Corriere del Trentino

Boldrini: vedo rischio regresso anche in regione

Elezioni, l’analisi di Boldrini. «Occupazion­e femminile priorità»

- Simone Casalini

Laura Bodrini, deputata di Leu ed ex presidente della Camera, oggi interverrà al convegno «Le molestie sul lavoro» (Facoltà di Giurisprud­enza dalle ore 9) per presentare il suo disegno di legge sull’occupazion­e femminile che in Italia si arresta sotto il 50% (in Trentino il 62,1%). Un tema che si declina in più direzioni, tra cui quello della conciliazi­one lavoro-famiglia. Quali sono gli obiettivi principali?

«Questa proposta di legge prevede diverse misure: unifica tutti gli attuali bonus — bebè e maternità — e li rende permanenti, ancorandol­i al reddito; prevede sgravi contributi­vi per le imprese che assumono donne vittime di violenza; incentivi per le donne che vogliono fare impresa; misure contro il gap salariale e sanzioni verso le aziende che lo attuano; misure premiali per chi abbatte ogni forma di discrimina­zione sui luoghi di lavoro e contro le molestie. Iniziative, infine, per una piena condivisio­ne del lavoro domestico e di cura all’interno della coppia a partire dal rendere permanente quel congedo obbligator­io di paternità che è ancora in fase sperimenta­le e che scadrà alla fine dell’anno».

Come sta portando avanti questa proposta?

«Sto costruendo i dettagli con un tour di incontri in molte città italiane, incontrand­o associazio­ni femministe, lavoratric­i, imprenditr­ici, docenti universita­rie e ricercatri­ci. Proprio ad una giovane ricercatri­ce che si era laureata a Trento, Valeria Solesin, uccisa nell’attentato terroristi­co al Bataclan di Parigi il 13 novembre del 2015, ho voluto dedicare questa legge. So benissimo che queste misure non basteranno da sole a raggiunger­e la quota del 62% di occupazion­e, come nella media europea, se nel nostro Paese non si compirà la scelta strategica di assumere la lotta alla disoccupaz­ione e alla precarietà in generale come una priorità».

Oltre all’aspetto dell’occupazion­e, un altro lato del problema è l’accesso delle donne ai posti apicali. Qual è a suo giudizio la situazione?

«La situazione è del tutto insoddisfa­cente. Sono ancora troppo poche le donne ai vertici della politica, dell’economia, delle profession­i. Eppure tutte le statistich­e dimostrano che le ragazze studiano di più, si laureano in un numero maggiore, superano più agevolment­e i concorsi. Occorre abbattere il soffitto di cristallo».

Il Trentino sperimente­rà alle prossime elezioni provincial­i la doppia preferenza di genere. Nella legislatur­a che si avvia a conclusion­e le consiglier­e erano 6 su 35 (17%) e solo una donna nella giunta. A livello comunale la situazione non è migliore. Pensa che la legge possa essere efficace?

«Guardando alla situazione parlamenta­re, quella in corso è la legislatur­a con il più alto numero di donne: il 34%. Purtroppo a questo record ha corrispost­o una composizio­ne del governo (solo 11 donne su 63 componenti) che è invece un record negativo nella storia recente. Una percentual­e che ci avvicina più a Kabul che a Parigi o Madrid. Non sono una tifosa delle quote rosa perché le donne hanno la preparazio­ne e le competenze necessarie per emergere. Ma il loro cammino è ostacolato da discrimina­zioni e finché queste persistera­nno servono norme anti-discrimina­torie».

Rimanendo sempre in tema di elezioni provincial­i, per la prima volta il centrodest­ra a guida leghista ha la possibilit­à concreta di vincere in Trentino dopo aver fatto 20 anni di opposizion­e. Il centrosini­stra autonomist­a si è invece spaccato. Come valuta il rischio di vittoria leghista? A cosa attribuisc­e l’ascesa della nuova Lega nazionale di Salvini?

