Salvini contro Mirandola Il giudice rinuncia a sentirlo Bondi: è giusto che venga
ROVERETO Il Ministro degli Interni Matteo Salvini, che tre anni fa, da eurodeputato, si era precitato a querelare per diffamazione l’ex consigliere comunale di Rovereto Paolo Mirandola, ieri non si è presentato al Tribunale di Rovereto, dove era prevista l’udienza del processo in cui figura come parte offesa. Non è nuovo alle richieste di rinvio questo processo. Aperto il 18 novembre 2016, ancora non ha visto in aula Salvini. Il 3 marzo 2015, il consigliere della Lega Viliam Angeli si era presentato in Consiglio comunale a Rovereto con la felpa «Renzi a casa». Una provocazione che aveva portato il capogruppo del Pd, l’avvocato Paolo Mirandola, a rispondere alzando il tono, dicendo di possedere una cravatta su cui era scritto «Salvini in galera!», poi definendolo «un mascalzone, un delinquente». Proprio a queste parole il segretario federale della Lega si era attaccato per querelare Mirandola con l’accusa di diffamazione. «Rispetto alle precedenti richieste di rinvio, trovo strano che il giudice abbia rinunciato a sentire Salvini come teste, ritenendolo non più necessario», racconta l’avvocato dell’imputato, Mauro Bondi. Stranezza acuita dalle tempistiche in cui questo avviene: quando il giudice aveva accettato di poterlo sentire come teste, Salvini era eurodeputato; oggi, al momento del passo indietro, ricopre invece il ruolo di Ministro dell’interno.«È comprensibile che il Ministro abbia impegni (ieri si trovava a Genova) e chieda il rinvio. Ma la motivazione del giudice non deve riguardare il rilievo dato alla carica che ricopre Salvini. Altrimenti vorrebbe dire che non lo considera al pari degli altri cittadini di fronte alla giustizia». L’udienza è stata rinviata, anche per legittimo impedimento, a venerdì 16 novembre. «Chiederemo al giudice di rivedere la sua ordinanza. Per noi — continua — è necessario ascoltare il racconto dei fatti di Salvini rispetto all’accusa mossa».