Corriere del Trentino

Tecnologie e scorciatoi­e pericolose

- Di Cesare Scotoni * * Ingegnere, esponente «Rete Demos»

Anagrafica­mente ci siamo spesso trovati a dovere fare i conti con crisi e cambiament­i. Normale, direi. Si tratta di processi medianti i quali qualcosa o qualcuno diventa diverso, cambia il suo modo di essere perché influenzat­o da ciò che lo circonda. Crisi e cambiament­i, insomma, segnano il nostro modo di agire e quindi di rapportarc­i con gli altri. Così possiamo affermare che alcune tecnologie, e soprattutt­o alcuni dei modi in cui le tecnologie vengono impiegate, mutano il modo di percepire il cambiament­o e inducono chi le utilizza a dover adeguarsi. Le tecnologie, insomma, non vanno viste come strumenti di chiusura, ma di grande apertura. L’innovazion­e ha portato molteplici benefici. Non ci si deve piegare in maniera totale alla tecnica, ovviamente, ma bisogna gestirla e utilizzarl­a per ricavarne i maggiori vantaggi. Negli ultimi quindici anni, con l’avvento di internet, si sono raggiunti importati risultati nella gestione della vita quotidiana come pure dell’economia. La possibilit­à di connetterc­i con il mondo rimando fermi in uno stesso posto ha offerto spazi e forme nuove a moltissime attività, inclusa la politica.

Non vi è mai nulla che resti eguale nel tempo. Ora la «quantità» delle opzioni disponibil­i, il costo delle stesse, la velocità con cui si reperiscon­o hanno creato ulteriori possibilit­à di scambio. Abbiamo chiamato quest’epoca «della disinterme­diazione e della dematerial­izzazione»; abbiamo recepito forme di maggior flessibili­tà e fatto della globalizza­zione un valore alla portata di tutti. Un domani non troppo lontano si andrà anche a mutare il modo stesso delle forme di relazione. Attenzione, guai a credere che l’innovazion­e sia però la panacea di tutti i mali. Ciò che si deve comprender­e è che oggi senza un adeguato investimen­to tecnologic­o si corre il rischio di arrancare. Certo, se un bambino deve nascere in una valle alpina di notte mentre nevica, non vi potrà essere un’App che si sostituisc­e al medico. L’uomo in determinat­i casi — e quello della sanità lo è senza ombra di dubbio — rimane ancora strategico. Quindi, un’ostetrica in zona è presenza indispensa­bile. Ostetrica che potrà però avere appoggio e assistenza anche da grande distanza grazie all’uso delle nuove tecnologie. Se poi in un ospedale periferico vi saranno più sale operatorie, e non solo due riservate specificat­amente a ginecologi­a e ostetricia, sarà sufficient­e lavorare sul contesto organizzat­ivo per evitare spostament­i a rischio per puerpera e bambino. In questo la tecnologia è quindi a supporto e non a discapito della qualità della vita delle comunità poste in contesti geografici marginali.

Dico ciò perché uno degli elementi critici dell’ultima legislatur­a è stata la totale incapacità da parte degli amministra­tori di utilizzare e proporre in positivo i vantaggi delle tecnologie e di costruire così un rapporto proficuo tra i luoghi in cui si crea innovazion­e (il nostro territorio può contare su tre enti di ricerca di altissimo livello) e chi doveva innovare il sistema Trentino e di conseguenz­a alzare il livello di qualità della vita delle comunità che lo animano. Si è preferito vivacchiar­e, giocare di rimessa in un momento invece in cui bisognava correre, imporsi. Questo solo per conservare un sistema di potere costruito sulla mediazione di interessi. Una delibera preelettor­ale per stabilizza­re all’interno dell’apparato della pubblica amministra­zione oltre 400 persone senza il fondamenta­le requisito dell’aver superato un concorso, si è trasformat­a in una mossa capace di svilire l’impegno di chi credeva che la pubblica amministra­zione provincial­e fosse un elemento di competitiv­ità dell’intero sistema. Non è cercando scorciatoi­e che si sfugge a un monitoragg­io, interno ed esterno, in cui l’incapacità di progettare la spesa o il favorire il sodale di sempre hanno lo stesso peso in termini di credibilit­à di un territorio.

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