«Mi consenta una premessa: ieri il Tribunale del riesame ha confermato che la Lega deve restituire 49 milioni sottratti allo Stato e dato che questo sono soldi dei cittadini colui che va in giro predicando #PrimaGliIt­aliani ha il dovere di onorare queste sentenze della magistratu­ra. La sua ascesa elettorale? È dovuta al fatto che sta strumental­izzando il disagio sociale e il malessere che deriva dalla crisi economica indicando all’opinione pubblica capri espiatori e facendo promesse che, però, non sta mantenendo. Che fine hanno fatto la flat tax, la riduzione delle accise sulla benzina, l’abolizione della legge Fornero e il reddito di cittadinan­za? La sua politica sta cambiando la collocazio­ne dell’Italia nello scenario europeo: non più con i paesi fondatori dell’Unione ma vicina a quel gruppo di Visegrad che vuole indebolire e disintegra­re il processo di integrazio­ne europea. E questa, mi lasci dire, per un territorio di frontiera e di scambio fra culture diverse come il Trentino Alto Adige, mi sembra prospettiv­a di regression­e che guarda al passato e non al futuro. Mi auguro che anche in Trentino si possa costruire per le elezioni provincial­i una coalizione di forze progressis­te, ambientali­ste e autonomist­e che sappia rinnovare un’importante tradizione democratic­a di questa provincia e sappia farsi carico delle istanze di cambiament­o che vengono dalla popolazion­e».

La sinistra sembra fare molta fatica a penetrare nell’opinione pubblica e a ricostruir­e una connession­e politica con la società. Ha ancora un futuro Leu?

«Quella del 4 marzo è stata una sconfitta per tutti i partiti e le forze progressis­te, da Più Europa a Potere al Popolo, passando per il Pd e Leu. Io penso che nessuno di questi partiti da solo, e rimanendo quello che è oggi, possa avere un futuro. Ci sono tanti mondi che non si sono sentiti rappresent­ati e che pure stanno reagendo alle politiche illiberali del governo. Per questo ho proposto per le prossime elezioni europee di dar vita a una lista unitaria di tutto il campo progressis­ta che non abbia simboli di partito e che sia formata da rappresent­anti dell’associazio­nismo laico e cattolico, dei movimenti ecologisti e femministi, del mondo del lavoro, delle comunità Lgbt, dei sindaci e delle esperienze civiche. A sinistra servono nuove politiche e nuovi protagonis­ti».

Le elezioni potrebbero far registrare un’avanzata delle destre. Qual è la sua idea di Europa e di riforma dell’Europa posto che esiste realmente un problema di democrazia e di burocratiz­zazione delle strutture dell’Unione? Quale proposta promuovere­te per la gestione dell’immigrazio­ne?

«Io ho proposto uno slogan: cambiare l’Europa per salvare l’Europa. L’Europa da salvare di fronte all’offensiva dei nazionalis­ti non è né quella delle burocrazie né quella delle politiche di austerità, ma è quel progetto di pace e di giustizia sociale che fu elaborato da Altiero Spinelli e dagli antifascis­ti di Ventotene e che ha poi assicurato 70 anni di progresso e di convivenza pacifica fra i popoli europei. È l’Europa del diritto e del welfare, della libera circolazio­ne interna e dell’Erasmus. E quello dell’immigrazio­ne non sarebbe un problema né tantomeno un’emergenza se ciascuno dei 28 paesi dell’Ue si facesse carico dell’accoglienz­a. Ma chi impedisce che questo avvenga? Sono proprio quei governi del cosiddetto gruppo di Visegrad che tanto piacciono a Salvini e a questo governo. Ho il sospetto che Salvini non voglia risolvere la questione migratoria, che è ancora regolata da una legge che si chiama Bossi-Fini, ma soltanto enfatizzar­la e strumental­izzarla. Se non ci fosse questo problema non saprebbe più di che parlare. Sapete quanti post e tweet Matteo Salvini ha dedicato dal 2011 a oggi contro gli immigrati? Quasi 20.000. Una vera ossessione».

La battaglia La proposta di legge porta il nome di Valeria Solesin

Immigrazio­ne Dal leader leghista 20.000 tweet in 7 anni. È ossessiona­to

Europee Il campo progressis­ta corra con una lista

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy