Italia Nostra: «TransLagorai, progetto miope»
Italia Nostra si schiera contro il progetto di TransLagorai: «No a interventi miopi» avverte Toffolon. Bocciatura netta anche dai malghesi, mentre l’ex guida Sat Bassetti difende l’operazione.
TRENTO «Il Lagorai è un monumento, forse il più autentico e commovente, all’inumana asprezza della montagna. Quanto va protetto è proprio questo: il suo silenzio e la sua solitudine». La riflessione è del presidente di Italia Nostra Beppo Toffolon. Che dopo settimane di dibattito — anche acceso — sul progetto di riqualificazione del trekking della TransLagorai (con un gruppo su Facebook che corre verso le 17.000 adesioni) interviene per fissare con decisione la posizione dell’associazione. «Si stenta a comprendere — scrive l’architetto — che quanti (inclusa Italia Nostra) si oppongono alla trasformazione di malghe e bivacchi in rifugi e ristoranti non si battono solo per conservare la parte incontaminata di una catena montuosa. Difendono il carattere aspro e inospitale di un luogo dove ogni sasso è silenzioso testimone di vicende umane che ancora eccheggiano tragicamente». Il Lagorai, prosegue Toffolon, «non è un eden idilliaco ma un’immensa pietraia solcata da strade militari costruite da prigionieri ridotti in schiavitù». Un luogo pieno di fascino, aggiunge il presidente: «Questo non vuol dire che non possa essere frequentato o che si debba limitare la sua frequentazione. Si tratta però di stabilire come. Trasformare le sue malghe abbandonate in ristoranti sarebbe come trasformare un’oasi del deserto in un motel, una dimostrazione di miope autolesionismo, insensibilità culturale unita a dabbenaggine economica. Perché così facendo si rovina irreversibilmente un tessuto paesaggistico prezioso e irripetibile. Si sperpera un potenziale patrimonio. Senza contare il rischio di nuove strade dal fondovalle per far quadrare i conti». L’unico modo per valorizzare il Lagorai, avverte l’architetto, è «conservarlo com’è».
Dello stesso avviso anche Laura Zanetti e Stefano Mayr, rispettivamente fondatrice e presidente della libera associazione malghesi e pastori del Lagorai. Che in un lungo documento ripercorrono i vari tentativi passati di «assalto» al Lagorai. Per poi tornare sul progetto finito nel mirino, concentrandosi sull’ipotesi di riqualificare le malghe. «Malghe — scrivono — da ristrutturare a solo scopo turistico non affiancando ad esso una intelligente promozione delle attività zootecniche d’alpe, di cui necessita il Lagorai». E malga Lagorai, diventata di fatto l’emblema della protesta? «La più penalizzata tra tutte — ammettono —. Senza averne colpa paga quella scelta scellerata di far convogliare tutto il latte d’alpeggio nel caseificio di Cavalese, con il conseguente abbandono delle strutture sprovviste di strade, con il malghese artigiano relegato a ruolo frustrante di pastore-mungitore, paradossalmente multato se sorpreso a produrre una sola formaggella per consumo personale». L’associazione spiega di ritrovarsi in pieno nelle parole dell’alpinista Alessandro Gogna, che al Corriere del Trentino aveva visto nel progetto «un grimaldello per andare oltre». E avverte: «Invi- tiamo tutti coloro che hanno ideato, promosso e avallato il progetto di agire scientificamente e di prendere tempo per ristudiarlo attorno a un tavolo insieme a un comitato rappresentativo delle migliaia di persone che stanno aderendo al gruppo Giù le mani dal Lagorai».
E dopo le precisazioni della Sat sul sostegno al progetto, espresse dalla presidente Anna Facchini, nei giorni scorsi a intervenire in rete è stato anche l’ex guida del sodalizio Claudio Bassetti. Che ha risposto alle accuse di scarso coinvolgimento delle sezioni e dei tesserati: «Nella fase di progettazione — ha scritto Bassetti — Sat ha coinvolto tutte le sezioni della Val di Fiemme e della Valsugana Primiero (unica assente Sat Tesino). Non sono emerse contrarietà o criticità particolari da parte dei direttivi sezionali. Le sezioni che hanno espresso dissenso sono finora una su 87. Il dissenso fa bene, ma basato su conoscenza approfondita di quanto in discussione». E ancora, riferendosi alle richieste di convocare un incontro pubblico: «Gli incontri li abbiamo già fatti. I comunicati anche. La relazione è a disposizione di qualsiasi socio o sezione che la chieda. Io non ho ruolo in Sat e quindi non prendo impegni ma non vedo la necessità di fare un incontro pubblico. A meno che non arrivino richieste esplicite in tal senso».
Presidente Trasformare le malghe in ristoranti è fare di un’oasi un motel
I pastori Invitiamo chi ha ideato il progetto a prendere tempo e a rivederlo