell’Ue si facesse carico dell’accoglienza. Ma chi impedisce che questo avvenga? Sono proprio quei governi del cosiddetto gruppo di Visegrad che tanto piacciono a Salvini e a questo governo. Ho il sospetto che Salvini non voglia risolvere la questione migratoria, che è ancora regolata da una legge che si chiama Bossi-Fini, ma soltanto enfatizzarla e strumentalizzarla. Se non ci fosse questo problema non saprebbe più di che parlare. Sapete quanti post e tweet Matteo Salvini ha dedicato dal 2011 a oggi contro gli immigrati? Quasi 20.000. Una vera ossessione».
La battaglia La proposta di legge porta il nome di Valeria Solesin
Immigrazione Dal leader leghista 20.000 tweet in 7 anni. È ossessionato
Europee Il campo progressista corra con una lista