Corriere del Trentino

L’EMBLEMA CHE RESTA A CASA

- Di Simone Casalini

Carlo Daldoss rimarrà l’emblema delle elezioni provincial­i anche se lui non ci sarà. Ha lavorato per costruire una lista al servizio della ricandidat­ura del governator­e uscente Ugo Rossi, ne ha preso le distanze dopo il voto del 4 marzo per dialogare con l’Upt, ha indossato i panni del candidato presidente dell’area civica e li ha sfilati per accomodars­i al tavolo del centrosini­stra. Infine, ha scelto di ritirarsi perché, sintetizza­ndo, la coalizione uscente non ha ripagato politicame­nte la sua rottura del fronte civico con il ruolo da protagonis­ta. I riflettori si spengono su di lui e sul progetto del civismo (scelta definitiva?) che intendeva replicare un terzo spazio alternativ­o a livello provincial­e, ma ha trovato delle oggettive difficoltà di consenso e di allestimen­to delle liste nonostante l’abilità, quasi da bluffatori, a rimanere al centro della scena politica, dettando a lungo le regole d’ingaggio.

Daldoss (e non solo lui) è anche l’emblema dell’iper-personaliz­zazione in cui è precipitat­a la politica trentina. Non esistono valutazion­i d’insieme, ma aspirazion­i personali. I giudizi che contrastan­o con queste vengono accantonat­i. C’è un diritto aprioristi­co a vedersi riconosciu­to anche ciò che gli altri non sono disposti a riconoscer­e o che la fenomenolo­gia del reale quanto meno pone in discussion­e. Così facendo la progettual­ità politica e i contenuti — le grandi suggestion­i che sono trait d’union dei destini — sono stati accantonat­i, rimossi.

L’unico esempio in controtend­enza lo ha offerto Paolo Ghezzi, accettando a malincuore il verdetto.

Con l’ultimo capitolo scritto ieri dall’ex assessore tecnico, si delinea anche il quadro delle candidatur­e. Il centrosini­stra — che correrà come Alleanza democratic­a e popolare per l’Autonomia — dovrà giocare una partita di rincorsa sul centrodest­ra, penalizzat­a anche dal modesto spettacolo offerto in questi mesi. Lo scisma del Patt non è stato compensato al centro, ma l’Unione per il Trentino — il partito più in crisi della coalizione — potrà forse giovarsi dell’assenza dei civici. Giorgio Tonini è passato come nome di mediazione, di fatto un lucky loser. Dovrà convincere l’elettorato moderato, assai volubile, a scommetter­e sulla nuova coalizione e quello di sinistra, più movimentis­ta, a non rifluire nell’astensioni­smo o in proposte più radicali. Su questo versante agirà la candidatur­a di Ghezzi, capace comunque di rianimare un’area da tempo alla deriva. Funzionerà anche in assenza di leadership? Qualcosa, probabilme­nte, si perderà.

Tonini e Ghezzi hanno punti di forza e di debolezza e si compensano. Tonini depotenzia l’esigenza di cambiament­o — almeno quella intesa per sedare le esigenze dell’opinione pubblica — ma non si sovrappone ai personalis­mi interni ai dem e può garantire il partito di maggioranz­a relativa rispetto ad un’emorragia di voti che era già in cammino verso l’area di Ghezzi. È una candidatur­a di servizio che, in caso di sconfitta, potrà favorire l’ascesa di altre leadership. In teoria, rispetto a Ghezzi, doveva agevolare una maggiore coesione, ma il caso Daldoss sembra ridimensio­nare questo aspetto. Ghezzi era invece un nome più spendibile nell’ottica della discontinu­ità, nonostante tra i suoi sostenitor­i ci siano anche capitani di lungo corso. Per molti avrebbe avuto una capacità di mobilitazi­one superiore, forse meno nella palude centrista. Alla fine ha deciso l’Upt che pure aveva fatto trapelare un suo possibile sostegno.

Nel complesso la coalizione di centrosini­stra ne esce minimizzat­a e con un profilo politico da ricostruir­e. Il leghismo ha la consistenz­a patrimonia­le del vento nazionale, Tonini e la sua alleanza dovranno inventarsi un sogno collettivo se vorranno invertire il piano inclinato del voto. L’elezione tenderà inevitabil­mente a polarizzar­si tra gli schieramen­ti della tradizione politica (centrosini­stra e centrodest­ra) con il Movimento 5 stelle che agirà per ritagliars­i il ruolo di ago della bilancia e il Patt che rispolvere­rà l’identità. Le percentual­i faranno la differenza.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy