Di Maio: «No a intese post voto»
«Noi pensiamo al cittadino, gli altri alle poltrone. Abbiamo scoperchiato lo scandalo vitalizi»
«Il Trentino-Alto Adige rappresenta un territorio dove il M5S sta ottenendo risultati concreti. Le intese? Noi mettiamo al centro gli interessi dei cittadini con un programma chiaro. Le altre forze politiche stanno invece dando priorità alle poltrone». Il vicepremier Luigi Di Maio, con un’intervista al Corriere del Trentino, lancia la campagna pentastellata in vista delle prossime elezioni. Apre il dialogo con gli imprenditori. «Voglio incontrarli» annuncia. E promette misure per la sburocratizzazione. Parla anche dello «scandalo vitalizi».«Solo noi potremo eliminare un insopportabile privilegio che danneggia anche l’immagine delle due Province».
La missione istituzionale in Cina, alla ricerca di nuovi mercati e nuove alleanze, non distoglie lo sguardo del vicepremier Di Maio dalle sfide dei territori. Le relazioni con gli imprenditori, le imminenti elezioni in Trentino-Alto Adige, la necessità di contendere il bacino elettorale alla Lega al nord, l’affaire Olimpiadi sono tutte questione aperte, in attesa di una composizione.
Vicepremier Di Maio, il 21 ottobre verranno celebrate le elezioni nelle Province autonome di Trento e Bolzano. Quali sono gli obiettivi elettorali? In Trentino se nessuna coalizione raggiungerà il 40% non scatterà il premio di maggioranza e il Movimento 5 stelle potrebbe essere l’ago della bilancia in consiglio. Lei sarebbe favorevole ad un accordo post-elettorale su un programma preciso? In Alto Adige la Svp può essere interlocutore del vostro Movimento?
«Il Trentino-Alto Adige rappresenta un territorio dove il M5S sta ottenendo risultati concreti. La vicenda dei vitalizi è emblematica, siamo stati noi a portare alla luce questo scandalo e solo noi potremo sanarlo eliminando, una volta per tutte, un insopportabile privilegio che danneggia anche l’immagine delle due Province. Anche la questione dei punti nascite, su cui il M5S è l’unico ad impegnarsi concretamente per rimediare alle scelte gravissime del centrosinistra, dimostra che la vecchia politica ha fallito. I nostri candidati Degasperi e Nicolini sapranno rilanciare l’autonomia, questo è il governo che più ha a cuore le ragioni del decentramento e per la prima volta gli Statuti speciali possono diventare un modello di buongoverno per tutto il Paese. Quanto alle intese, noi vogliamo mettere al centro gli interessi dei cittadini con un programma chiaro. Mi sembra che invece le altre forze politiche, come al solito, stiano dando la priorità alle poltrone».
Alle ultime elezioni politiche il Movimento 5 stelle ha ricevuto un forte apprezzamento nel Centro-sud del Paese. Nel Nord ha prevalso la coalizione di centrodestra e la Lega. Il risultato è stato comunque incentivante: 27,5% in Emilia-Romagna, il 25% in Veneto, il 19,5% in TrentinoAlto Adige. Come pensa di poter incrementare il consenso in questi territori e su quali temi?
«Siamo l’unica forza politica ad avere ottenuto un consenso ampio e omogeneo su tutto il territorio e, al di là delle fisiologiche fluttuazioni nelle varie regioni, siamo cresciuti anche nel Nord Italia. L’aumento dei voti rispetto alle scorse politiche proprio in regioni come l’Emilia-Romagna, il Veneto e il Trentino-Alto Adige segna un trend positivo per il M5S che tuttora riscontriamo incontrando cittadini e imprenditori. Il nostro obiettivo, a livello locale e nazionale, è continuare a dare risposte concrete, mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale. Sembra un fatto straordinario mentre per noi è la normalità. Con il governo del cambiamento la difesa dei diritti dei lavoratori si sposa con il sostegno alle imprese, realtà che finalmente trovano uno Stato amico e non vessatore».
A proposito di questo, lei ha in programma una serie di incontri in queste regioni. C’è attesa a livello imprenditoriale e sociale. Quali proposte porterà?
«Aiutare i nostri imprenditori significa mettere in campo azioni mirate che puntino alla sburocratizzazione e alla semplificazione. Sì, perché c’è stato un periodo, in Italia, in cui per combattere la corruzione si sono complicate le leggi. Questo ovviamente ha reso la vita delle nostre imprese impossibile, facendo scappare gli investitori. Noi vogliamo voltare pagina con il passato e lo faremo a partire dal pacchetto “decertificazione”, che eliminerà una serie di certificazioni inutili, e dalla semplificazione che riguarderà il codice degli appalti e le 140 leggi incomprensibili sul lavoro che riuniremo in un testo unico. Puntiamo ad investimenti lungimiranti, coraggiosi, per creare crescita e non deflazione».
E per le fasce sociali più vulnerabili?
«Il reddito di cittadinanza resta la nostra priorità. E tengo a ribadirlo: si tratta di una vera e propria misura strutturale, non assistenziale, che produrrà effetti positivi per l’economia sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta. Consentirà di professionalizzare i lavoratori attualmente inattivi così da reinserirli nel mondo del lavoro e abbatterà la povertà».
Il decreto Dignità, che porta la sua firma, ha ricevuto alcune critiche dalle associazioni imprenditoriali del Veneto, Emilia e Trentino-Alto Adige. Ma il presidente di Confindustria del Veneto, Matteo Zoppas tende la mano al governo dicendosi pronto al dialogo e invitando a non effettuare generalizzazioni sugli imprenditori. Cosa gli risponde?
«Il decreto Dignità, ribadisco, non è una misura contro le imprese, è una misura che mette un freno alla deriva dell’utilizzo dei contratti a tempo determinato. I contratti di un giorno, una settimana o di qualche mese mortificano i lavoratori ma neanche aiutano le imprese. Le imprese che realmente investono sui lavoratori non avranno problemi ad uniformarsi alla nuova normativa. Voglio sottolineare che questo governo è ben consapevole dell’importanza del mondo imprenditoriale per lo sviluppo del Paese. Opereremo anche sul costo del lavoro per favorire le assunzioni a tempo indeterminato. Ho apprezzato l’apertura del presidente Zoppas, noi
Con il nostro governo gli Statuti speciali possono diventare un modello
Il nostro obiettivo è continuare a crescere. Grazie a noi scoperto lo scandalo dei vitalizi
siamo pronti a confrontarci, come abbiamo sempre fatto con tutti».
In settimana si è discusso anche del tema Olimpiadi con Torino che si è sfilata. La candidatura è ora a due CortinaMilano (con il Trentino coinvolto) ed è oggettivamente più debole e senza il sostegno economico del governo. Quali sono le ragioni della vostra cautela? Non possono essere un volano di sviluppo?
«Torino non si è sfilata dalla candidatura a tre, pur avendo espresso la migliore candidatura assieme alle Valli olimpiche, sotto il profilo economico, ambientale e dell’innovazione. Semmai è il Coni che invece di scegliere ha prodotto il caos delle tre candidature. Legittimamente, e direi responsabilmente, Chiara Appendino ha chiesto chiarezza sulla sostenibilità economica, memore dei guasti del passato, quando i grandi eventi venivano presentati come imperdibili opportunità e poi finivano per diventare enormi buchi nelle casse dello Stato e degli enti locali».
La riforma del credito cooperativo avanza tra mille titubanze. Il ministro Fraccaro aveva chiesto un azzeramento della riforma, ma il decreto non è andato in questa direzione non essendoci modiche sostanziali.
«Il governo è intervenuto con modifiche puntuali che hanno rivisto a fondo l’impianto complessivo della riforma. La nostra scelta di fissare la quota di capitale detenuta dalle Bcc appartenenti al gruppo in misura almeno pari al 60% rafforza la partecipazione sociale degli istituti territoriali. Abbiamo inoltre fatto salvo il principio che la capogruppo debba agire nel rispetto del carattere localistico e mutualistico delle banche di credito cooperativo. Abbiamo voluto difendere l’autonomia delle Bcc da una riforma che avrebbe avuto un impatto pesantissimo su realtà di credito importanti per i nostri territori e di conseguenza sui loro tipici clienti, le famiglie e le piccole e medie imprese».
Credito coop, falso che non sia cambiato nulla. Salvata l’autonomia delle Bcc
Il decreto Dignità non è contro le imprese. Opereremo anche sul costo del lavoro