Troppa attesa, aggredisce guardia medica
Tensione in un ambulatorio della città della Quercia. Ioppi: «Occorre più sicurezza»
Una guardia medica in servizio in ambulatorio a Rovereto è stata aggredita da un paziente, imbufalito per l’attesa. La dottoressa si è dovuta rifugiare in ambulatorio. Dura la condanna dell’Ordine dei medici: «Serve più sicurezza».
TRENTO «Ho avuto davvero paura» ha spiegato ai suoi colleghi. È scossa e incredula, ma anche preoccupata, perché se fino a poco tempo fa andava al lavoro tranquilla con in mente solo il desiderio di fare il suo lavoro bene, di aiutare i suoi pazienti, ora è difficile entrare in quell’ambulatorio, spesso nelle ore serali, senza pensare a quell’episodio. Un caso isolato, si spera, ma l’Ordine dei medici non nasconde una certa preoccupazione.
Una guardia medica di Rovereto è stata aggredita e quasi schiaffeggiata in ambulatorio da un paziente, pare insofferente per l’attesa. È accaduto giovedì scorso, primo di novembre. Quel giorno la sala d’attesa delle guardie mediche era piena di pazienti. C’era molto lavoro e quindi l’attesa si è un po’ protratta. Un giovane ad un tratto ha perso le staffe e ha iniziato a inveire contro la dottoressa, bestemmiando e insultando tutti. Il medico gli ha chiesto di cosa aveva bisogno e poi lo ha invitato ad abbassare i toni. Ha chiesto con gentilezza di stare tranquillo e attendere il proprio turno, ma l’uomo si è infuriato e dopo averla insultata avrebbe cercato anche di schiaffeggiarla. «Si è dovuta rifugiare in ambulatorio perché temeva di essere aggredita anche fisicamente — spiega il presidente dell’Ordine, Marco Ioppi, che ha espresso solidarietà alla collega — pensavo che questi episodi accadessero solo in altre province, che noi potessimo essere di esempio, invece ora sta succedendo anche qui. Sono episodi gravi». La dottoressa ha chiamato la polizia e ha presentato formale denuncia, ma l’ordine ora chiede interventi adeguati. «L’epilogo poteva essere drammatico — spiega Ioppi — serve più sicurezza nelle sedi di continuità assistenziale, la politica e le istituzioni devono intervenire con fatti concreti».