Alleanza, su Tonini i nervi sono ancora tesi Ma il dem intima: «Ora finiamola di dividerci»
Boato: «Ghezzi era il cambiamento». Fravezzi (Upt) frena i suoi: l’avversario è la Lega
Manica Ero per il rinnovamento Ma ora restiamo uniti
Il giorno dopo è come quello prima. Acque agitate nel centrosinistra. Non si placano infatti i malumori dentro a partiti e movimenti dell’Alleanza democratica e popolare per l’Autonomia dopo la scelta di candidare alla presidenza l’ex senatore dem Giorgio Tonini.
Il candidato dell’Upt Carlo Daldoss si sfila («torno a vita privata») togliendosi autentici macigni dalla scarpa nel ripercorrere le ore di martedì e mercoledì al tavolo delle trattative: «La gentilezza di quel tavolo è grande come un granellino di sabbia» ha sbottato ieri in conferenza stampa, accusando il Pd di una scelta egoista.
Tonini con garbo rimanda al mittente le accuse: «Comprendo l’amarezza personale e mi dispiace per il passo indietro. Carlo sa perfettamente che il Pd ha lavorato per tenere unita l’Alleanza. Il mio nome è stato scelto dopo giorni di travaglio come mediazione tra tutte le anime». Tonini si augura di recuperare il contributo di Daldoss, ma guarda già avanti:«Spero ancora che possa esserci spazio per un dialogo costruttivo. Io stesso questa mattina (ieri ndr) ho provato a chiamarlo e gli ho lasciato un messaggio in segreteria. Ho confidato che potesse fare una lista civica a nostro sostegno. A questo punto valuteremo il da farsi con gli amici dell’Upt».
«Ribadisco — conclude Tonini — che non abbiamo bisogno di ulteriori spaccature. Anche per questo, stiamo facendo un pressing insistente con il Patt nella speranza di un loro riavvicinamento».
Mentre se Paolo Ghezzi — fino all’altro ieri il candidato in pectore della coalizione — con un accorato post su facebook invita i suoi alla lealtà e all’unità («giocherò fino in fondo la partita anche se non mi hanno dato la fascia di capitano»), tra i ghezziani la rabbia serpeggia. Il verde Marco Boato, che di Futura 2018 è tra gli animatori, è secco: «E’ stata scelta la continuità e non il cambiamento. Pd e Upt non hanno avuto il coraggio di innovarsi, purtroppo prigionieri di una vecchia politica». Boato precisa: «Non è in discussione la stima per la figura di Giorgio Tonini, ma non si è avuto il coraggio di cambiare profondamente. Ghezzi invece questo coraggio l’ha manifestato ed era il vero garante dell’apertura della coalizione, in particolare con Daldoss e anche con il Patt. Ma soprattutto Ghezzi avrebbe rimotivato migliaia di cittadini disorientati».
Sembra placarsi invece la discussione nel Pd. Anche se i democratici che sostenevano Ghezzi ora vogliono una compensazione nelle liste. «Io stesso ero per Ghezzi — dice Alessio Manica, che del Pd è capogruppo provinciale — ma ora che si è deciso siamo tutti con Tonini, che rappresenta una scelta di competenza e un profilo fortemente politico per una campagna elettorale che sarà molto politica. Certo, ora bisogna che nelle liste trovi rappresentanza chi voleva il rinnovamento di Ghezzi».
L’Upt dal canto suo è spaccata. La linea ufficiale è quella minimalista e diplomatica che esprime uno dei portavoce del partito, l’ex senatore Vittorio Fravezzi: «I mal di pancia sono fisiologici. Ogni partito e movimento aveva un suo candidato e quando si fa sintesi politica è normale che ci sia del malcontento. Ma ha prevalso il senso di responsabilità di ognuno. Noi ringraziamo Daldoss, che era il nostro candidato e che poteva rappresentare al meglio il riformismo popolare e civico molto diffuso in Trentino, ma ci saremo noi dell’Upt a portare avanti con ancora maggiore forza queste istanze. Tuttavia assicuro che anche Giorgio Tonini — che ha sempre recepito i nostri valori — offre garanzie in tal senso. E una cosa deve essere chiara: il vero avversario è la destra della Lega che vuole spaccare la comunità trentina con gli egoismi e le paure».
In realtà dentro all’Upt c’è il timore che l’ex Ds Tonini spaventi gli elettori centristi, rassicurati invece dalla figura di Daldoss. E’ il pensiero di Gianpiero Passamani, capogruppo provinciale dell’Upt, che però ufficialmente si trincera dietro a un «no comment» piuttosto polemico: «Sono in silenzio stampa, lo scriva».
Ma Manica del Pd al proposito si mostra tranquillo: «Tonini è un intellettuale cattolico, l’area popolare con lui è rappresentata al meglio».
Passamani No comment Meglio il silenzio stampa in questi casi